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DRAMMA DO BRASIL – LULA SI CONSEGNA ALLA POLIZIA: “IN CARCERE A TESTA ALTA, SONO INNOCENTE” - L' EX PRESIDENTE PORTATO IN TRIONFO DAI SUOI SOSTENITORI E LUI GRIDA ALLA PERSECUZIONE, ALLA VENDETTA DELLE ÉLITES ECONOMICHE: "HANNO AVUTO FASTIDIO DI VEDERE I POVERI MANGIARE LA CARNE TUTTI I GIORNI, E PRENDERE L' AEREO!"

Rocco Cotroneo per www.corriere.it

 

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«Mi consegno, a testa alta. Proverò la mia innocenza e mi chiederanno scusa». È finita in un trionfo, trascinato sulle spalle dei suoi fedelissimi, sudato, paonazzo, senza voce. Tutto quello che Lula voleva prima di entrare in prigione: un bagno di folla, l' attenzione dei media di tutto il mondo, una diretta tv. Politico di razza come pochi, ha studiato l' uscita di scena con perizia e cinismo, giocando sul filo dello sberleffo alla giustizia. La scusa di una cerimonia religiosa per ricordare la moglie scomparsa è la base di una trattativa con la polizia per guadagnare un giorno prima di consegnarsi. Ma poi non c' è alcuna diplomazia: in un discorso arrabbiato di poco meno di un' ora, la rivendicazione di innocenza è decisa, l' attacco ai giudici e ai media è durissimo. E il finale è ancor più spettacolare. L' auto viene bloccata dal manifestanti, non vogliono che Lula lasci il bunker degli ultimi due giorni per consegnarsi. Arriva un ultimatum della polizia: mezz' ora o arriviamo noi. Alla fine Lula esce a piedi, attraversa un cortile e raggiunge una volante della polizia. È finita.

 

Mezzo Brasile festeggia, l' altra metà è in lacrime.

Per Lula tutto quello che sta succedendo in queste ore è persecuzione, vendetta delle élites economiche, protagonismo dei giudici. Il suo obiettivo è mantenere alta la tensione dei militanti, ma soprattutto ritagliarsi una presenza virtuale nel silenzio che inevitabilmente dovrà mantenere per qualche tempo. In vista ci sono le presidenziali di ottobre e la speranza di dirottare la sua popolarità su un candidato amico. È un fatto invece che non ci sono segnali di alcuna rivolta popolare in Brasile a causa della prigione di Lula, come era stato immaginato o minacciato dai suoi negli ultimi mesi. Lula è stato condannato a 12 anni e 1 mese per aver ricevuto in regalo un attico al mare da una impresa di costruzioni, alla fine del suo mandato. Per i giudici fu corruzione. Ma secondo molti osservatori potrebbe passare molto meno tempo nella sede della polizia di Curitiba, dove è stata allestita una cella speciale.

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Davanti al sindacato dei metalmeccanici dove Lula ha passato i suoi ultimi giorni di libertà, c' è una scenografia consolidata da decenni di comizi. Un camion sostiene un palco e gli altoparlanti per la musica. Arriva un religioso, don Bernardino, già vescovo, compagno di strada del partito di Lula, e inizia una cerimonia che assomiglia vagamente a una messa in ricordo di Marisa Leticia, con preghiere e canzoni amate dalla ex primeira dama scomparsa. Ma quando Lula sale sul camion, in maglietta e pantaloni blu e l' eterna bottiglietta di acqua in mano contro la raucedine, il prete inizia a parlare a vuoto. Lula abbraccia tutti, accenna alla folla, saluta a pugno chiuso, legge i bigliettini che gli vengono consegnati. Lascia passare un po' di tempo, poi prende la parola. A fianco c' è l' altra ex, Dilma Rousseff.

 

In un gioco retorico di ritorno al passato, nelle strade degli inizi, Lula racconta la sua parabola di operaio e gli scioperi che hanno accelerato la fine della dittatura militare.

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Ricorda aneddoti per ognuno dei fedelissimi che lo circondano, molti dei quali sono stati al governo con lui o con incarichi importanti a Brasilia. Ma l' obiettivo è arrivare ad oggi. «Hanno voluto togliere di mezzo l' unico presidente senza titolo scolastico che più ha fatto per i poveri di questo Paese, che più ha aperto le porte dell' università a chi prima non poteva permettersela.

 

Hanno avuto fastidio di vedere i poveri mangiare la carne tutti i giorni, e prendere l' aereo!».Non c' è nulla nel processo che abbia senso, attacca Lula. «Vi sfido a un dibattito e smonterò quelle che voi chiamate prove, quell' appartamento non è mio», dice Lula rivolto al pm e al giudice di Curitiba. Ma poiché «le idee non muoiono, e io ormai sono un' idea», il popolo può andare avanti senza il suo profeta.

 

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