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DOPO IL NAUFRAGIO DEL BARCONE AL LARGO DELLE COSTE LIBICHE (26 MORTI E 200 DISPERSI), IL PAPA FIUTA L’INDIFFERENZA DELLA POLITICA PER IL TEMA-MIGRANTI E PIAZZA LA RANDELLATA: “RESPINGERLI È UN ATTO DI GUERRA” - SALVINI: “NO, È UN DOVERE”

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1 - IL PAPA DOPO LA TRAGEDIA “RESPINGERE I MIGRANTI È UN ATTO DI GUERRA”

Paolo Rodari per “la Repubblica”

 

Tensioni e conflitti si risolvono «con il dialogo» e «il rispetto delle identità». Respingere i migranti è «guerra, significa uccidere». Così Papa Francesco, ieri, incontrando i ragazzi del Movimento eucaristico giovanile (Meg). Bergoglio, che segue le notizie provenienti dal Mediterraneo, si è poi soffermato sul dramma dei profughi birmani ricordando che respingere chi lascia la propria terra via mare in cerca di una vita dignitosa è un atto criminoso: «Questo si chiama violenza», ha detto.

 

«Speriamo che i naufragi di questi giorni e l’irresponsabilità di istituzioni e politici rimangano una pagina nera di cui fare memoria perché tali tragedie non si ripetano più», ha detto invece padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia. Fu proprio visitando il Centro Astalli nel 2013 che Francesco chiese ai conventi italiani di aprirsi all’accoglienza dei rifugiati, un appello a cui poi hanno risposto in molti.

Papa BergoglioPapa Bergoglio

 

Negli ultimi tre giorni sono stati tratti in salvo oltre duemila migranti nel Mediterraneo, mentre martedì ventisei sono stati i morti e duecento i dispersi in un naufragio al largo delle coste libiche. I circa 400 sopravvissuti, sbarcati ieri a Palermo dalla nave irlandese Le Niham, hanno raccontato di terribili violenze e sevizie subite a bordo e diversificate a seconda delle etnie. Nella mattinata di oggi è previsto invece l’arrivo nel porto di Reggio Calabria della motonave Siem Pilot con a bordo 800 migranti.

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Nel frattempo altri dati drammatici arrivano dalla Grecia dove nel mese di luglio si è registrato il record di arrivi di migranti: con 49.550 registrati, in un solo mese è stato superato il totale del 2014 (41.700). Da gennaio a luglio 2015, sono così 130.500 gli arrivi in Grecia, cinque volte più dello stesso periodo del 2014. Lo ha comunicato Frontex: «perché, nonostante i flussi verso l’Italia, da alcuni mesi la rotta greca è più battuta». Atene si affianca a Roma nel lanciare un appello all’Ue: «È quella della solidarietà o quella che cerca di proteggere i suoi confini?», ha chiesto Alexis Tsipras. In Italia le parole del Papa hanno provocato reazioni diverse dalla politica.

 

Salvini, segretario leghista, ha attaccato ancora Francesco: «Respingere i clandestini un crimine? No, un dovere», ha detto. Eppure, al di là dei proclami, l’Italia continua a fare la sua parte nel lavoro di accoglienza. Nella prima mattinata di oggi, infatti, è previsto l’arrivo nel porto di Reggio Calabria della motonave Siem Pilot con a bordo 800 migranti, di cui 658 uomini, 94 donne (di cui due in stato di gravidanza) e 48 minori, di varie etnie. Al momento dello sbarco i migranti verranno sottoposti alle prime cure sanitarie da parte del personale medico presente sul posto. I migranti saranno trasferiti in base al piano di riparto predisposto dal Ministero dell’Interno.

 

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2 - “I NERI CHIUSI NELLA STIVA MARCHIATI E SEVIZIATI” L’ORRORE, POI IL NAUFRAGIO

Francesco Viviano Alessandra Ziniti per “la Repubblica”

 

Il film dell’orrore è ancora vivo negli occhi di Mounes, 36 anni. Nella sua città, in Siria, faceva l’ingegnere. Poi, per portare in salvo la famiglia, è finito su quell’imbarcazione lunga 70 metri che mercoledi si è inabissata nel Canale di Sicilia, con almeno 200 persone in trappola, sotto gli occhi dei soccorritori di una nave militare irlandese.

MIGRANTI A CALAISMIGRANTI A CALAIS

Seduto negli uffici della squadra Mobile di Palermo, mentre chiede disperatamente notizie della moglie e dei due figli mai riemersi dal mare, è lui a raccontare agli investigatori guidati da Rodolfo Ruperti le agghiaccianti violenze a cui i profughi sono stati sottoposti prima e durante quel viaggio trasformatosi in tragedia dopo poche ore di navigazione.

«Per caricare le persone a bordo — racconta Mounes — gli scafisti marchiavano con dei coltelli la testa di quei migranti che non obbedivano prontamente agli ordini, soprattutto tra gli africani. Gli arabi invece: venivano colpiti con la cintura e agli uomini sposati davano calci e pugni sotto gli occhi delle mogli».

 

MIGRANTI VENTIMIGLIA MIGRANTI VENTIMIGLIA

Armati di coltelli, bastoni e cacciavite i cinque scafisti — due algerini e tre libici — individuati grazie alle testimonianze dei migranti e fermati dalla Mobile, avrebbero dato fondo a tutto il loro repertorio di violenze per mantenere l’ordine sulla “barca grande” dove i migranti venivano portati a piccoli gruppi con i gommoni e poi stipati, a seconda delle cifre pagate, sui diversi livelli.

