DOTTOR NICHI E MISTER VENDOLA - TERRIFICANTE PROVA DI PARA-GURISMO: DI GIORNO IL GOVERNATORE DEL TAVOLIERE FA ESPROPRIARE TERRENI (COME È RICHIESTO AGLI AMMINISTRATORI) E ASSEGNA OSPEDALI PUBBLICI A DON VERZÈ SENZA GARA (QUESTO NON È RICHIESTO), E DI NOTTE SI SCHIERA COI NO TAV: “STO CON LE RAGIONI DEL DISSENSO” - UNA FINTA EQUIDISTANZA TRA CARABINIERI E VIOLENTI PER NON PERDERE ELETTORI SINISTRATI, ARRICCHITA DALLA SOLITA SFILZA DI SOFISMI PER CONFONDERE LE ACQUE…

1- INTERVISTA A VENDOLA: "STO CON LE RAGIONI DEL DISSENSO"
Mario Ajello per "Il Messaggero"

Presidente Vendola, lei con chi sta: con i no-tav o con i carabinieri?
«Sto con le ragioni del dissenso, ogni volta che viene espresso in forme civili, pacifiche, democratiche. La non violenza è la mia precondizione per schierarmi».
Perchè, in nome di questa non violenza, non fa un appello ai no-tav per dire: basta con il teppismo?
«Ci penserò. Nel nostro Dna c'è il diritto all'esercizio del conflitto ma contemporaneamente anche l'umanizzazione del conflitto. Non dobbiamo dimenticare che, per un intero popolo di quei territori, la violenza è rappresentata dal grande buco della Tav, dal suo impatto ambientale e dal suo costo economico».

E reagiscono male?
«E' un peccato che le loro buone ragioni vengano strangolate da chi adopera la violenza».
Si tratta di provocatori?
«Non voglio dare definizioni. La violenza ci toglie il fiato».
Che impressione le ha fatto il video del manifestante che provoca e offende («pecorella», «poveraccio») un carabiniere che non può reagire?
«L'ho trovato orribile».
Che cosa avrebbe detto a quel ragazzo, se fosse stato accanto a lui?
«Gli avrei detto: noi, sulle nostre battaglie, dobbiamo creare alleanze e consenso. Tu perchè combatti? Combatti per vincere e per cambiare o ci basta la manifestazione del nostro antagonismo?».

Ma lei è equidistante, crede forse che il tasso di violenza, da parte dei no-tav e delle forze dell'ordine, sia uguale?
«Queste domande non le capisco. E' come se lei mi chiedesse: è più violento il buco dell'ozono o uno schiaffo in faccia a una persona?».
Le chiedo invece: tutti gli argini tra quelle che lei chiama «le buone ragioni della protesta» e le cattive azioni dei violenti sono state messe? Non ne servirebbero di più?
«Non sono stato in val di Susa e non azzardo giudizi. Per me è molto importante offrire la possibilità, ai popoli di quei territori, di esprimere le loro posizioni. Serve una moratoria sulla Tav e vagliare altre possibilità. Visto che siamo nel recinto di un'austerità ossessiva e invocata come salvifica e visto che si fanno tagli ai servizi e ai redditi, dobbiamo chiederci se, anche economicamente, il gioco dell'alta velocità vale la candela».

Il costo è troppo alto?
«Non soltanto quello economico. C'è anche un costo umano. Il ragazzo precipitato l'altro giorno dal traliccio è un segnale che fa capire quanto radicato sia il dissenso nei confronti di quest'opera».
Le piace l'invito al dialogo lanciato dal ministro Cancellieri?
«Sarebbe più efficace se si partisse da una moratoria».

I violenti aggrediscono anche giornalisti e cameramen: ragazzate?
«Tutt'altro. La violenza è grave in sè, sempre. Insultare e sopraffare non ha nulla di rivoluzionario. E' invece la reiterazione di un codice muscolare raccapricciante. Ma la violenza esercitata contro gli operatori dell'informazione è qualcosa di infinitamente illiberale. Nei conflitti, chi presta soccorso e chi cerca di informare deve essere considerato particolarmente inviolabile».

 

2- UN ESEMPIO A CASO: VENDOLA DISPONE L'ESPROPRIO DI UN TERRENO COSTIERO NONOSTANTE L'OPPOSIZIONE DEL COMUNE DI MANDURIA
http://www.lavocedimanduria.it/ - Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha dato il via per l'esproprio dei terreni dove dovranno essere realizzati gli impianti del depuratore consortile di Manduria, Sava e le marine con scarico in mare. Vendola, in qualità di commissario straordinario di governo, ha firmato il decreto che attribuisce la delega all'Acquedotto Pugliese quale ente espropriatore.

