CLINTON FATTA A MAGLIE - LA SECONDA PARTE DELLA TRILOGIA CHE METTE FINE ALLA DINASTIA CLINTON: LA GRAN BUFALA DEL RUSSIAGATE NASCE DAL DOSSIER FARLOCCO SULLE ‘GOLDEN SHOWER’ DI TRUMP, PAGATO DALLA CAMPAGNA HILLARY - SI INDAGA SU UNO CHE FACEVA IL PALAZZINARO IN TV MENTRE LA CLINTON VENDEVA UN QUINTO DELL’URANIO AMERICANO AI RUSSI IN CAMBIO DI MILIONI PER LA SUA FONDAZIONE E PER IL MARITO (E ORA RISCHIA L'INCRIMINAZIONE, ALTRO CHE PIPI' CON LE ESCORT SUL LETTO DI OBAMA)

-

Condividi questo articolo


 

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

hillary clinton donald trump il town hall hillary clinton donald trump il town hall

Ve l'ho detto che qualcosa si muove e che anche il prudente Attorney general, Jeff Sessions, si è deciso a chiedere a procuratori federali di indagare su Hillary Clinton e il famigerato affare di Uranium One, addirittura ha annunciato la probabile richiesta della nomina di un procuratore speciale. E due!

 

Il primo, Robert Mueller, sul Russia Gate non sta combinando proprio nulla , ma nell'Uranium One potrebbe avere un ruolo, e non da indagatore, da indagato. L'affare  risale al 2010, quando l'allora segretario di Stato, Hillary Clinton, decise di vendere un quinto dell’ uranio americano ad una società russa di Stato,e in cambio del favore ebbe molti denari per la fondazione Clinton e pagamenti sontuosi per le conferenze del marito Bill in Russia.

 

Chissà perché con precedenti del genere di essere a favore di Putin e avere interessi poco limpidi con lui è finito accusato Donald Trump, che fino al 2015 faceva il costruttore e il personaggio TV!

 

christopher steele christopher steele

Sessions in queste ore e’ alla commissione Giustizia della Camera e risponde a domande sul Russia Gate affare dal quale si è ricusato, lasciando la responsabilità del dipartimento di Giustizia al suo vice, Rod Rosenstein, per evitare qualunque tipo di accuse su presunti contatti con i russi prima di diventare ministro, quando era senatore dell'Alabama.

 

Per questa decisione è stato accusato di vigliaccheria da alcuni senatori repubblicani e anche dallo stesso Donald Trump ha ricevuto delle frecciatine niente male in numerose occasioni. L'incriminazione di Hillary Clinton per l'affare uranium One potrebbe essere la sua vendetta. Domani capiremo meglio le intenzioni del dipartimento di Giustizia e Congresso, certo per Hillary Clinton non sono buone notizie.

 

 E non lo è neanche la verità che sta venendo fuori sul dossier Steele, utilizzato non per fare campagna presidenziale, ma, grazie a complicità nel governo Obama, per mettere in piedi un'indagine ufficiale prima e dopo le elezioni e far fuori Donald Trump.

ROBERT MUELLER ROBERT MUELLER

 

Il dossier Steele si presta molto bene a un racconto di spie inglesi, del Cremlino, americane, e in questo caso i più imbroglioni sono gli inglesi, visto che Christopher Steele ha confezionato un dossier vistosamente fasullo, ma è il committente il mistero svelato.

 

 È stato commissionato da Hillary Clinton e dai suoi consiglieri più fidati, e nonostante tutti sapessero che era falso, è stato abbondantemente utilizzato a vantaggio della campagna della candidata democratica, e dopo le elezioni per attaccare il presidente eletto. Ne ha scritto per primo il Washington Post, poi il New York Times e la Cnn, ce l'avevano tutti, rivelando il pasticcio quando non si poteva più tacere, per giustificare se stessi di averlo usato prima come buono, e tentando in extremis di non farlo passare per illegale,.

 

Ma come scrive invece il Wall Street Journal, che nelle beghe di contestazione faziosa a Trump non è caduto pur non amandolo, il punto è che quel dossier farlocco ce l'aveva anche l’Fbi, e lo ha utilizzato.

