fassina vendola grillo

LE DUE EUROPE – IN ODIO ALLA MERKEL E NORDICI PRO-AUSTERITY IL 40% DEL PARLAMENTO ITALIANO SI RITROVA DALLA PARTE DI TSIPRAS – IL “NO” AL REFERENDUM HA FATTO GIOIRE SINISTRA PD, LEGHISTI, GRILLINI, FRATELLI D’ITALIA E GRAN PARTE DI FORZA ITALIA

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

 

stefano fassinastefano fassina

Alexis, mon amour! E poco importa se gli tsiprassiani d’Italia, trafitti da colpo di fulmine, hanno in comune soprattutto l’astio per la signora Merkel. Resta l’istantanea di un partitone un po’ sgangherato, senza selezione all’ingresso. Ex comunisti ed ex fascisti, leghisti e grillini. Tanti, tutti assieme. Sognando di scardinare l’Unione dei banchieri.

 

Senza imbarazzi, assicura Stefano Fassina: «L’euro è insostenibile in questa camicia di forza. Se io dico che piove, e lo dice pure Salvini, resta un dato oggettivo: piove. Poi lui chiude la porta e scalcia contro chi vuole entrare, noi ripariamo con l’ombrello chi non ce l’ha...». Proprio tanti, ma quanti? Pare trecentotrenta parlamentari, stando a un calcolo tarato su lanci d’agenzia e vagonate di tweet. Un onorevole su tre. Il 33% dell’arco costituzionale. Se si considera anche Forza Italia, corrente Brunetta, si sfonda quota 400 (su 945). Con un mostruoso 42,3%.

 

Non tutti, naturalmente, prendono la tessera dell’estrema sinistra ellenica. «Sono comunisti, quelli...», sorride il pragmatico leghista Jonny Crosio. I “comunisti”, però, sono attratti eccome da Syriza. Rimbalzando da una tv a un’altra, Fassina si esalta: «In Grecia vince la speranza». Se la prende con i socialisti europei e il Pd, «subalterni ai conservatori e alla Germania ».

 

nichi vendolanichi vendola

Ecco, Berlino. La corazzata teutonica incarna il nemico della sinistra-sinistra tricolore. «Non sono certo un “uscista” dall’Ue — premette Pippo Civati — ma al referendum avrei votato no. E lo sa perché? Sono contro l’austerità della Germania ». Ci risiamo, il collante è soprattutto la Cancelliera. Solo che stavolta il feeling con Tsipras non si ferma alle porte del Pd. Entra dentro, conquista posizioni, strappa consensi. «I greci — gongola Massimo D’Alema — hanno dimostrato di non avere paura». Tutti assieme, democratici cuperlian-dalemian- bersaniani, Sel e fuorusciti Pd fanno altri centoventi parlamentari contro la Troika.

 Alfredo DAttorre Alfredo DAttorre

 

In piazza Syntagma, però, non c’erano solo Alfredo D’Attorre e Nichi Vendola. Ballavano e stappavano spumante anche i grillini. «Il rischio di creare un equivoco esiste, se ti ritrovi dalla stessa parte — ammette Civati — ma che possiamo fare? Sono le opposizioni che giocano al massacro. Sono loro che agiscono in modo strumentale ». In tutto, cinquestelle e fuousciti, si contano centoquaranta tra deputati e senatori.

 

prodi, dalema e montiprodi, dalema e monti

Sono i veri nemici dell’euro, senza se e senza ma. Quelli che Tsipras è troppo poco. I teorici dell’addio traumatico alla moneta unica, come semplifica un po’ Beppe Grillo: «Usciamo tutti assieme dall’euro. Soffriremo un annetto, un annetto e mezzo, ma è meglio di questa Europa».

 

Per il Movimento la ricetta è semplicissima: un referendum d’indirizzo «sull’adozione di una nuova moneta nell’ordinamento nazionale ». Hanno appena depositato in Senato la richiesta di discussione urgente. Ecco, di fronte a questa soglia si arresta la spinta antimerkeliana della sinistra: «No — giura Civati — il referendum in Italia no. Però rischiamo di arrivarci, senza risposte adeguate ai problemi ».

beppe grillo casaleggio  marcia perugia assisi beppe grillo casaleggio marcia perugia assisi

 

Referendari a metà sono invece i leghisti. Trenta parlamentari e un pizzico di cerchiobottismo: «Con Tsipras no, ma certamene con il “no” — detta la linea Matteo Salvini — Referendum? La nostra democraticissima Costituzione impedisce quelli sui trattati internazionali ». Per questo il Carroccio lavora a una soluzione: «Noi siamo seri — spiega il capogruppo Max Fedriga — Abbiamo presentato una proposta di legge costituzionale per permetterlo ».

 

Più ci si sposta verso destra, più si ritorna al referendum. Con Renato Brunetta e la sua personale battaglia contro Merkel. Con Silvio Berlusconi — e i suoi cento parlamentari — che se Atene decidesse di farsi abbracciare da Putin non avrebbe dubbi. E con Giorgia Meloni, la destra-destra: «Fratelli d’Italia non è filo Tsipras, perché la sinistra europea non è adeguata a queste sfide. Ma c’era un referendum sulla gestione dell’Europa, in mano agli interessi della Germania e degli usurai.

renato brunettarenato brunetta

 

E noi tra chi piega i popoli per arricchire pochi e chi difende la sua gente, preferiamo i secondi. Ha ragione la Le Pen, come lei siamo per i diritti dei molti». E quindi giù contro “la Merkel, la Troika e le sue politiche deliranti”. E battaglia per un referendum anche a Roma.

 

GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI

Tra i seguaci del “no” si incrociano infine parecchi amici di Putin. Non solo l’ex Cavaliere, anche i leghisti hanno preso una sbandata per l’inquilino del Cremlino. «Dice che il leader russo comprerà il Partenone? — domanda Fedriga — Vorrà dire che voi non potrete andare più a vederlo, mentre a noi della Lega ci daranno il passaporto... ». L’ultimo applauso al popolo greco è di CasaPound Italia. Estremissima destra e un retweet sull’account ufficiale: «Alba Dorata su referendum: bene il NO, ma ora vinca la sovranità».

matteo salvini sul palco del brancaccio (4)matteo salvini sul palco del brancaccio (4)

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…