ECCO PERCHÉ SONO RIPRESE LE PARTENZE DALL'AFRICA - LA LIBIA USA I MIGRANTI PER FARE PRESSIONE SULL’EUROPE E SULL’ITALIA CHE NON VUOLE PIU’ TRATTARE SU AIUTI E MEZZI NÉ RISPETTARE GLI ACCORDI GIA’ PRESI - TRIPOLI HA INTERESSE A FAR ESPLODERE NUOVAMENTE L'EMERGENZA PER PRESENTARE NUOVE RICHIESTE O OTTENERE RISPOSTE SU QUELLE GIÀ PRESENTATE...

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1 - PERCHÉ SONO RIPRESE LE PARTENZE DALL' AFRICA

Fiorenza Sarzanini per “il Corriere della Sera”

 

gommone libia migranti gommone libia migranti

Una forma di pressione forte nei confronti dell' Europa che non sembra più disposta a fornire aiuti e un tentativo di alzare la posta rispetto all' Italia che non ha mantenuto le promesse. Sembra essere questo il motivo che spinge i libici ad allentare ulteriormente i controlli sulle coste e soprattutto ad ignorare le richieste di aiuto che arrivano da chi si trova già in mare.

 

I trafficanti non hanno mai smesso di riempire i barconi di uomini, donne e bambini disposti a tutto pur di fuggire dalla Libia. Prova ne sia che dopo il muro alzato dall' Italia con la chiusura dei porti e le minacce di Matteo Salvini nei confronti delle Ong, sono aumentati gli sbarchi in Spagna. Ma nei mesi scorsi le autorità di Tripoli avevano assicurato di voler effettuare pattugliamenti, quantomeno si erano impegnate a salvare chi si trovava in navigazione e rischiava il naufragio.

corpi migranti in mare libia 4 corpi migranti in mare libia 4

 

Ora tutto è di nuovo cambiato. Le motovedette spesso non intervengono, quando c'è un'emergenza fanno sapere di aver chiesto aiuto ai cargo che si trovano nell' area e si giustificano sostenendo di avere i mezzi in avaria. Un modo che probabilmente serve a ribadire il mancato impegno dell'Italia per mezzi navali, macchine, ambulanze, apparecchiature che dovevano essere consegnati a partire dal 2018 e invece non sono arrivati. Basti pensare che non sono state trasferite nemmeno le dieci barche che il ministro dei Traporti Danilo Toninelli aveva annunciato di aver regalato ai libici nel luglio scorso.

 

corpi migranti in mare libia 3 corpi migranti in mare libia 3

Al di là delle dichiarazioni di circostanza, è fin troppo chiaro che il dialogo con i libici avviato dall' Italia prima dell' arrivo di questo governo per gestire insieme il problema dei migranti a condizione che fosse garantito il rispetto dei diritti umani, è definitivamente interrotto. Roma ha dimostrato di non avere alcuna preoccupazione rispetto al destino degli stranieri che si trovano in Africa e di quelli che lì vengono riportati dopo essere stati soccorsi.

 

E questo evidentemente spinge gli stessi libici a far esplodere nuovamente l' emergenza nel tentativo di poter presentare nuove richieste o comunque ottenere risposte su quelle già presentate. Compresa l' autostrada che deve attraversare l' intero Paese e che è diventata la più forte arma di ricatto sin da quando a palazzo Chigi c' era Silvio Berlusconi e a Tripoli comandava il colonnello Gheddafi.

 

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2 - VIMINALE IN ALLERTA SULL'AUMENTO DELLE PARTENZE: È UNA STRATEGIA PER ALZARE LA POSTA DEGLI AIUTI

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

Roma chiude i porti Tripoli li apre, ma non per gli arrivi. La Libia torna a battere cassa secondo un copione già visto: le partenze riprendono, secondo una strategia messa in atto a singhiozzo negli anni passati per ottenere di più. E il trend adesso preoccupa il Viminale. Per quanto Matteo Salvini non intenda arretrare di un passo dalla decisione di chiudere i porti, la situazione rischia di precipitare, con un numero di vittime che potrebbe crescere e diventare un boomerang dal punto di vista politico, ma anche nei rapporti con l' Europa.

