luigi di maio alessandro di battista in auto

DOPO THELMA & LOUISE, DIMA & DIBBA!/1 - VIDEO: PER NON FARSI OSCURARE DA SALVINI L'ACCHIAPPATERRORISTI, I DUE SI RIPRENDONO MENTRE GUIDANO FINO A STRASBURGO: ''L'EUROPA? MI HA INDIGNATO DOVER COMBATTERE PER OTTENERE IL MINIMO SULLA MANOVRA. CAMBIEREMO L'UE'' - ALDO GRASSO: '' NON VEDIAMO I PAESI, NON VEDIAMO LE STRADE, NON VEDIAMO I CONTROLLI, VEDIAMO SOLO I LORO VOLTI. DALLA MACCHINA DELLA PROPAGANDA ALLA PROPAGANDA IN MACCHINA IL CAMBIO DI CILINDRATA È MINIMO''

 

 

 

1. DI BATTISTA E DI MAIO IN AUTO A STRASBURGO: DUE VOLTI, UNA NUOVA COMUNICAZIONE

Aldo Grasso per il ''Corriere della Sera''

 

Dopo i diari della motocicletta, ecco i diari della family car. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista «compagni di viaggio», come Thelma & Louise o come Bruno Cortona e Roberto de Il sorpasso. Peccato che la filmografia dei road movie abbia sempre dei finali non proprio felici, di quelli che non inducono all’ottimismo. Altrimenti, non ci resta che rifugiarci nella commedia all’italiana. Di Maio e Di Battista in viaggio in auto verso Strasburgo.

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 4

 Un dialogo tutto incentrato sulle elezioni europee: «L’Europa o si mette in testa che si cambiano i trattati o crolla, e se crolla l’Europa non è colpa del M5S. C’è da fare una battaglia sul merito di alcuni trattati: allargare la platea di chi beneficia di diritti economici e sociali e aumentare i fondi per i dissesto», precisa il frontman Di Battista, in versione statista, al rientro dalla lunga vacanza sudamericana. «Questa Ue così com’è non va», afferma Di Maio. È una comunicazione inedita quella inaugurata su Facebook dai due comandanti del Movimento (anche a rischio sicurezza).

 

 

Contro la euroburocrazia

I telegiornaloni non servono più (al massimo riprendono le immagini e amplificano la notizia), il loro apparato informativo è troppo pesante per internet, e poi non tocca più a loro stabilire tempi, modi e montaggio. «Stiamo andando a Strasburgo, di nuovo insieme dopo qualche mese di distanza. Sono molto fiducioso che da qui alle elezioni europee si possano mandare messaggi importanti anche all’Europa. Per quanto riguarda l’Unione europea, seguivo il tira e molla sulle percentuali da lontano, mi ha indignato dover combattere per ottenere il minimo», spiega il subcomandante Dibba con la sua enfasi da guerrigliero (c’è persino un controllo alla dogana).

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 3

A guidare è Di Maio e, curiosamente, la guida è a destra (non è una battuta politica, è solo l’effetto specchio della ripresa). La macchina è ampia e spaziosa, non una semplice utilitaria. Seduto sui sedili posteriori si scorge anche il presidente della commissione per le Politiche Ue della Camera, Sergio Battelli. Perché la macchina e non il treno, che non inquina? La macchina consente più intimità espressiva e poi, secondo il progetto del vicepremier, è il mezzo ideale per un’analisi in movimento: «Questo viaggio verso Strasburgo ci consentirà di attraversare alcuni Paesi europei e vedremo come gli italiani hanno situazioni più svantaggiose rispetto ad altri cittadini europei».

 

E noi siamo costretti a credergli, perché vediamo con i loro occhi. Non vediamo i Paesi, non vediamo le strade, non vediamo i controlli, vediamo solo i loro volti. Rispetto allo streaming facciale, la nostra non può essere altro che una fiducia fisiognomica (o il suo contrario). Il «percorso», che a tratti ricorda In viaggio con papà con Alberto Sordi e Carlo Verdone, mira a mettere sotto accusa la burocrazia, meglio ancora se euroburocrazia, il mostro da sconfiggere, la causa di tutti i mali. Dalla macchina della propaganda alla propaganda in macchina il cambio di cilindrata è minimo.