 

«Gli scafisti dicevano — continua Mounes — che i ragazzi africani potevano sopportare di stare chiusi e compressi nella stiva per tre giorni, avendo pagato la metà non vengono nemmeno forniti di giubbotti di salvataggio. Io sono finito sul ponte di mezzo, sopra ce n’era un altro con centinaia di persone e quello sotto era stipato a sua volta».

 

ventimiglia,migranti protestano contro polizia  de550e7a6ventimiglia,migranti protestano contro polizia de550e7a6

Le testimonianze concordi di dodici sopravvissuti, che coraggiosamente hanno riconosciuto in foto i loro aguzzini, hanno così consentito ai pm Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, coordinati dall’aggiunto Maurizio Scalia, di arrestare nel giro di una notte il comandante della nave e i suoi collaboratori, uno dei quali, per tutta la durata del viaggio,avrebbe indossato una maschera proprio per evitare di mostrare le sue fattezze.

«Quando sono arrivati i soccorsi, però, l’ha buttata via e l’abbiamo visto», hanno raccontato in proposito i testimoni.

 

Violenze diverse a secondo delle etnìe e delle somme pagate per il viaggio, nella storia raccontata dai migranti. A bordo di quella nave in ferro lunga 70 metri erano arrivati da Paesi diversi e anche in modo diverso. Chi senza scarpe e seminudo dopo una dura detenzione nelle carceri libiche, chi in Bmw fino alla spiaggia libica di Al Zwara dopo aver passato una notte in albergo, chi in aereo dal Bangladesh.

un migrante protesta sugli scogli 4f4dca3un migrante protesta sugli scogli 4f4dca3

 

Gli africani chiusi nella stiva senza salvagente, le famiglie siriane sistemate nel ponte più alto dopo aver pagato il sovrapprezzo per i giubbotti. Poi, alle 12.50 di mercoledi mattina, dopo alcune ore passate disperatamente a gettare via l’acqua che aveva invaso la sala macchina, in un attimo il mondo dell’imbarcazione va sottosopra e tutti insieme finiscono in quel mare per fortuna calmo a contendersi qualsiasi cosa galleggiasse e a tendere le mani verso i soccorsi mentre i tanti bimbi, alcuni dei quali di pochi mesi, scomparivano per sempre alla vista dei genitori.

 

Masoud, 23 anni, del Bangladesh conferma: «Durante la navigazione chi era sottocoperta non poteva salire sopra perché il pannello in legno scorrevole che consentiva l’accesso era bloccato dalla presenza di molti migranti che l’equipaggio aveva volutamente fatto mettere sopra per impedire la loro risalita».

 

protesta sugli scogli a ventimiglia (foto sebastien nogier)   83d79114c2protesta sugli scogli a ventimiglia (foto sebastien nogier) 83d79114c2

Chi si lamentava o anche solo provava ad alzarsi o a muoversi veniva colpito senza pietà.

Emad,29 anni, siriano: «Gli scafisti ci colpivano con bastoni e coltelli per farci stringere e per farci stare seduti ci puntavano le lame alla gola. Un altro ha trapassato la mano di un viaggiatore con un cacciavite. Chiunque si muovesse o lamentasse veniva picchiato».

Mohamed, 27 anni, siriano anche lui: «Il più violento di tutti era lo scafista libico, barba e capelli lunghi, che si occupava di gestire i viaggiatori nella stiva, colpendo con gli scarponi militari quelli che cercavano di salire sopra ».

 

Tante, tantissime le famiglie a bordo, soprattutto siriane e con bambini. E moltissimi i genitori che, a 24 ore dall’approdo a Palermo, continuano disperatamente a cercare i loro bambini. Tre — uno dei quali neonato di circa nove mesi — le piccole vittime certe i cui corpicini sono tra le 26 salme recuperate dai soccorritori.

 

prosegue blocco a ventimiglia, migranti sgomberati 5c33659prosegue blocco a ventimiglia, migranti sgomberati 5c33659

Yahya, siriano, 42 anni, per portare in Europa la moglie e i suoi tre figli, ha pagato 3.600 dollari. E in mare ha perso due dei suoi tre bambini: «Con me e mia moglie adesso c’è solo un maschietto di 6 anni. La femmina di 5 e il più grande di 10 anni sono dispersi. Ho pagato una cifra così alta perché i trafficanti mi avevano detto che avremmo viaggiato in tutta sicurezza a bordo della grande nave dove non saremmo stati in più di 200. Invece, una volta giunti a bordo, ci siamo resi conto che eravamo tanti di più ma a quel punto non avevamo scelta perché già ci trovavamo inmare... Quando l’imbarcazione si è capovolta io mi sono ritrovato in acqua insieme alla mia famiglia, eravamo dotati di quei giubbotti di salvataggio che avevo pagato 35 dinari libici ognuno, ma ho perso di vista la bambina e il maschietto di 10 anni...».

la protesta dei migranti sugli scogli a ventimiglia  6dd2cafla protesta dei migranti sugli scogli a ventimiglia 6dd2caf

 

Nemmeno Mohammed, egiziano, 42 anni, ha notizie della sua famiglia. Lui viaggiava in posizione privilegiata, seduto in alto, accanto al comandante, «ma quando siamo caduti in acqua io e mio figlio che indossavamo il giubbotto di salvataggio siamo riusciti a riemergere, mentre mia moglie e gli altri due figli, di 4 anni uno, 16 mesi l’altro, non riemergevano. Niente. Non li ho più visti».

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