 

Fu commissionato nell'aprile del 2016 per gettare fango su Donald Trump, la cui candidatura stava ormai ineluttabilmente prendendo piede, nonostante la ferma e feroce opposizione del suo partito, il partito Repubblicano. Fu il comitato Nazionale Democratico a commissionarlo, assieme alla campagna Clinton – ora sappiamo che erano la stessa cosa – alla società Fusion GPS.

 

ROBERT MUELLER JAMES COMEY ROBERT MUELLER JAMES COMEY

 L'operazione fu direttamente gestita dall'avvocato di Hillary Clinton, Marc Elias. Sempre quello, lo stesso che a inizio campagna nell'agosto del 2015 si era comprato praticamente il partito per conto della sua assistita risanando i debiti lasciati nel 2012 dalla campagna Obama.

 

 La Fusion GPS si rivolse a sua volta a un personaggio inglese che non lavorava più a tempo pieno ma che aveva a lungo avuto a che fare con i servizi segreti russi, Christopher Steele. Il dossier messo insieme da Steele non fu mai utilizzato in campagna elettorale, basta sfogliarlo per capire il perché, ma poi comparve all'improvviso a metà gennaio del 2017, Trump eletto, alla vigilia della cerimonia di insediamento del 20, e fu considerato anche dai giornali filo democratici come prova di una sporca operazione della campagna Trump.

 

Intervistata qualche giorno fa dalla CNN e visibilmente irritata dalla domanda, Hillary Clinton si è  giustificata spiegando che il dossier fa parte di quel che accade in una campagna elettorale quando raccogli informazioni che possono non possono esserti utile e vuoi essere sicuro che le cose che dici pubblicamente corrispondano a verità. “Così è accaduto per questa cosa che e’ uscita solo dopo le elezioni e che deve ancora essere interamente valutata”.

marc elias marc elias

 

Peccato che per un approccio alla ricerca di informazioni fatto da Donald Trump Jr assieme al cognato , e per un altro tentativo fatto da un volontario collaboratore di Trump, George Papadopoulos, ci siano state incriminazioni, indagini, interrogatori, menato grande scandalo.

 

Peccato che quel che ha dichiarato Hillary Clinton sia una totale menzogna. Le carte di un tribunale britannico testimoniano che Steele aveva informato un gruppo di giornalisti americani nel settembre del 2016, ed erano del New York Times, Washington Post, Yahoo news. Steele aveva già nel mese di luglio consegnato una copia all’ FBI.

 

Al centro delle cose completamente false campeggia la notizia secondo la quale nel luglio del 2016 Carter Page, descritto dai giornali e dalle TV come l'uomo della politica estera di Donald Trump, aveva avuto un meeting segreto con due alti dirigenti russi direttamente legati a Vladimir Putin; che questi russi avevano offerto un ricco 19% di percentuale in azioni della compagnia petrolifera di stato in cambio della promessa da parte di Trump che avrebbe tolto le sanzioni, una volta presidente.

TRUMP DONALD JR JARED KUSHNER TRUMP DONALD JR JARED KUSHNER

 

Sarebbe bastata una telefonata per scoprire che Page è una figura di secondo piano, che mai, come ha dichiarato anche recentemente sotto giuramento, ha avuto l'occasione o il livello di investitura per incontrare dirigenti importanti russi. Quanto alle sanzioni, Trump lo dice da prima di candidarsi che con la Russia sono una sciocchezza, anche se ora le mantiene.

 

 Michael Isikoff di Yahoo News pubblicò la storia come uno scoop incredibile: “U.S. intel officials probe ties between Trump adviser and Kremlin.” i servizi americani provano i legami tra un consigliere di Trump e il Cremlino. Niente di meno. Isikoff scrive che i servizi hanno ricevuto informazioni su Page e i russi e sono andati avanti  provando che sono vere tutte le cose contenute nel dossier. Dossier che sempre secondo il giornalista di Yahoo News proveniva  da una fonte informatissima dell'intelligence occidentale, lasciando capire che proveniva da qualcuno di governo, non da un ex spia.

michael isikoff michael isikoff

 

Il giorno seguente Jennifer Palmieri, direttore di comunicazione della campagna Clinton, convocò le televisioni per diffondere un'analoga versione. Nacque così la storia infinita della colusione fra Trump e la Russia.