 

Ma c'è anche un altro nodo. Perché questa volta, dietro la nuova ondata di disperati che salpano senza controllo o vengono abbandonati in mare su imbarcazioni di fortuna, ci sarebbe anche la volontà di ricordare al governo italiano gli impegni assunti e disattesi. In gioco c' è anche quell' accordo firmato da Berlusconi nel 2008 ripresentato a giugno a Salvini: l' investimento italiano di 5 miliardi in 20 anni per realizzare opere infrastruttrali in Libia.

corpi migranti in mare libia 1 corpi migranti in mare libia 1

 

Il primo passo, appena una briciola rispetto alle richieste, per mostrare alla Libia una volontà di collaborazione e ottenere il risultato di continuare a controllare le partenze, Matteo Salvini, lo aveva fatto al suo ritorno da Tripoli, dove era volato a giugno, subito dopo avere ricevuto l' incarico di ministro dell' Interno. Il decreto Toninelli era stato blindato ad agosto dalle firme del premier Giuseppe Conte, dello stesso Salvini, del titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanese, e del ministro dell' Economia, Giovanni Tria: dodici motovedette e due unità navali della Guardia di finanza di 27 metri pronte a entrare in azione sotto il controllo della guardia costiera libica. E tra le polemiche il provvedimento era stato votato da Camera e Senato.

MIGRANTI IN LIBIA MIGRANTI IN LIBIA

 

Ma le motovedette non sono mai partite. Le promesse di Salvini andavano oltre, perché i libici, chiamati a sorvegliare la propria area Sar, appena riconosciuta, volevano anche altri aiuti. Che sembrano rimasti sospesi. Nelle more non si è più saputo nulla del dialogo tra il Viminale e Tripoli.

 

GLI ACCORDI PASSATI

Dopo l' approvazione del decreto alla Libia abbiamo consegnato solo le sue navi della Finanza, la G 92 Alberti e la G 115 Zanotti, lunghe 27 metri. Invece nulla è stato fatto per quella parte del decreto che riguardava il «rafforzamento della flotta libica» attraverso la cessione delle dodici motovedette. Il ritardo sarebbe legato a problemi di trasporto. Difficoltà tecniche hanno impedito il buon esito della trattativa, almeno da parte nostra. Ed evidentemente anche da parte dei libici che, con la nuova ondata di partenze, adesso sembrano ricordare a Roma gli impegni assunti.

 

MIGRANTI IN LIBIA1 MIGRANTI IN LIBIA1

Ma sul tavolo c' è anche l' accordo firmato con Gheddafi e votato nel 2009 dl Parlamento per «chiudere definitivamente il doloroso capitolo del passato» nei rapporti tra i due paesi. . Prevedeva investimenti per 5 miliardi di dollari in 20 anni da destinare a infrastrutture (250 milioni di euro all' anno). Il denaro sarebbe tornato completamente indietro, con il pagamento delle commesse a imprese italiane. A giugno Matteo Salvini, in occasione del suo incontro con Fayez al Serraj, a sorpresa, si era ritrovato a discutere del vecchio trattato. Anche nell' ottica di una certa continuità, almeno dal punto di vista libico, perché a siglarlo, da ministro dell' Interno, era stato il suo compagno di partito Roberto Maroni.

 

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Una posta molto alta, quella pretesa da Tripoli, legata, nella strategia libica, all' importanza che la questione immigrazione riveste per il governo. La richiesta è stata ripresentata un mese dopo a Moavero. L' intesa prevedeva tra l' altro la costruzione di un' autostrada litoranea di 1700 km dal confine tunisino a quello egiziano. Il primo lotto era stato assegnato a Impregilo nel 2013, ma la forte instabilità del Paese aveva costretto l' azienda a sospendere i lavori. Le autorità libiche hanno garantito a Moavero la possibilità che le imprese italiane tornino. Questioni rimaste sospese. Sulle quali, adesso la Libia batte cassa.

MIGRANTI IN LIBIA CAMPI MIGRANTI IN LIBIA CAMPI

 

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