CIPRIANI E TULLI, CAPI DIMISSIONARI DELLO IOR, GALOPPANO VERSO IL PROCESSO PER RICICLAGGIO - ARCHIVIAZIONE PER GOTTI?

I pm romani vogliono scagionare l’ex presidente e incastrare i manager - 13 come giuda: le operazioni sui conti Ior in altre banche di cui non si conosce destinatario, origine e causale (una goccia nell’oceano) - Scarano usava i conti della banca per il passaggio di denaro dei suoi amici “laici”…

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Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

SEDE DELLO IORSEDE DELLO IOR

Operazioni sospette per oltre un milione di euro effettuate su conti Ior aperti presso altre banche. Almeno tredici trasferimenti di denaro dei quali non si conosce l'origine e soprattutto il reale destinatario e la causale. Esattamente come accaduto per i 23 milioni di euro che si cercò di spostare nel 2010 dal Credito Artigiano a Jp Morgan.

ETTORE GOTTI TEDESCHIETTORE GOTTI TEDESCHI

Su questo si concentrano le verifiche della procura di Roma che contesta il reato di riciclaggio al direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, entrambi dimissionari. Entro qualche giorno sarà notificato l'avviso della chiusura dell'indagine che prelude al rinvio a giudizio. Ma è soltanto il primo capitolo di un'inchiesta ben più ampia che continua su ulteriori illeciti che sarebbero stati compiuti negli ultimi tre anni dai vertici dell'Istituto per le Opere religiose.

nunzio scarano vescovonunzio scarano vescovo

Gli accertamenti, affidati ai pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava e coordinati dall'aggiunto Nello Rossi, sono ormai conclusi. E consentono ai magistrati di sollecitare l'archiviazione nei confronti dell'ex presidente Ettore Gotti Tedeschi, indagato per lo stesso reato proprio in relazione al trasferimento di 23 milioni di euro. Il banchiere ha infatti dimostrato di non aver mai avuto alcuna delega ad operare sui depositi e anzi ha sempre sostenuto di essere stato tagliato fuori dall'operatività dell'Istituto di credito «per la mia volontà di cambiare le regole e rendere trasparente la procedura».

Una modalità evidentemente ignorata dalla direzione generale, come emerge anche dagli atti processuali dell'indagine che ha fatto finire in carcere monsignor Nunzio Scarano, accusato di aver tentato di far rientrare dalla Svizzera 20 milioni di euro di proprietà degli armatori D'Amico, che proprio oggi saranno interrogati in Procura. Sono le intercettazioni telefoniche allegate all'informativa degli investigatori del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo a dimostrare quanto stretti siano i suoi rapporti con Tulli.

CESARE D AMICOCESARE D AMICO

Il 21 agosto 2012 l'alto prelato parla con l'amico Massimiliano Marcianò che deve effettuare un'operazione presso lo Ior e lo rassicura sulla disponibilità del vicedirettore. Annotano i finanzieri: «Scarano ha riferito al suo interlocutore di aver già preso accordi con Tulli e suggerisce a Marcianò di contattarlo personalmente: "Mettiti d'accordo con lui, lui aspetta la tua telefonata, io l'ho sentito qualche giorno fa, hai capito? Ha detto che tu lo chiami, ti metti d'accordo, e vai li te li fai dare".

PAOLO D AMICOPAOLO D AMICO

Il sacerdote ha precisato, altresì, che era necessario contattare Tulli preventivamente: "L'importante è che tu lo chiami in mattinata così te li prepara". In tale contesto le affermazioni di Scarano hanno lasciato ragionevolmente presupporre che l'operazione bancaria che Marcianò avrebbe dovuto perfezionare allo Ior era un prelevamento di denaro contante».

La dimostrazione, secondo gli inquirenti, che la dirigenza della banca vaticana avrebbe consentito accessi anche a persone esterne, soprattutto «laiche», e questo nonostante i divieti imposti. Un intero capitolo della relazione è dedicato alle attività di Scarano presso lo Ior, visto che il prelato mette i propri conti a disposizione dei suoi amici per il passaggio di denaro. E «giustifica formalmente tali accrediti come una sua rendita estera di natura personale, ponendosi quindi come un vero e proprio schermo interposto al reale beneficiario economico dell'operazione e interrompendo, in tal modo, la tracciabilità del denaro. E questo ha indotto a ritenere quanto meno sussistenti significativi dubbi circa l'origine e la liceità delle provviste estere».

Su tutte queste movimentazioni si continua a indagare, ma si cerca anche di scoprire l'origine del patrimonio di Scarano che gestiva numerosi conti Ior in Italia e all'estero aveva accesso ai depositi dell'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, di cui è stato contabile fino a un mese fa. In una conversazione intercettata con l'armatore Cesare D'Amico «dalla quale si è potuto evincere che l'imprenditore aveva disposto da Montecarlo un pagamento di "primi venti" (presumibilmente 20mila euro) a favore del sacerdote preannunciando altri accrediti per l'inizio del mese prossimo».

 

 

 

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