UNA COLLETTA PER IGNAZIO MARINO: “STIPENDIO TROPPO BASSO” (4,500 EURO) - COME MAI I COLLEGHI SINDACI NON SI LAMENTANO, TUTTI RICCHI?

Ernesto Menicucci per il Corriere della Sera

Forse non se l'aspettava. O magari non conosceva le normative vigenti. Sta di fatto che, dopo il larghissimo successo elettorale ottenuto a giugno, per Ignazio Marino la prima busta paga deve essere stata un trauma: mese di luglio, più mezzo mese di giugno. Media, facendo un rapido calcolo, di 4.500 euro netti al mese. Una miseria, per uno abituato alle retribuzioni da chirurgo prima e da parlamentare poi.

Così, alla prima occasione (una chiacchierata col Venerdì di Repubblica), il sindaco di Roma l'ha fatto presente: «A casa a mezzanotte, niente mondanità, sveglia alle sei del mattino». Tutto per quello stipendio, che molti italiani si sognano: «Amministriamo bilanci miliardari e responsabilità enormi», dice Marino.

Che fine hanno fatto le battaglie anti-Casta sui costi della politica? «Forse si è ecceduto». Il piatto piange, il bilancio familiare ne risente: «Prima o poi bisognerà riequilibrare», insiste Marino che si rende conto che non è il momento di rivendicazioni salariali («non ci penso proprio»).

Le sue parole, però, scatenano un vespaio. E il chirurgo dem si ritrova solo. All'Anci preferiscono non commentare, perché l'associazione «si occupa dei problemi dei Comuni, non dei singoli cittadini» e perché «tutti sanno, o dovrebbero sapere, prima di candidarsi quali sono le regole d'ingaggio».

Anche perché, viene fatto notare, «solo i sindaci di città medio-grandi hanno retribuzioni buone: la stragrande maggioranza, in tutta la Penisola, prende indennità di mille o duemila euro al mese».

Michele Emiliano, primo cittadino pd di Bari, rivela: «Lo stipendio di Marino? Forse a Roma hanno norme che rendono la retribuzione inferiore a quella possibile». Lei quanto guadagna? «Circa 5.800 euro netti al mese. Bari è città metropolitana, con 320 mila abitanti, la settima d'Italia». Racconta un aneddoto, Emiliano: «Come magistrato prendevo 1.500 euro in più al mese. E ci sono state lunghe discussioni familiari quando ho lasciato: sa, sul budget complessivo un taglio così ha il suo impatto...».

Ma è giusto alzare gli stipendi dei sindaci? «L'indennità è congrua rispetto alla situazione dei salari. Siamo comunque dei soggetti privilegiati, anche se guadagniamo molto meno di parlamentari, consiglieri regionali, europarlamentari. Tutti politici che anno meno responsabilità di noi».

Luigi de Magistris, a Napoli, prende ancora meno di Marino: «Circa 4.100 euro al mese. Ma certo non mi lamento, anche se lavoro 18 ore al giorno, gestisco tra Comune e partecipate 23 mila dipendenti. Ma abbiamo tenuto le indennità basse (fu una decisione della Iervolino, ndr ) per dare un segnale in un momento difficile».

La retribuzione dei sindaci, infatti, è fissata a livello nazionale, attraverso il Tuel (Testo unico enti locali) che rimanda al decreto n.119, del 4 aprile 2000, del ministero dell'Interno. Lì veniva fissato il trattamento economico, ancora in lire, in base a parametri demografici: si andava dagli attuali 1.300 euro per un sindaco di un centro con meno di mille abitanti, agli 8 mila euro per Roma, Milano, Napoli.

Cifre, poi, modificate al ribasso da almeno un paio di finanziarie, l'ultima con Giulio Tremonti. Quelli sono i tetti massimi. Poi, però, ogni città può ridurre ancora. Giuliano Pisapia, a Milano, ad inizio giugno ha ridotto la sua indennità da 5.600 a 3.600 euro al mese, seguito a ruota dal vicesindaco Lucia De Cesaris: entrambi, ora, guadagneranno come gli assessori della giunta.

Mentre Matteo Renzi, a Firenze, stipendio da 4.300 euro mensili sventolato una volta in consiglio comunale, ha più volte in passato espresso il suo pensiero: «Teniamo ferma la paga dei sindaci, ma dimezziamo quella dei parlamentari».

E così, mentre il centrodestra romano si scatena contro Marino, l'unico sollievo per il chirurgo in bicicletta arriva proprio dal suo predecessore Gianni Alemanno: «La richiesta di Marino è il massimo dell'inopportunità, mentre le famiglie non arrivano a fine mese e aumenta la disoccupazione. In ogni caso io prendevo 5.400 euro al mese, e la sua indennità sarà la stessa». Sono quasi mille euro in più. Il bilancio familiare, forse, è salvo.

 

 

Ignazio Marino MICHELE EMILIANOLUIGI DE MAGISTRISMATTEO RENZI

Ultimi Dagoreport

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...