Con questo atto, quindi, la Regione Puglia concede all'Aqp un ulteriore tassello per l'avvio dell'opera contro cui il Comune di Manduria ha proposto ricorso al Tar di Lecce. Le aree che in teoria potrebbero essere già espropriate ai legittimi proprietari, ricadono nella zona costiera tra San Pietro in Bevagna e Torre Colimena e precisamente in località Specchiarica.


3- VENDOLA, QUANTI SOLDI A DON VERZÉ
Marco Travaglio per "l'Espresso del 13 novembre 2011

"E' un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore: tutti segni del carisma che il Signore gli ha dato. Anche Berlusconi mi ha detto che lo stima molto, lo ritiene una persona per bene. Io credo alla santità dell'uomo e sia Berlusconi sia Vendola possiedono un fondo di santità".

Così parlò don Luigi Verzè meno di due anni fa, alla vigilia delle elezioni regionali in Puglia, presentando il nuovo ospedale San Raffaele del Mediterraneo che dovrebbe sorgere a Taranto per volontà del governatore Nichi Vendola. Infatti l'anziano e discusso prete affarista invitava i pugliesi a rieleggere San Nichi, con un empito che in passato aveva riservato solo a Craxi e al Caimano: "Lo dovete eleggere ancora presidente della Regione Puglia. Almeno per altri 5-10 anni. Volete il San Raffaele a Taranto? Allora fate votare Vendola! Se i pugliesi non saranno così illuminati da rieleggere Vendola, io lo nominerò comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo".

Le cose sono andate esattamente secondo i suoi auspici. Vendola, appena rieletto, ha confermato il progetto del mega-ospedale che, nella migliore tradizione del libero mercato all'italiana, sarà interamente a carico dei contribuenti per la modica cifra di 210 milioni, ma gestita dai privati: cioè dalla Fondazione San Raffaele. E meno male che le delibere originarie dicevano "senza oneri per la Regione". Per giunta la nuova struttura avrà meno posti letto dei due ospedali che andrebbe a sostituire (580 contro 680). Il tutto nella Puglia che vanta un buco sanitario da record (un debito di 500 milioni) e che, per arginarlo, ha dovuto alzare l'addizionale Irpef e annunciare il taglio di 18 ospedali.

Per spiegare l'incredibile feeling fra San Raffaele e San Nichi, qualche maligno butta lì che entrambi sono bravissimi a fare debiti. In questi giorni si decidono al Tribunale di Milano le sorti della Fondazione di don Verzè: la Procura ne ha chiesto il fallimento per una voragine di almeno 1,5 miliardi di euro, mentre la nuova gestione imposta dal Vaticano spera nel concordato preventivo. I pm indagano su una cloaca di false fatture, intralci alle autorità di vigilanza, sospetti finanziamenti alla politica camuffati da consulenze, spese folli (auto di lusso e addirittura un jet privato), operazioni spericolate in paradisi fiscali, investimenti da manicomio in Costa Smeralda e Sudamerica. Il tutto inzuppato nel sangue di Mario Cal, braccio destro del prete-padrone, morto suicida a metà luglio.

E' a questa impresa-modello che la giunta Vendola ha affidato, senz'alcuna gara a evidenza pubblica, ma a trattativa privata, la gestione del nuovo mega-ospedale di Taranto. Mossa azzardata, viste le ombre che hanno sempre avvolto il San Raffaele (la Chiesa scaricò don Verzè già a metà degli anni '60, regnante Paolo VI). Errare, si sa, è umano. Ma ora, alla vigilia di un fallimento o, nella migliore delle ipotesi, di un concordato, perseverare sarebbe diabolico. Eppure è proprio quel che sta facendo la giunta Vendola: nonostante le resistenze di molti alleati e amici, dall'Idv al Pd ai Verdi, il 1 ottobre l'assessore al Bilancio Michele Pelillo ha annunciato che nulla cambia nella partnership col San Raffaele. A meno che, si capisce, questo non fallisca.

Se invece ottiene il concordato, la Regione continuerà a gettare milioni di fondi pubblici (in aggiunta ai 60 già anticipati, la cui fine è al momento un mistero) in una Fondazione decotta. Già, perché con quello che chiamano "modello sperimentale di gestione", Vendola & C affidano al San Raffaele l'analisi costi-benefici e il bando di gara per la progettazione, la costruzione e la direzione sanitaria del nuovo nosocomio.

Il Pelillo è lo stesso che aveva avuto la bella pensata di nominare presidente della fondazione "San Raffaele del Mediterraneo" un suo socio di studio, l'avvocato Paolo Ciaccia, subito costretto a dimettersi per le prevedibili polemiche sul conflitto d'interessi. Un bis del caso Tedesco, nominato assessore alla Sanità da Vendola sebbene le aziende di famiglia fossero fornitrici della Sanità regionale. Ma che deve ancora accadere perché Vendola scarichi don Verzè? Se questa è la "nuova politica" dell'aspirante premier del centrosinistra, viene già la nostalgia di quella vecchia.

 

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