CI MANCAVA IL LISTONE CALENDA - LA PROPOSTA DELL’EX MINISTRO DI PRESENTARSI ALLE EUROPEE CON UN FRONTE EUROPEISTA NEL NOME DELL'ANTIPOPULISMO, RIAVVICINA RENZI E LETTA - LA RISALITA DI GIACHETTI NEI SONDAGGI PER LA SEGRETERIA PD

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Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

carlo calenda carlo calenda

Chi si sarebbe aspettato di vedere Matteo Renzi e Enrico Letta uniti nella lotta contro il listone europeista proposto da Calenda e subito sposato da quasi tutto il Pd? E chi si sarebbe aspettato di vedere un ex segretario dem già ferocemente anti-berlusconiano come Dario Franceschini rivalutare il Cavaliere e rimpiangere i tempi in cui c'era il suo centrodestra e non la destra cattivista di Salvini?

 

Politics make strange bedfellows, la politica crea strani compagni di letto, come si suol dire parafrasando Shakespeare. E così, colui che un tempo era l'Uomo Nero contro il quale si univano litigiosissime e per lo più scassate «macchine da guerra» del centrosinistra oggi diventa un leader politico da rimpiangere, se non un potenziale alleato (anche se ad avere il coraggio di ammetterlo sono in pochi) nella lotta contro il dilagante populismo grillo-leghista.

 

LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI

«Mi pare incontestabile che Salvini per l'Italia sia molto più pericoloso di Berlusconi», dice Franceschini al Corriere. Il Cavaliere «aveva il conflitto di interessi» e secondo il dem «non era capace di governare». Ma certo «non ha mai portato nel dibattito politico il razzismo» o altre nefandezze. Intanto, la proposta Calenda di presentarsi alle Europee con un fronte largo nel nome dell'antipopulismo europeista miete consensi e sembra unificare un Pd balcanizzato dalla lotta congressuale.

 

Con due eccezioni, gli ex premier e nemici per la pelle Enrico Letta e Matteo Renzi. Che però in questo caso la pensano allo stesso modo, tanto che una renziana doc come Pina Picierno dice a Repubblica: «Ha ragione Enrico, sarebbe un fronte indistinto e pieno di ambiguità». E un altro renziano come Antonello Giacomelli: «Avrebbe come unico collante l'anti-salvinismo, e finirebbe solo col dare ulteriore centralità a Salvini», che è anche il ragionamento di Letta.

 

GIACHETTI GIACHETTI

Piuttosto, secondo Giacomelli, servirebbe «una lista liberale», che non guardi cioè a quei rottami della sinistra bersanian-dalemiana di Leu che sperano ardentemente di essere imbarcati nel listone per racimolare qualche seggio, ma semmai a tutto quel mondo moderato, centrista, liberal-forzista che si oppone al populismo e cerca una casa politica. Quel «modello Macron» sponsorizzato da renziani come Sandro Gozi e Ivan Scalfarotto, animatore dei «comitati civici» che molti avevano visto come l' embrione del futuro «partito di Renzi».

 

Solo che il presunto promotore, Renzi appunto, non sa bene che pesci prendere. Si prepara a lanciare a febbraio un nuovo libro, ma per lanciare un nuovo partito, o almeno una lista, servono impeto ed entusiasmo politico, oltre a risorse umane ed economiche, che al momento non si registrano. E l'operazione Calenda, i renziani ne sono convinti, oltre a mimetizzare il risultato serve anche a togliere all' ipotesi «lista macroniana» ogni spazio politico.

 

assemblea nazionale pd maurizio martina si dimette assemblea nazionale pd maurizio martina si dimette

L'unico segnale positivo, per l'ex segretario, è l'inaspettato successo che la candidatura outsider di Roberto Giachetti sta registrando nel voto in corso tra gli iscritti: rosicchiando consensi renziani a Maurizio Martina e movimentisti a Nicola Zingaretti, Giachetti si è rapidamente piazzato al terzo posto, annientando la candidatura di Francesco Boccia. Sui dati del voto però è guerra: quelli ufficiali (che segnalano un precipitoso calo della partecipazione) non li dà nessuno, accusa Giachetti. Mentre Zingaretti (in testa) e Martina danno ognuno numeri diversi. La vittoria del governatore del Lazio alle primarie di marzo appare ormai però scontata.

nicola zingaretti nicola zingaretti

 

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