CHE NE SAGGIO IO? GIORGETTI E BUBBICO TRA MAZZETTE E SCORIE

I “saggi” di Re Giorgio: quando il legaiolo Giorgetti (cugino di Ponzellini) “dirottò” sulla polisportiva Varese la mazzetta di Fiorani (consegnata alla Camera) - E Bubbico? In Basilicata ricordano ancora il suo “niente saggio” sulla scelta del sito di Scanzano per le scorie nucleari…

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1-GIORGETTI E QUELLA MAZZETTA INCASSATA IN PIENO PARLAMENTO
Thomas Mackinson per "Il Fatto Quotidiano"

Filippo BubbicoFilippo Bubbico

Giancarlo Giorgetti, 46 anni, è capogruppo della Lega Nord e presidente della Commissione speciale alla Camera. Bocconiano, cugino di Massimo Ponzellini, da sempre abile e schivo tessitore di rapporti tra la Lega e il mondo della finanza e delle fondazioni bancarie.

Il suo nome resta impresso nelle cronache per "non aver rifiutato", semmai dirottato , l'unica tangente (nota) della storia allungata in Parlamento. Commercialista prestato alla causa di Alberto da Giussano, ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Crediteuronord, piccolo istituto di credito fondato dalla Lega, ma subito arrivato a un passo dal fallimento.

Giancarlo Giorgetti - Copyright PizziGiancarlo Giorgetti - Copyright Pizzi

In qualità di presidente della commissione bilancio, è stato poi uno degli uomini chiave della lobby che sosteneva l'ex governatore di Banca d'Italia, Antonio Fazio. In questi panni nel 2004, si è ritrovato sul suo tavolo un foglio di giornale con dentro 100mila euro, una stecca. Soldi che Fiorani racconterà di aver portato a Giorgetti come ringraziamento per aver smussato l'ostilità dei leghisti verso il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio e l'operazione Antonveneta.

MASSIMO PONZELLINIMASSIMO PONZELLINI

Nei verbali è lo stesso Fiorani a precisare che Giorgetti "non ebbe alcuna reazione". Salvo richiamarlo alla sera e dirgli di venirsi a prendere quei soldi e che, in alternativa, avrebbe potuto aiutare la polisportiva Varese con una sponsorizzazione. Detto, fatto.

La polisportiva incassa, nessuna denuncia. Sarà poi un gran manovratore dietro le quinte, tanto da guadagnarsi il nomignolo di "Gianni Letta di Bossi". Non farà parte del cerchio magico, ma è tra i fedelissimi del Senatùr, prima e dopo la malattia. Le ossa se l'è fatte negli anni Novanta al seguito di Gianluca Ponzellini e Angelo Provasoli, pedigree perfetto per curare gli interessi dell'ombelico del leghismo (banco di prova, l'incarico di revisore contabile del Comune di Varese).

Naturale pensare a lui per spingere in Parlamento le "istanze del territorio" e farne l'ambasciatore tra le capitali. È sul suo tavolo che sfileranno i dossier che contano, giù al Nord: Malpensa, Expo, la Fiera, A2A. Finmeccanica? "Ci pensava Giorgetti", dirà Bossi mentre l'uomo della comunicazione (Borgogni) ammetterà di aver pagato dazio assumendo un parente del futuro "saggio".

Il Senatùr lo porta in palmo di mano, pensa a un ruolo da delfino che sarà solo sfiorato. Il predestinato annusa l'aria e si tiene defilato. Sarà segretario della Lega per un decennio ma senza lasciare il segno. Il terremoto di poltrone e poteri in via Bellierio lo vedrà schivare i sassi. Nel federale che ha suggellato l'uscita di scena di Bossi sarà contestato come "traditore" ma l'onta scivola via tra i cocci che Maroni incolla a suo modo, rimettendolo in pista come capogruppo nella XVII legislatura.

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2. BUBBICO, IL "GENERALE" LUCANO DEI BACHI CON SOLDI PUBBLICI
Antonio Massari per "Il Fatto Quotidiano"

Nato a Montescaglioso (Matera) 59 anni fa, Filippo Bubbico è senatore Pd, è stato presidente della Regione Basilicata ed ex sottosegretario del governo Prodi. Tra le sue perle di "saggezza" si contano il via libera per la costruzione di un villaggio turistico sulla foce del fiume Agri e la nascita di un fallimentare allevamento di bachi da seta in Basilicata.

Ma è nella battaglia (vinta) contro il governo Berlusconi, per l'insediamento - a Scanzano Jonico - del deposito unico per le scorie nucleari, che Bubbico dà il meglio di sé. Nessuna condanna all'attivo, nel novembre 2003, fu soprannominato il "generale Bubbico": prese la testa di un'imponente manifestazione - 100 mila persone, in una regione che conta 600 mila abitanti - contro l'insediamento del deposito per le scorie nucleari.

E se la cronaca registrò la vittoria del "generale Bubbico", la medaglia è però macchiata da un dettaglio che, in Basilicata, nessuno dimentica: Bubbico - di quel decreto e di quel deposito - aveva già saputo dal governo. Ma prima della protesta - e anche dopo - si guardò bene dall'avvertire i suoi concittadini. Anzi, querelò l'ex ministro Carlo Giovanardi che, in un'intervista, disse: "Bubbico? Sapeva eccome". Giovanardi è stato assolto quando ha esibito un verbale del Consiglio dei ministri del novembre 2003 nel quale, l'ex ministro Altero Matteoli, riferisce in Consiglio: "Il presidente della Regione ha detto: ‘Non sono entusiasta, non dirò mai accogliamo il sito, ma non farò neppure le barricate. Subirò la scelta di governo senza fare troppe storie'".

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Stando alle parole di Matteoli - che Bubbico non ha mai confermato - non è stata una gran prova di trasparenza. Il suo curriculum giudiziario è immacolato nonostante diverse accuse. L'ex direttore dell'Asl di Venosa l'accusò di averlo ingiustamente "licenziato": indagato per abuso d'ufficio, posizione archiviata.

Luigi de Magistris, nell'inchiesta "Toghe Lucane", l'accusò di rappresentare "il collante tra quella parte della politica, della magistratura e degli imprenditori che fanno affari in violazione di legge": altra archiviazione. Archiviata anche l'accusa - abuso d'ufficio - per la costruzione del villaggio turistico Marinagri: edificato, durante la sua presidenza, sulla foce del fiume Agri. Resta in piedi un ultimo procedimento (risale al 2005) per abuso d'ufficio: è indagato per la nomina illegittima di un consulente regionale.


Negli anni Novanta, invece, aveva pensato di creare - utilizzando anche fondi pubblici - in Basilicata un allevamento di bachi da seta: un flop totale. Adesso sembra già arrendersi sul nuovo compito: "Deve tornare in campo la politica. Si è esagerato nel ritenere che questi gruppi possano risolvere i problemi".

 

 

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