 

 Veniamo all’Fbi, a James Comey, l'allora direttore. Sì, proprio quello che chiuse  in gran fretta le indagini sulle mail della Clinton ripulendo il linguaggio per evitare che fosse incriminata, quello che ha creduto di fare il jolly  nel gioco del potere grazie alle informazioni che teneva in cassaforte,  quello che ora si è trasformato in una sorta di testimone d'accusa contro Trump che lo ha licenziato, quello il cui fratello, Peter, è il commercialista dei Clinton e della loro Fondazione, e non si capisce con quale coraggio Hillary Clinton lo accusi di averle fatto perdere  la presidenza; James Comey, dicevamo, aveva il dossier, ed era perfettamente in grado di conoscerlo e riconoscerlo come fasullo, aveva anche la dichiarazione di Carter Page che smentiva categoricamente tutto.

james comey james comey

 

Forse cominciate a capire che la storia del Russiagate, della quale ormai si parla come di un evento centrale dell'ultimo anno, ha portato alla nomina niente meno che di un Procuratore speciale, il quale non sa, qualora fosse in buona fede - perché anche di lui parleremo nella prossima puntata come uno degli uomini dell'operazione Uranium one - a quali documenti e testimonianze attaccarsi, perché non c'è niente, niente altro che un dossier fasullo.

 

Non era mai accaduto che partisse un'inchiesta di queste proporzioni semplicemente da un documento commissionato da una delle Campagne presidenziali, per di più palesemente non vero. Tanto più che se ne è cominciato a parlare come di una prova già durante le elezioni. Tanto più che è praticamente impensabile che gli agenti federali che dipendono dal dipartimento di giustizia non abbiano informato il governo Obama di quanto andavano facendo e non ne siano stati incoraggiati.

GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA

 

Ricordate bene questo dettaglio. Christopher Steele testimonia di aver portato al FBI all'inizio di luglio il dossier, James come ha testimoniato davanti alla commissione Intelligence della Camera di aver aperto l'inchiesta dopo la metà di luglio.

 

Steel nel tribunale inglese ha ammesso di aver confezionato quel materiale in maniera approssimativa senza verifica, prendendo le informazioni da agenti russi che non ha incontrato personalmente, almeno così ha detto, i quali gli avrebbero parlato di fonti affidabili ovvero un alto funzionario del Ministero degli Esteri e un alto grado di servizi ancora attivo all'interno del Cremlino.

GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA

 

L'informazione era la seguente. Le autorità russe stavano coltivando e sostenendo un candidato presidenziale americano da almeno 5 anni, anzi l'operazione era sostenuta direttamente da Vladimir Putin. Citando un collaboratore importante di Donald Trump, che aveva organizzato di recente un viaggio a Mosca, si riferiva di un comportamento da pervertito di Trump, il quale nella suite del Ritz Carlton Hotel di Mosca, la stessa nella quale avevano dormito gli odiati Barack Obama e la moglie Michelle, aveva in compagnia di alcune prostitute russe urinato sul letto.

 

L'intera scena secondo il dossier era stata ripresa da telecamere nascoste. Nel mese di agosto – dice sempre Steele – l’Fbi, che non sembrava aver avuto alcuna informazione precedente sull'argomento, anzi i dirigenti che hanno incontrato l'inglese sono caduti dalle nuvole e hanno dimostrato stupore e disgusto, ha richiesto informazioni più specifiche sulle fonti, sul modo in cui il materiale era stato raccolto, appunti su personaggi molto vicini a Trump, insomma le cose che si fanno quando c'è un'indagine in corso.

 

donald trump e vladimir putin si stringono la mano donald trump e vladimir putin si stringono la mano

Tra le informazioni scottanti c'era proprio quella del viaggio di Carter Page a Mosca e dell'incontro con Igor Sechin, presidente di Rosneft la compagnia petrolifera di Stato russa, e con Igor Divyekin, pezzo grosso nel governo di Putin.

 

Steele va avanti così, preparando materiale per i Federali e per la campagna Clinton, che a un certo punto arrivano fino al Campidoglio, tanto è vero che cominciano interrogazioni in agosto sull'argomento. I rapporti hanno date continuative, dal 30 luglio al 5 agosto, Il 10 il 22 e il 14 settembre, il 12 18 e 19 ottobre, e il 20 si chiude, siamo a 15 giorni dal voto.

