hillary clinton donna brazile

CLINTON FATTA A MAGLIE - LA TRILOGIA CHE METTE FINE ALLA PARABOLA DI HILLARY: LA PAPESSA DI UNA SETTA, ARROGANTE E IRRAGGIUNGIBILE, ‘UN CANCRO NEL TESSUTO SANO DEI DEMOCRATICI CHE SI È COMPRATO LE PRIMARIE’. MA NON CI SONO SOLO LE PAROLE DI DONNA BRAZILE, PRESIDENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO CHE VUOLE RIFARSI UNA VERGINITÀ: CI SONO LE AZIONI CRIMINALI CHE SARANNO UNA LAPIDE PER LA DINASTIA (SORRY, CHELSEA)

 

 

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

donna brazile

La papessa di una setta, arrogante e irraggiungibile, un cancro nel tessuto sano dei democratici, o se volete dirla più brutalmente, una che si è comprata una candidatura blindata illegalmente, pagando i debiti lasciati dall'amato Premio Nobel per la Pace, e ha privato un grande sistema del suo dovuto processo elettorale. Peggio, una che assieme alla sua famiglia, a un gruppo di collaboratori complici pronti a tutto, e al suo alleato, sempre lo stesso, il presidente Barack Obama, ha succhiato il sangue al Partito Democratico, togliendogli vitalità e capacità di autonomia e giudizio.

 

Una che da Segretario di Stato ha stornato sulla sua mail privata e accessibile a tutti materiale segreto e riservato destinato alla corrispondenza della Segreteria di Stato, procurando danni alla sicurezza nazionale, e ha corrotto il direttore dell'FBI, convincendolo a chiudere con un nulla di fatto un'indagine che avrebbe dovuto incriminarla, i cui risultati l'avevano di fatto già incriminata.

 

Una che ha inquinato la campagna elettorale di cui si era comprata la candidatura unica con un documento fasullo di accusa contro il suo avversario repubblicano, e da quel documento fasullo il Federal Bureau of investigation, Fbi, che pure ne conosceva l'inconsistenza, è partito per l'indagine che ha portato alla nomina del Procuratore speciale per il cosiddetto Russiagate.

 

donna brazile hillary clinton

Una che da quel Procuratore speciale ritiene di non dover temere nulla, tantomeno un'indagine veritiera, perché l’ha coperta sette anni fa, quando era a sua volta direttore dell'FBI, non rivelando al Congresso che la vendita di un quinto dell'uranio americano alla Russia da lei deciso era stato pagato con denaro frutto di riciclaggio ed estorsioni, e una parte di quel denaro era finita alla di lei e consorte Fondazione.

 

Una che ha avuto il coraggio, o il compito, di scrivere oggi un libro in cui accusa tutto e tutti, anche i funzionari e i dirigenti corrotti che l'hanno aiutata e coperta, di essere responsabili della sua sconfitta.

 

donna brazile hacks

Questa è Hillary Clinton, praticamente il diavolo, e non lo dico io, lo dicono le carte e le persone, nonostante l'intera vicenda sia ingarbugliata come neanche in un romanzo di Le Carré, ma soprattutto ci sia scarsa volontà di sbrogliarla.

 

Questa è Hillary Clinton, la verità sta venendo fuori, basta partire da Hacks, il libro della sua ex amica e guru del partito Democratico, Donna Brazile, leggere quel che i giornali americani che pure l'hanno sempre sostenuta e appoggiata e che hanno in odio il presidente Donald Trump, sono costretti a rivelare e scrivere. Aggiungo per fortuna, perché c'è nel sistema della stampa americana qualche cosa che a un certo punto li obbliga a cacciare fuori le notizie dal cassetto.

 

 Peccato che in Italia non funzioni così. Non ne avete saputo niente? Provo a raccontarvelo io, nella convinzione, come questo sito fortunatamente privo di echo chamber vi ha molte volte già detto, che la Dynasty sia finita, che certamente Hillary Clinton non potrà più partecipare alla politica attiva ma neanche lanciare sua figlia Chelsea, e che la famosa frase terribile di Trump in campagna elettorale, “lock her up”, chiudetela in prigione, potrebbe non essere soltanto propaganda. La sua rete di affari comincia a crollare, qualche giorno fa lo studio Podesta che ha gestito parte del fango elettorale,ha annunciato la chiusura. Dispiace per gli adoratori italiani che le hanno dedicato copertine di libri e riviste.

