CIUCCI CON LE ALI - BELPIETRO: “È STATO PRESIDENTE E AD DI MOLTE COSE E NON HA LASCIATO TRACCIA. SE NON PER LE LIQUIDAZIONI. E ORA NON GLI BASTA QUELLA ANAS DA 1,8 MILIONI DI EURO. SOPRAVVIVE A TUTTO, ANCHE ALL’INDECENZA”

Maurizio Belpietro per “Libero quotidiano”

 

anas logoanas logo

Nessuno sa quali siano i meriti di Pietro Ciucci. È stato presidente e amministratore delegato di molte cose, tutte o quasi pubbliche, e in tutte o quasi non ha lasciato traccia. O meglio, una traccia l’ha lasciata, ed è quella delle sue liquidazioni. Perché se c’è una cosa che dell’ultimo boiardo di Stato si può dire è che dove è passato non ha fatto grandi cose, ma ha sempre incassato grandi stipendi e ancor più consistenti buonuscite.

 

L’ultima, quella che gli è stata liquidata dall’Anas per gli anni in cui è stato direttore generale pare ammonti a 1,8 milioni e fu lui stesso ad assegnarsela in seguito a una risoluzione non consensuale del rapporto di lavoro. Quasi due milioni sono poca cosa se raffrontati al Trattamento di fine rapporto dell’ex amministratore delegato delle Ferrovie e dell’Alitalia, il quale, anni fa, dalle prime se ne andò con meno di 7 milioni, mentre dalla compagnia di bandiera venne liquidato con altri 3 (ora però Giancarlo Cimoli è alle prese con una causa di responsabilità: lo accusano di aver contribuito a far schiantare il vettore nazionale).

anas anas

 

Tuttavia, nonostante quella di Ciucci rappresenti un quinto della buonuscita del più fortunato collega ferroaviatore, la somma appare sempre una montagna di quattrini, soprattutto se a doverli cacciare è un ministero dell’Economia che in cassa non ha i soldi neanche per pagare i debiti. E però nonostante 1,8 milioni e una vita dentro le Partecipazioni statali, Ciucci si lamenta.

 

PIETRO CIUCCI ANAS PIETRO CIUCCI ANAS

Forse, per essersene andato dopo l’ultimo crollo stradale, vorrebbe più soldi. O più semplicemente punta i piedi per ricevere un altro incarico e, in prospettiva, un’altra liquidazione. Nonostante abbia 65 anni, 46 dei quali trascorsi dentro le Partecipazioni statali, l’ex numero uno dell’Anas non è infatti tipo da rassegnarsi alla panchina. Per uno che era abituato a sedere contemporaneamente sulle poltrone di più consigli di amministrazione, la panchina non è infatti molto comoda.

 

Lui che è stato in Alitalia, Rai, Stet, Finmeccanica, Comit, Credit, Banca di Roma, Sme, Autostrade, Aeroporti di Roma reclama ancora uno strapuntino. Non importa che negli ultimi posti occupati le cose non siano andate granché bene. Con il Ponte sullo Stretto, dove l’aveva voluto Silvio Berlusconi, l’unica grande opera realizzata è costituita dalle spese. In undici anni si è studiato il progetto poi, arrivati al dunque, si è scoperto che non solo non c’erano i soldi, ma per costruire il Ponte mancava anche la voglia.

Pietro CiucciPietro Ciucci

 

Non meglio è andata con l’ultima presidenza, ossia l’Anas, uno degli ultimi carrozzoni pubblici, alla cui guida venne nominato da Romano Prodi, che pare lo conoscesse fin dai tempi dell’Iri. Delle presidenze di Ciucci si ricordano i costi lievitati degli appalti, ma soprattutto i crolli. Quello della Palermo-Agrigento, quello della Catania-Palermo, quello della statale 554 in Sardegna. Tutte strade appena rifatte.

 

Alla fine è crollato anche lui, l’ultimo sopravvissuto di una generazione di manager nata e cresciuta all’ombra del potere, e capace di sopravvivere a qualsiasi cosa. Anche all’indecenza. Già, perché nel 2013, Ciucci presidente dell’Anas, licenziò Ciucci direttore generale e quest’ultimo pretese dal Ciucci presidente la famosa liquidazione da 1,8 milioni.

 

PIETRO CIUCCI GIANCARLO ELIA VALORIPIETRO CIUCCI GIANCARLO ELIA VALORI

Così, mentre agli italiani era richiesto di tirare la cinghia (dopo un anno e mezzo di Monti ci era toccata la penitenza di Enrico Letta), Ciucci la cintura poteva allargarla grazie alla buonuscita. Perché ovviamente il Tfr del «licenziato» è stato saldato in fretta, mentre prima che Ciucci risponda delle accuse di danno erariale che la Corte dei conti muove a lui e ad alcuni imprenditori che hanno lavorato per l’Anas (trentotto milioni di euro non dovuti ma pagati alle aziende) ci vorranno anni.

 

Pietro CiucciPietro Ciucci

Nel frattempo all’uomo del Ponte - e dei ponti crollati - forse qualche ministero avrà già offerto un posto adeguato, in cambio delle sue dimissioni spontanee. Perché così va il mondo. Soprattutto se si appartiene a un certo milieu politico e burocratico. Perché la Casta non sta solo in Parlamento, ma anche in tanti uffici pubblici.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...