vittorio alessandro di battista

DIBBA L'IMPRENDITORE - IL ''GIORNALE'' TORNA SULL'AZIENDA DI FAMIGLIA: ''DI BATTISTA USA IL PADRE COME PRESTANOME? DA 13 ANNI È AMMINISTRATORE DELLA DI BI TEC, E HA GOVERNATO LA SOCIETÀ, APPROVATO I BILANCI'' - M.FELTRI: '' IL POLITICO DI BATTISTA HA DENUNCIATO LE BANCHE TRUFFALDINE E INSOLVENTI CON I CREDITORI, MA L’IMPRENDITORE DI BATTISTA È INSOLVENTE CON LA BANCA, NON PAGA LE TASSE E CONSERVA I SOLDI IN TITOLI INVECE CHE ONORARE LE PENDENZE''

1. DI BATTISTA E IL PAPÀ, L'EQUIVOCO TRA FEDINA PENALE

Mattia Feltri per www.lastampa.it

 

ALESSANDRO DI BATTISTA

Ci dev’essere un equivoco, il solito. Nella vicenda raccontata dal Giornale sui debiti dell’azienda di famiglia (400 mila euro, mitigati da 116 mila investiti in titoli bancari), e della quale l’ex e post onorevole Alessandro Di Battista detiene il trenta per cento, l’onestà non è il punto. Perlomeno non l’onestà nell’accezione moderna, stabilita in via esclusiva nel casellario giudiziale, e secondo cui a Victor Hugo toccherebbe di rivedere i Miserabili per iscrivere la guardia Javert nei buoni e il fuorilegge Jean Valjean nei cattivi.

 

Ha dunque ragione il ministro della Salute, Giulia Grillo, a ricordare che impilare debiti non è reato e per nulla contrasta con la battaglia legalitaria del Movimento. Il punto, se non disturba la scorribanda fuori dal recinto del kinderheim, è l’idea che si ha di sé e del mondo, di come si vorrebbe che il mondo andasse e di come si contribuisce a farlo andare. Dunque è rimarchevole che il politico Di Battista abbia impegnato le migliori energie per denunciare le banche truffaldine e insolventi con i creditori, quando l’imprenditore Di Battista è insolvente con la banca.

 

È rimarchevole che il politico Di Battista abbia impegnato le migliori energie per denunciare l’uso inetto o criminale del denaro delle tasse, quando l’imprenditore Di Battista le tasse non le paga. È rimarchevole che il politico Di Battista abbia impegnato le migliori energie per denunciare la finanza che taglieggia la politica, quando l’imprenditore Di Battista conserva denari investiti in titoli piuttosto che onorare le pendenze. Per il resto, si tenga la sua fedina penale pulita.

vittorio di battista

 

 

2. L'IMPRENDITORE DI BATTISTA USA IL PADRE COME PRESTANOME

Carmelo Caruso per “il Giornale

 

Vuole far passare l' idea che sia la società di un anziano padre anziché riconoscere che è la sua. Dopo l' inchiesta del Giornale che ha dimostrato come la Di Bi Tec srl, azienda della famiglia Di Battista, sia in debito con i fornitori, i dipendenti, le banche e lo Stato, l' esponente del M5s ha lasciato sottintendere che la Di Bi Tec sia un problema del padre Vittorio e della sorella Maria Teresa definita «una dipendente». In realtà la Di Bi Tec è una società di Alessandro Di Battista. La Di Bi Tec è stata, e continua a essere, amministrata da Alessandro Di Battista. La Di Bi Tec è guidata da Alessandro Di Battista. Inoltre la Di Bi Tec non è la sola società in cui si è seduto Alessandro Di Battista.

 

A confermare il suo ruolo, e descrivere le sue funzioni, bastano le informazioni contenute nello statuto: «L' organo amministrativo, qualunque sia la sua strutturazione, ha tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione e gestione della società».

 

Per spiegare meglio quale siano i doveri, i poteri e le responsabilità di un amministratore e membro del cda è utile ascoltare quanto dice l' avvocato Raffaella Di Carlo, responsabile della divisione societaria dello studio Martinez & Novebaci: «Gli amministratori rispondono alla società, ai soci e ai terzi in base all' articolo 2476 del codice civile nel caso di violazione dei doveri professionali e degli altri obblighi imposti loro dalla legge».

vittorio di battista

 

Come riportato dal bilancio, la cui rivelazione Di Battista ha sminuito con impudenza («Udite, udite, tramite una visura camerale») ma che conferma l' inoppugnabilità dei dati, Alessandro risulta essere non solamente il socio di maggioranza, ma anche il membro del cda della Di Bi Tec. Nel suo ruolo di amministratore, che ricopre dall' 11 febbraio 2005, in pratica da oltre 13 anni, il giovane Di Battista ha governato la società, approvato i bilanci e condiviso la decisione di non presentare quello del 2017 disattendendo così quanto disciplina l' articolo 2364 del codice civile.

 

sanisplit

Di Battista ha ammesso ieri che la sua azienda «va avanti con enormi difficoltà». Ma la sofferenza non riguarda solo la famiglia Di Battista. Nel caso di una srl, non dichiarare tempestivamente lo stato di salute risulta essere un comportamento omissivo che lede gli interessi di fornitori, banche e dipendenti che con quella società intrattengono rapporti, oltre a violare i principi di chiarezza e trasparenza. Se è vero, come ha scritto ieri Di Battista, che la situazione delle altre piccole e medie imprese italiane è drammatica, è proprio la sua Di Bi Tec, non denunciando le difficoltà e omettendole, a rischiare di travolgerle ulteriormente. Non è tutto.

'IL GIORNALE' CONTRO DI BATTISTA

 

Dalla sua apparizione politica, Alessandro Di Battista si è presentato come l' uomo in rivolta contro il capitale, ha sempre portato astio nei confronti della finanza, ha manifestato la sua avversione verso la lingua dell' economia. In realtà, è la repulsione di chi padroneggia e si serve degli strumenti del diritto societario. Già a vent' anni - come rivelato dal Giornale - Alessandro Di Battista acquistava e vendeva quote societarie come un abilissimo operatore finanziario. Nel 1998, insieme alla sorella, l' esponente grillino acquistava le quote della Tecma srl appartenute a Cristiano De Santis e Marco Giovannini. Con sede legale in viale Regina Margherita n° 278 a Roma, la Tecma srl si presenta come «un marchio italiano universalmente riconosciuto come produttore delle migliori toilette nautiche in ceramica».

alessandro di battista in messico

 

A distanza di tre anni Di Battista ha rivenduto le sue quote agli stessi da cui ha comprato. La società ha avuto un nuovo passaggio di proprietà e oggi appartiene alla olandese Thetford bv che è leader nel mondo nella produzione e componenti per il tempo libero.

 

Il Giornale ha chiamato la Tecma srl e parlato con l' amministrazione che però ha preferito non commentare il passaggio di quote. Sempre nel post di ieri, Di Battista ha dichiarato che dopo questa inchiesta: «Ogni piccolo imprenditore italiano sa che un ex parlamentare, quando era in Parlamento, non si è occupato dell' azienda di famiglia». Non è così. Alessandro Di Battista si è sempre occupato dell' azienda di famiglia. Non si è mai dimesso dalle cariche.

 

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E SAHRAalessandro di battista e sahra in viaggio 2le imperdibili cartoline di alessandro di battista dalla california 2

 

di battista liquidazione 1

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…