 

bernie sanders hillary clinton

Dividiamo il rapporto in tre parti: 1) l'acquisto della candidatura come lo ha raccontato Donna Brazile; 2) il dossier Steele, pagato dalla Clinton, fasullo in modo plateale, che ha dato inizio al Russia Gate; 3) il ruolo del Fbi, di James Comey, passato dall'indagine su Hillary Clinton a testimone d'accusa di Donald Trump, e di Robert Mueller, addirittura nel ruolo di Procuratore speciale, tutti e due abbondantemente al di sotto di ogni sospetto.

 

  1. Hacks

 

“ Era una vera setta, impenetrabile. Io sono un'organizzatrice dal basso, vado dove la gente vive, parla, prega, gioca. Ma come faccio se non ho le risorse per aiutare un candidato, e non ho le risorse perché c'è un accordo blindato segreto”!

 

clinton sanders

Parla a Fox News Donna Brazile, 60 anni, nera di New Orleans, titolare della forse più importante società di comunicazione e consulenza politica di Washington, già consulente delle campagne di Bill Clinton e amica personale della famiglia, capo della campagna di Al Gore nel 2000, consigliera di Barack e Michelle Obama, docente universitaria, editorialista di CNN, fino alla nomina nell'estate del 2016, in coincidenza con la convention che nomino’ Hillary Clinton candidato, a presidente del Comitato Nazionale Democratico, ovvero dell'organismo che organizza, amministra e controlla l'intero processo delle primarie.

 

 La Brazile arrivo’ nel pieno di una polemica che aveva costretto Debbie Wasserman Schultz, presidente in carica, a dimettersi perché una serie di email trafugate e rese pubbliche da un hacker, Guccifer 2.0, avevano rivelato che la Wasserman favoriva in ogni modo la Clinton sull'avversario interno Bernie Sanders.

 

Nel libro e nelle interviste di oggi, Donna Brazile ostenta grande scandalo, ingenuità e dolore per lo scempio fatto al suo partito. Diciamo che tutto nasce dal fatto che la Clinton ha perso e che ora bisogna farla fuori, ma questo non cambia la cronaca di come sono andate le cose.

 

Che intende per una setta? Alla domanda di Tucker Carlson risponde la Brazile, ricordando l'episodio del malore di Hillary Clinton reduce dalla cerimonia di ricordo dell'11 Settembre a New York.

 

DEBBIE WASSERMAN SCHULTZ

“ Mi chiamarono un sacco di giornalisti in ufficio, a casa, mi mandarono mail, per informarmi di quello che era successo. Allora chiamai subito Brooklyn, ovvero Il quartier generale della campagna Clinton, per cercare di raggiungere le persone che erano con lei e farmi dire che era successo realmente, anche perché intanto era arrivato il video girato sulla scena, si capiva che era stata male anzi malissimo, era diventato virale e il partito era in subbuglio a tutti i livelli e tutti chiamavano me.

 

C'era la questione istituzionale, devi subito sostituire un candidato che sta male, e c'era la questione personale,era una mia amica, dovevo e volevo sapere Niente, non una parola, mi rispondevano a malapena, solo che tutto andava bene e basta. Si può trattare così il presidente del comitato nazionale del partito, a meno di due mesi dalle elezioni”?

 

Torniamo alla cacciata della Wasserman, dopo che la pubblicazione da parte del terribile Guccifer delle mail, tanto facilmente trafugate al Comitato Nazionale Democratico, rivelano che la Wasserman lavora contro Bernie Sanders, favorendo la Clinton nell'intera organizzazione e nei rapporti con le televisioni. Scopre il potere totale di Brooklyn, quartier generale della campagna della Clinton.