 

 

le donazioni alla fondazione clinton dal business dell uranio le donazioni alla fondazione clinton dal business dell uranio

Alla fine di settembre la campagna Clinton attraverso gli uomini di GPS Fusion e dello stesso Steele fanno avere il materiale ai giornali perché è arrivato il momento di farlo pesare sul voto. Le accuse non sono verificabili, fino in fondo fa il lavoro sporco solo Yahoo News con Isikoff.

 

Escono però una lettera pubblica a James Comey nella quale gli si chiede di rispondere se corrisponde al vero che ha informazioni esplosive a proposito di legami fra Donald Trump e il governo russo. Di fatto, anche se l'intero dossier uscirà fuori solo a gennaio, anche se Christopher Steele, costretto a comparire in tribunale in Inghilterra, ammetterà  di aver confezionato  una cosa  in gran fretta così come la volevano i committenti e senza alcuna prova di aver incontrato persone che gli abbiano dato materiale affidabile, anche se è del tutto inventata la storia  delle prostitute e della gran pipì sul materasso di Obama, l'affare Russia è riuscito a diventare un argomento di sospetto da utilizzare in campagna elettorale. Da gennaio in poi è diventato l'argomento che ha portato al Russia Gate e a una serie di inchieste aperte dalle varie commissioni del Congresso .

 

l inchiesta del ny times su uranium one l inchiesta del ny times su uranium one

Perciò no, signora Hillary Clinton. Costato circa 9 milioni di dollari, non è stato un normale strumento utilizzato nelle pur disinvolte campagne presidenziali americane. Certo, potrebbe essere ancora niente rispetto alle accuse di alto tradimento possibili nella vicenda Uranium One, e nell' aver coinvolto in due imbrogli del genere i direttori del Federal Bureau of investigation.

frank giustra ha donato 31 milioni alla fondazione clinton frank giustra ha donato 31 milioni alla fondazione clinton

 

 Domani la terza puntata

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…

DAGOREPORT – PARTITI ITALIANI, PERACOTTARI D'EUROPA - L’ASTENSIONE “COLLETTIVA” SUL PATTO DI STABILITÀ È STATA DETTATA SOLO DALLA PAURA DI PERDERE CONSENSI IL 9 GIUGNO - SE LA MELONA, DOPO IL VOTO, PUNTA A IMPUGNARE UN PATTO CHE E' UN CAPPIO AL COLLO DEL SUO GOVERNO, IL PD DOVEVA COPRIRSI DAL VOTO CONTRARIO DEI 5STELLE – LA DUCETTA CONTINUA IL SUO GIOCO DELLE TRE CARTE PER CONQUISTARE UN POSTO AL SOLE A BRUXELLES. MA TRA I CONSERVATORI EUROPEI STA MONTANDO LA FRONDA PER IL CAMALEONTISMO DI "IO SO' GIORGIA", VEDI LA MANCATA DESIGNAZIONE DI UN CANDIDATO ECR ALLA COMMISSIONE (TANTO PER TENERSI LE MANINE LIBERE) – L’INCAZZATURA DI DOMBROVSKIS CON GENTILONI PER L'ASTENSIONE DEL PD (DITEGLI CHE ELLY VOLEVA VOTARE CONTRO IL PATTO)…

DAGOREPORT – GIUSEPPE CONTE VUOLE LA DIREZIONE DEL TG3 PER IL “SUO” GIUSEPPE CARBONI. IL DG RAI ROSSI NICCHIA, E PEPPINIELLO MINACCIA VENDETTA IN VIGILANZA: VI FAREMO VEDERE I SORCI VERDI – NEL PARTITO MONTA LA PROTESTA CONTRO LA SATRAPIA DEL FU AVVOCATO DEL POPOLO, CHE HA INFARCITO LE LISTE PER LE EUROPEE DI AMICHETTI - LA PRECISAZIONE DEL M5S: "RETROSCENA TOTALMENTE PRIVO DI FONDAMENTO. IN UN MOMENTO IN CUI IL SERVIZIO PUBBLICO SALE AGLI ONORI DELLE CRONACHE PER EPISODI DI CENSURA INACCETTABILI, IL MOVIMENTO 5 STELLE È IMPEGNATO NELLA PROMOZIONE DEGLI STATI GENERALI DELLA RAI..."