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DAGOELEZIONI 1 - IL BANANA GODE, IL CAZZARO ROSICA, DI MAIO PIANGE – FORZA ITALIA GUADAGNA 1 PUNTO A SETTIMANA E SALE ANCHE GRAZIE A MACERATA. PUNTA AL 20% – IL M5S PERDE LO 0,5 A SETTIMAMA - RENZI PUNTA A SCIPPARE I VOTI ALLA BONINO E S’INCAZZA CON GENTILONI (MAGGIOR IMPEGNO NELLA CAMPAGNA ELETTORALE) E QUIRINALE. PER DIFENDERE MARIA ETRURIA BOSCHI RICORDA CHE PURE MATTARELLA VENNE CANDIDATO A BOLZANO…

 

 

DAGOELEZIONI 1

 

berlusconi con gli amministratori di forza italia 6

Il Banana gode come un riccio. Ma, una volta tanto, lo fa in silenzio. Forza Italia guadagna un punto a settimana. E lo fa, per il 50%, a spese della Lega; e per l’altra metà ai disillusi che strizzavano l’occhio a Renzi ed a Cinque stelle.

 

Visto l’andamento dei sondaggi Berlusconi presta poca attenzione a quel che avviene nei sottoscala di Arcore. Dove Romani, Brunetta e Ghedini puntano ad un’alleanza strutturale con Salvini (d’altra parte, sono un milanese e due veneti); mentre Gianni Letta pensa a soluzioni più eterodosse e moderate. Ma sarà proprio l’Eminenza azzurrina a raccogliere per primo le emozioni del Cav il 5 marzo. E sarà lui a tenere i contatti per “il governo che verrà”.

renato brunetta paolo romani

 

Prima, però, Silvio vuole vincere le elezioni. Ed è per queste ragioni che, sondaggi della Ghisleri alla mano, ha virato sulla vicenda Macerata. Ha iniziato con l’idea di rispedire 600 mila migranti nei paesi d’origine (palese cazzata). Ha continuato questa mattina a Radio 24, criticando la politica sull’immigrazione seguita dal governo. “Serve una linea diversa, una linea chiara e coerente. I governi di sinistra, del quale Minniti fa parte, hanno lasciato incancrenire tutti i problemi che oggi esplodono”.

gianni letta silvio berlusconi

 

Con questa strategia Berlusconi è convinto di poter agganciare (e, magari, superare) il 20%. Almeno questa è la speranza.

 

Chi, invece, ha perso ogni speranza di vincere le elezioni è quel Cazzaro che viene da Rignano. Renzi ha raffreddato (per usare un eufemismo) i rapporti con Delrio e Minniti. Mentre ha aumentato il pressing su Gentiloni. Gli sta chiedendo più o meno quotidianamente un maggiore impegno in campagna elettorale; soprattutto in tv. E poco importa a Matteo se i suoi “desiderata” vanno contro gli input del Quirinale che vuole salvaguardare “Er Moviola” per il dopo elezioni.

 

renzi mattarella gentiloni

Critici anche i rapporti (anche qui, eufemismo) di Matteo con Mattarella. Fino al punto di assestargli un colpo sotto la cinta. Nel videoforum su Repubblica, pur di difendere la pluricandidatura della Boschi e la scelta di piazzarla in Alto Adige, ricorda che “anche Mattarella fu candidato a suo tempo nel collegio di Bolzano, per dire uno dei nomi che è stato candidato lì in passato".

 

boschi e mattarella

Il Cazzaro, poi, è anche convinto di poter dare ordini al Capo dello Stato: nell’affidare l’incarico non deve tenere conto del partito che ha preso più voti (M5S), ma di chi ha più seggi (il Pd). Un “miracolo” reso possibile dalla legge elettorale. Infatti, se le liste in coalizione non dovessero raggiungere il 3%, i loro voti andranno al Pd. Ed attualmente, la Bonino viene data al 2,2%. Ce la farà a conquistare il 3% e fare lo sgarbo a Matteuccio?

 

GENTILONI ERDOGAN

Nella sua (onanistica) di potere, Renzi critica pure Gentiloni per la visita di Erdogan: “non è stata una grande trovata”, avrebbe confidato ai fedelissimi. “Paolo doveva evitare di invitare un dittatore: ha fatto un piacere solo agli imprenditori”. Indiretta “pizzicata” anche a Mattarella. Il Capo dello Stato, però, sembra fregarsene dell’ostilità di Renzi. Il Quirinale continua ad andare dritto per la sua strada. Vale a dire che in assenza di indicazioni chiare dalle urne, punta su un governo di “salute pubblica” tra Forza Italia e Pd, “e chi ci vuole stare”. Insomma, rispunteranno una marea di “responsabili” che dovranno garantire la stabilità.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

Se Berlusconi cresce di un punto, i Cinque stelle ne perdono mezzo a settimana. E per tre ragioni: l’assenza di Grillo dalla campagna elettorale; l’esempio di malgoverno pentastellato offerto da Raggi e Appendino; l’impostazione democristiana data al Movimento da Di Maio. Tre fattori che potrebbero portare M5S a contrarsi al 26%.

 

E Beppe resta alla finestra di fronte al declino costante: d’altra parte, malgrado le smentite, è noto a tutti che non vuole far vincere Giggino ed ai pochi uomini rimasti fedeli ricorda che l’elettorato pentastellato è più di sinistra che di destra. 

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