 

BRANDON DAVIS

“Nessuno poteva neanche respirare, figuriamoci fare una mossa se Brooklyn prima non approvava”; solo che a Brooklyn nessuno sembrava seguire le regole tipiche di una campagna presidenziale fatte di notti insonni e riunioni infinite, di verifica dei progressi. I millennial di Hillari erano sicurissimi di vincere a modo loro, evidentemente la ritenevano una vecchia cariatide e non volevano alcun tipo di intromissione, come le spiegò il capo stratega, Minyon Moore.

 

Lei non si fida e decide di assumere un vecchio esperto, Tom McMahon, che si offre di lavorare gratis, ma Brooklyn dice di no e le rifila un giovanotto come consigliere, Brandon Davis, uno senza alcuna esperienza che la Brazile scopre subito essere stato mandato da lei per fare la spia. Intanto il lavoro elettorale a lei non piace come procede, le sembra che tutti diano per scontata una vittoria che tale non è, e sembra soprattutto che la Clinton non si muova e non vada in giro a incontrare gli elettori anche nei posti più sperduti.

 

TOM MCMAHON

Così lei convoca una riunione con tutto lo staff della Clinton che finisce a urli e insulti, con la famosa frase pronunciata dalla Brazile “Cari signori qua non stiamo facendo un negoziato, se qua si tratta di potere, bene, mettiamo gli uccelli sul tavolo e vediamo chi ce l'ha più grosso, vedrete che il più grosso e’ il mio”.

 

McMahon viene arruolato, ma i rapporti con Brooklyn diventano freddissimi, praticamente rottura, come nel caso di una richiesta di 8 milioni di dollari per il comitato alla quale Brooklyn risponde no, e Donna Brazile deve accettare l'incredibile realtà per cui il presidente del comitato Nazionale Democratico deve sottostare a quel che gli dice e gli ordina la campagna della Clinton.

.

E la Clinton il partito se l'era comprato, un anno prima, il 15 agosto del 2015, quando accompagnata dal suo potente avvocato, Marc Elias – ricordare questo nome perché e’ lo stesso della GPS Fusion e dell’affare del dossier farlocco – si era presentata al Comitato Nazionale Democratico. Il partito era guidato dalla amica e indulgente presidente Debbie Wasserman Schultz, alla quale garantì un bellissimo ufficio dipinto di rosa, limousine con autista e molti altri benefit scritti e non scritti a tutela del suo silenzio.

 

marc elias

Hillary pagò molti milioni di debiti lasciati a fornitori e banche dalla campagna di rielezione del 2012 di Barack Obama, e mai ripagati, ma in cambio aveva preteso la firma di un accordo che la Wasserman non aveva ritenuto di mostrare al vertice del partito. Questo accordo le dava controllo totale. Certamente sull'irriducibile avversario, il socialista Bernie Sanders, che ebbe pochi soldi, poca TV e molto boicottaggio, certamente sulla candidatura mai avvenuta del vice presidente di Obama, Joe Biden.

 

 

Oggi Joe Biden dichiara che sarebbe stato il candidato ideale, che avrebbe sconfitto Donald Trump, che ha taciuto e si è tirato indietro nell'autunno del 2015 perché temeva quel che sarebbe potuto accadere. Che cosa temeva?

 

 Conclude nel suo libro Donna Brazile: “A settembre, dopo il malore di New York, il mio quadro di analisi era completo, sapevo dov'era il cancro, ma decisi di non intervenire nonostante sapessi che quello che accadeva era se non illegale certamente non etico”.

 

BIDEN CLINTON

 Certamente rivendicare oggi una verginità a se’ stessa e al Partito Democratico non è credibile, resta il quadro straordinario dipinto nel libro, e dalle testimonianze che stanno derivando dal libro, di una donna spietata, feroce, che tratta tutti come servitori o al massimo come cortigiani. Di Hillary Clinton si è sempre detto che fosse una donna terribile, si pensava che fosse anche una grande donna. Non è così.

 

Quanto alla sottile distinzione tra illegale e non etico, operata da Donna Brazile, email, l'affare Steel e l'affare Uranium One, si incaricheranno di spiegare che siamo nel campo non solo dell’illegalità, ma dell'azione criminale.

 

 

Domani la seconda parte...

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