 

 

2. DI MAIO E DI BATTISTA, TOUR A STRASBURGO UN GRUPPO DI "RESPONSABILI" PER L' UE

Ilario Lombardo per "la Stampa"

luigi di maio e alessandro di battista in auto 2

 

Nella lunga strada verso Strasburgo può capitare che il destino ti faccia saggiare cosa significhi attraversare un Paese che non è nell' Ue e dove si è sovrani a casa propria. È già da un po' che la diretta on the road è partita, con Luigi Di Maio al volante e Alessandro Di Battista al suo fianco, quando alla dogana Svizzera il leader del M5S è costretto a interrompere il video su Facebook. Tre ore dopo, il vento di Strasburgo sferza le parole dei due grillini, il microfono dello smartphone che li riprende infreddoliti gracchia.

 

Di Maio e Di Battista promettono la chiusura della sede francese dell' Europarlamento: «Una marchetta pagata a Parigi per colpa di altri Paesi, compresa l' Italia». È la proposta clou della gita a Strasburgo, condita di un sentimento anti-francese che i grillini intendono coltivare in vista del voto di maggio. Una proiezione europea della quintessenza del grillismo, la lotta ai costi della politica, unico elemento di forte distinzione nei confronti degli altri partiti, in particolare la Lega, con cui governa assieme.

 

di maio di battista

Lo slogan che declinerà l' avvio della campagna elettorale è anti-sovranismo. I 5 Stelle hanno l' obbligo di cercare una via alternativa all' ideologia di base di Matteo Salvini che pure fa breccia nell' elettorato grillino.

 

Durante il viaggio in macchina, con la telecamera fissa sui due, in un format ispirato alla trasmissione tv sulle chiacchierata tra Vip da Milano a Roma, Di Maio e Di Battista elencano le cose da fare. Restano un po' sul generico, ma con obiettivi precisi anche se prematuri: «Cambiare i trattati», dice Di Battista, per arrivare alla prossima manovra e realizzare «Quota 41», che è «il vero superamento della legge Fornero sulle pensioni». Ancora non è pronto il decreto che formalizza l' introduzione di Quota 100 che Di Maio rilancia, costretto a una turbo-propaganda per non perdere il passo. In realtà, questo riferimento svela quanto l' interesse per l' Europa sia in Italia. Di Maio, inseguito da sondaggi non benevoli, deve attenuare il più possibile il probabile trionfo di Salvini. Innanzitutto, per preservare gli equilibri di governo che verrebbero scossi da una netta affermazione della Lega.

 

alessandro di battista e luigi di maio sulle piste di moena 3

Poi, certo, c' è la partita per l' Europa, e anche lì la spina è Salvini. Il suo progetto sovranista, alternativo all' asse popolari-socialisti, è ben definito e sta riscuotendo consenso. Di Maio invece ha abbozzato un manifesto a cui hanno aderito partiti che non c' entrano nulla l' uno con l' altro: Kukiz15, estrema destra polacco, il croato Zivi Zid, filorusso e protezionista, il finlandese Liike Nyt, iperliberista. «Il più scarso, tra di loro, sta sopra il 10 per cento» giura Di Maio. Ma non si capisce quale sondaggi abbia, visto che in Polonia l' ex cantante anti-abortista Pawel Kukiz è dato attorno al 5-6%.

 

 Conferma «contatti» con i gilet gialli, nonostante sia stato respinto da diversi leader della protesta e semplici attivisti, mentre l' interlocuzione con i Pirati tedeschi sembra essersi complicata. La base comune della democrazia diretta non basterebbe ai corsari teutonici del web, sospettosi dell' asse con la Lega e della poca democrazia interna nel M5S.

In mano Di Maio non ha ancora abbastanza per un gruppo.

 

Di Maio e Di Battista

Anche la strategia sarà da chiarire. Ne hanno parlato in auto alla presenza del presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli, seduto dietro. Il proposito è di «essere l' ago della bilancia». Cioè: se si dovesse raggiungere l' obiettivo, difficilissimo a oggi, di 60 europarlamentari, creare un gruppo cuscinetto da proporre, dice Di Maio, «a chi ci sta». Come Salvini vuole sostituirsi ai socialisti per spaccare il sodalizio con i popolari, così prova a fare Di Maio. Offrire il suo gruppo per renderlo determinante, un po' come fanno i «responsabili» in Italia, in una qualsiasi maggioranza. L' idea sarebbe di farlo con i popolari e i liberali al posto di Salvini. Ma andrebbero bene anche socialisti, verdi e liberali. E non è detto che verranno evitati i populisti. Le formule possibili sono tante e il M5S non snobba nessuno .

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."