CHAVEZ RIOTTA-MATO - IL TG1 ACQUISTÒ NEL 2007 UN DOCUMENTARIO DI DUE REGISTI ITALIANI SULLA PROPAGANDA DEL CAUDILLO E LA REALTÀ DRAMMATICA DEI FATTI - DOVEVA FARE TRE PASSAGGI SU RAI1 MA I DUE DEMOCRATICI RIOTTA E SASSOLI LO BLOCCARONO. COME MAI? - UN FAVORE AL COMPAGNO BERTINOTTI, AMICO DI CHAVEZ E ALL’EPOCA PRESIDENTE DELLA CAMERA?...

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Michele Anselmi per "il Secolo XIX"

Alla fine fu Current, la tv di Al Gore che non c'è più, a mandare in onda, il 21 settembre 2009, il documentario su Hugo Chávez "La minaccia". Una storia che ha dell'incredibile. O forse no, visto che siamo in Italia. State a sentire. Nel 2007, due giovani documentaristi italiani, Silvia Luzi e Luca Bellino, per nulla ideologicamente prevenuti nei confronti del "caudillo" venezuelano, anzi interessati a capire il fenomeno, volarono a Caracas per realizzare un reportage sul tema.

LOCANDINA DEL DOCUMENTARIO _LA MINACCIA_ SU HUGO CHAVEZLOCANDINA DEL DOCUMENTARIO _LA MINACCIA_ SU HUGO CHAVEZ

La fortuna lì aiutò. Chávez li fece salire sull'aereo presidenziale e nel mezzo del viaggio rilasciò loro un'intervista in esclusiva, nella quale avverte: «Non farò la fine di Saddam Hussein. Lui non aveva carri armati e bombardieri, noi abbiamo i Sukhoi, gli aerei più moderni del mondo. Ascoltatemi: quando altrove finirà il petrolio, nel Venezuela ce ne sarà ancora molto. Per questo dobbiamo difenderci».

Gianni RiottaGianni Riotta

Scesi a terra ancora frastornati, Luzi e Bellino pensarono bene di confrontare propaganda e realtà, insomma di realizzare un'inchiesta ad ampio raggio sullo stato delle cose. Come? Mettendo a confronto, senza ricorrere alla voce narrante, luci e ombre dell'era Chávez: la lotta a fame e analfabetismo e gli ospedali prossimi al collasso, il fervente sostegno dei ceti popolari («Il presidente è un uomo unto da Dio») e i timori della comunità italiana («Viviamo in un'economia fittizia, abbiamo paura di finire come a Cuba»), lo sviluppo del lavoro cooperativo e la rivolta degli studenti universitari dopo la brutale chiusura della storica RadioCaracasTv.

«Patria, socialismo o muerte. Venceremos!» strillavano le gigantesche scritte sui palazzi di Caracas. Nel film Chávez s'atteggiava a discendente diretto di Simón Bolívar: eroe della revolucíon anti-imperialista, uomo nuovo del sogno venezuelano, soldato col basco rosso dalla parte dei diseredati. Ma forse non era proprio così. Fatto sta che i due italiani, dopo essere stati arrestati per alcune ore, corsero il rischio di vedersi sequestrare il materiale girato.

HUGO CHAVEZHUGO CHAVEZ DAVID SASSOLI GUARDA LONTANODAVID SASSOLI GUARDA LONTANO

Al ritorno in Italia, Luzi e Bellino pensarono bene di proporre "La minaccia", costo totale 5 mila euro, a Gianni Riotta e David Sassoli per uno speciale del Tg1 da mandare in onda il 2 dicembre 2007, giorno del referendum sulla riforma costituzionale, poi perso per 300 mila voti, che avrebbe affidato a Chávez poteri assoluti, inclusa la possibilità di essere rieletto a vita, per 7, 10, 20 anche 40 anni. Fu uno smacco inatteso, al quale il caudillo, incassata la sconfitta, replicò con l'ennesima minaccia: «Per ora non ci siamo riusciti, per ora!».

Tempismo perfetto, giornalismo sul pezzo. Invece, all'ultimo momento, mentre a Caracas si votava, il documentario fu sostituito da "Beppe Viola, sportivo sarà lei!". I due autori aspettano ancora spiegazioni. Acquistato dalla Rai per tre passaggi tv mai avvenuti, "La minaccia" fu restituito ai due giovani autori il 30 novembre 2008.

Fausto e Lella BertinottiFausto e Lella Bertinotti

Per fortuna pensò Luca Zingaretti a ospitare il documentario nella rassegna senese "Hai visto mai?", in una versione di 86 minuti, aggiornata dagli autori alla luce del risultato referendario, e qualcuno finalmente ne parlò sui giornali.

LUCA ZINGARETTILUCA ZINGARETTI

Ma resta la domanda: perché il Tg1 lo congelò così brutalmente? «Il servizio pubblico ci ha oscurato, bloccando il documentario ed impedendoci di utilizzare il nostro lavoro per un anno intero. E non ci ha mai dato spiegazioni» scandiscono all'unisono Bellino e Luzi. Ipotesi possibili. Un occhio di riguardo nei confronti dell'Eni, che proprio all'indomani del referendum avrebbe firmato col Venezuela un accordo per la raffinazione del petrolio dell'Orinoco? Un modo per evitare imbarazzi all'allora presidente della Camera, il compañero Fausto Bertinotti, di casa a Caracas e instancabile supporter di Chávez? Vai a saperlo. Oggi però la Rai potrebbe rimediare, se solo volesse.

 

 

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