Fabio Cavalera per “il Corriere della Sera”
«Nel partito c’è spazio anche per Davide Serra, ci mancherebbe. Benvenuto. E che partecipi attivamente. Lo aspettiamo alle nostre riunioni, che teniamo all’Inca-Cgil, e a volantinare per le elezioni dei Comites, i comitati rappresentativi della comunità italiana all’estero. La nostra vita non cambia se irrompe un personaggio di forte esposizione mediatica. Sarà un iscritto normalissimo, come tutti gli altri. Avrei preferito sapere della richiesta di iscrizione dall’interessato e non dai giornali. Ma va bene lo stesso».
Roberto Stasi, lucano, 32 anni, laurea in Bocconi (come Davide Serra), analista finanziario di una grande banca nella City (lo stesso mondo di Davide Serra) è il segretario del circolo Pd di Londra. All’apparenza simili. Ma li divide tutto o quasi. Roberto Stasi ha sostenuto alle primarie Bersani («bersaniano fino all’ultimo») e Civati («ma oggi non appartengo a componenti»).
Davide Serra, il fondatore di Algebris, è renziano. Roberto Stasi, che viene dalla sinistra giovanile e dai Ds, alla Leopolda non ha mai messo piede ed è critico («Mi sarei aspettato un invito ai segretari dei circoli visto che è un evento di partito»). Davide Serra, che scettici e nemici bollano sbrigativamente come il «banchiere delle Cayman», alla Leopolda va, parla e fa discutere.
Due mondi lontanissimi, per ora. In futuro si vedrà se il circolo pd londinese (erano 140 gli iscritti sono scesi a 60, con i renziani in minoranza) esploderà di idee o di equilibrismi. «Ci siamo presentati una volta. Poi non l’ho più sentito. Qualche giorno fa ha mandato una messaggera, una ragazza renziana, con la richiesta di adesione e le 15 sterline di contributo». La firma sulla prima tessera di Davide Serra la metterà proprio Roberto Stasi. Che apre le porte e piazza qualche paletto: «In verità ciò che mi interessa, in questi giorni, non è tanto Davide Serra ma semmai Enrico Berlinguer».
Stasi e il circolo pd stanno organizzando per domani la proiezione di Quando c’era Berlinguer, presente Walter Veltroni, autore e regista del film, e il giorno dopo il dibattito su «Trent’anni senza Berlinguer».
Per Stasi è fondamentale che «il partito resti legato a certi valori e mi auguro che questi valori ispirino lo stesso Davide Serra». Quali valori? «Che il partito è una organizzazione con una identità forte e un’anima progressista. Che è il partito di chi lavora e naturalmente di chi crea lavoro. Sopra ogni cosa è il partito dei diritti dei lavoratori».
Davide Serra è dinamico, non ha peli sulla lingua e divide. Scontato che non tutti nel pd londinese siano entusiasti del suo arrivo, precisa Roberto Stasi. «I renziani sono al settimo cielo. Invece, chi ha alle spalle una storia diversa lo è di meno o non lo è per niente. Io sono molto curioso e medierò». Non sarà tanto semplice. Perché ad esempio sul Jobs act le strade divergono.
Stasi accoglie Serra così: «I diritti acquisti non si cancellano, semmai i diritti si allargano a chi non li ha. Che sia necessario intervenire sul mercato del lavoro è condivisibile ma è pretestuoso mettere al primo posto del Jobs act la questione dell’articolo 18. Qui non ci sto».
Come dire: l’opposto di ciò che pensa Davide Serra. «Ci convincerà? Semmai saremo noi a convincere lui. E sul diritto di sciopero gli chiederò di rinnegare quello che ha detto. Intanto, i volantini lo aspettano». Insomma: il diavolo e l’acquasanta nel circolo londinese del pd. Ma chi è il diavolo?