bloomberg clinton trump

TRA I DUE RIBUTTANTI, IL TERZO GODE - L’AMERICA NON È COSÌ ECCITATA NÉ DAL PARRUCCHINO DI TRUMP NÉ DALLA COFANA DI HILLARY - ECCO PERCHÉ MICHAEL BLOOMBERG FIUTA L’ARIA E STUDIA UNA CLAMOROSA CANDIDATURA DA INDIPENDENTE

trump su hillary disgustatotrump su hillary disgustato

Paolo Guzzanti per “il Giornale”

 

L'America sta soffrendo una crisi di rigetto. Sia il trapianto di Donald Trump come candidato unico e separato dei repubblicani, che quello troppo lobbista e istituzionale della Clinton, provocano reazioni di rifiuto all'interno degli stessi partiti. Fra un anno il nuovo presidente americano sarà già insediato a Washington dopo essere stato eletto a novembre, ma la politica, come la stessa società americana, non trovano pace. Fra cinque giorni sarà la volta del caucus in Iowa e il lunedì successivo nel New Hampshire.

 

hillary   clinton jimmy fallon donald trumphillary clinton jimmy fallon donald trump

Ai nastri di partenza sempre loro, Trump per il GOP e Hillary per i democratici, ma tutti si accorgono che mai e poi mai si era vista una tale rissosità isterica e personalizzata come durante questa prima fase della campagna elettorale. E dunque i due campi sono in subbuglio per trovare un'alternativa, un piano B. Ecco dunque spiegata la natura di una eventuale candidatura dell'ex sindaco di New York, Michael Bloomberg.

 

BLOOMBERG BLOOMBERG

Bloomberg è un repubblicano ma correrebbe come indipendente: adorato dai newyorchesi, abortista, pro matrimonio gay, liberal e conservatore al tempo stesso rappresenterebbe il giusto mix che l'elettore medio americano gradirebbe senza estremismi ed estremisti.In campo repubblicano i conservatori, l'anima del partito, sono furiosi: Trump sembra inarrestabile malgrado la proposta di chiudere le frontiere ai musulmani di tutto il mondo, cosa che in America suona come una bestemmia contro la Costituzione, nata proprio per garantire un rifugio a tutti gli esseri umani senza discriminazioni religiose, razziali, politiche o di genere.

 

Gli arabo-americani sono milioni e protestano come americani, non come musulmani. Questa reazione di rigetto rianima i conservatori del Grand Old Party i quali come vecchi sacerdoti del tempio, vorrebbero essere liberati alla svelta dall'ingombrante outsider che si autofinanzia e non ha dunque bisogno di raccogliere fondi. Bloomberg risponde, libretto degli assegni alla mano, di poter correre rubando voti sia alla Clinton che a Trump, e gettando sul tavolo un miliardo di dollari.

marco rubio donald trump ben carsonmarco rubio donald trump ben carson

 

È pronto, ma non subito. Bisogna prima vedere come andrà la prima fase dei caucus che sono delle curiose forme di primarie con corsa campestre dei concorrenti che contano sul campo i propri elettori. Se Trump darà segni di debolezza e se Hillary mollerà (come molti pensano a causa della vicenda di Bengasi e delle email personali usate come governative) allora l'ex sindaco di New York metterà in campo la sua elegante figura di conservatore liberal che però non è popolarissimo nel resto dell'America.

 

rv ah202 rubio e 20120614232642rv ah202 rubio e 20120614232642

E poi abbiamo Bernie Sanders, settantacinque anni, che si è autoproclamato socialista in un Paese in cui non esiste un partito socialista e dove semmai ha vissuto nelle tenebre e nell'ortodossia il vecchio Partito comunista degli Stati Uniti. In che cosa consista il socialismo di Sanders nessuno l'ha capito bene, forse nemmeno lui, ma l'aggettivo colpisce i giovani e i radicali che guardano con simpatia al socialista inglese Jeremy Corbyn che nel Regno Unito rappresenta l'antimateria e l'antitesi di Tony Blair, liquidato ormai come un losco alleato di George W. Bush.

 

ted cruzted cruz

Sanders punta su questo: polarizzare l'elettorato anti-Bush, che somiglia all'antico elettorato anti-Nixon, su cui poggiarono le fragili sorti di Jimmy Carter. C'è un'America di sinistra che chiede di essere rappresentata e Hillary Clinton non sa e non vuole rappresentarla. Sanders appare nei dibattiti e nei footage televisivi come un vecchio matto alla ricerca di un carisma ancora in costruzione, ma comincia a piacere davvero.

 

Nel campo opposto, all'elettorato socialista di Sanders si oppone l'elettorato conservatore ispirato da Ted Cruz, senatore del Texas dove fu insediato grazie all'appoggio di Sarah Palin, la vulcanica ex governatrice dell'Alaska che adesso appoggia ufficialmente con un folcloristico endorsement Donald Trump. Donald Trump ha ricevuto sia il sostegno della pasionaria dei tea parties che quello inatteso di Vladimir Putin che lo trova divertente, convincente e con la schiena dritta: un altro se stesso.

 

sarah palin appoggia donald trumpsarah palin appoggia donald trump

Trump ha dichiarato di non disprezzare il sostegno di Mosca ed ha detto che con la Russia occorre un rapporto non isterico ma fondato sulla guerra al terrorismo comunque si chiami e dovunque si annidi. Di conseguenza, il diffuso sentimento anti-russo dei conservatori americani consiglierebbe loro un candidato più ortodosso e pensano chiaramente a Ted Cruz, cubano di origine come l'elegante senatore della Florida Marco Rubio, ma di temperamento «wasp» come Ronald Reagan.

 

I conservatori vorrebbero a questo punto che dei pesi morti come Jeb Bush, fratello, figlio dei presidenti omonimi ed ex governatore si decidessero a togliersi dalle scatole per non disperdere i voti. E questo Trump lo sa. A Trump, il senatore Cruz piace moltissimo e glielo dice nei fuori onda, ma sa anche che è l'unico suo possibile avversario. E dunque tende a metterlo ko arrivando a mettere in dubbio la sua eleggibilità, visto che Ted è nato per caso in Canada.

sarah palin   appoggia donald trumpsarah palin appoggia donald trump

 

Tanto accanimento ha un solo fine: depotenziare Cruz per poi chiamarlo, dopo lo scontro, a fare team con lui dopo la convention e la candidatura ufficiale. L'anima dell'americano medio, bianco o nero, latino o asiatico, è oggi come ieri centrista.

 

Non cerca avventure, non cerca guerre, ma ha un cuore che batte in modo diverso dai cuori europei e dunque è difficilmente riconducibile alle categorie aristoteliche di destra e sinistra. L'americano medio è in ansia e vorrebbe un abbassamento di toni. Su questo conta l'ex sindaco di New York che si scalda in panchina augurandosi il peggio sia per Hillary che per Donald.

 

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)