fornero lacrime piange

ELSA SENZA SPADA - RITRATTONE DELLA FORNERO BY GIANCARLO PERNA: “HA SPOCCHIA DA VENDERE E POSA DA DEA EGIZIA. HA SEMPRE L'ARIA UN PO' DISGUSTATA PER L'ALTRUI IDIOZIA. SE ASCOLTA, METTE DUE DITA SOTTO IL MENTO PER FARTI CAPIRE CHE PUNTELLA LA TESTA, SE NO, MUORE DI NOIA. QUANDO A PARLARE È LEI, ALZA L'INDICE COME UN IMAM E TI SCRUTA AMMONITRICE - COME I SICARI CHE TORNANO SUL LUOGO DEL DELITTO, LA SIGNORA RIMUGINA SUGLI SFONDONI IN CUI È INCORSA CON LA RIFORMA DEL LAVORO”

Giancarlo Perna per “la Verità”

 

giancarlo perna

Non sta facendo niente Elsa Fornero in questi giorni e anche i prossimi in teoria sono vuoti. Dal primo novembre, l' ex ministro del Lavoro è in pensione. Ha compiuto 70 anni, lasciando l' Ateneo di Torino dove insegnava da lustri. Libera quindi di passare da una tv e l' altra per parlare di sé, dire quanto è stata brava nei 17 mesi del gabinetto Monti (novembre 2011-aprile 2013) e quant'è pessimo l' attuale governo.

 

Da quando ci sono i gialloblù a Palazzo Chigi, le tv hanno riscoperto lei e Mario Monti come testimoni di un tempo in cui facevamo diligentemente i compiti assegnati da Bruxelles. I 2 incarnano l'Italia obbediente all' Ue in contrasto con i ribelli, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che fanno la voce grossa senza però il coraggio dell' affondo. In previsione delle sue passerelle nei talk show, la professoressa Fornero ha dato alle stampe un libro che ha un titolo alla Lina Wertmüller, Chi ha paura delle riforme. Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni. Ora gira i canali per reclamizzare il tomo.

elsa fornero

 

Come i sicari che tornano sul luogo del delitto, la signora rimugina sugli sfondoni in cui è incorsa con la riforma del lavoro. Su tutti, la nota faccenda degli esodati. La riassumo. Alzata di colpo l' età della pensione a 67 anni per uomini e donne, Fornero condannò tutti a un aggravio di 2-3 anni di lavoro. Una scocciatura per l' occupato che pregustava di andare a riposo di lì a poco.

 

Ma un autentico dramma per chi aveva lasciato il posto un po' prima dell' età pensionabile. Costui infatti -l' esodato - anziché rinviare la rendita, come aveva calcolato, al compimento del sessantacinquesimo anno, restava a secco per ulteriori 2-3 anni. Roba da finire sul marciapiede a elemosinare.

 

LE LACRIME DI ELSA FORNERO

VEZZOSA NELLA MONDANITÀ

Chi conosce la professoressa, la descrive non diversamente da come la vediamo in tv. Spocchia da vendere e posa da dea egizia. Ha sempre l' aria un po' disgustata per l' altrui idiozia. Se ascolta, mette due dita sotto il mento per farti capire che puntella la testa, se no, muore di noia. Quando a parlare è lei, alza l' indice come un imam e ti scruta ammonitrice. Seppure concede qualcosa, l' accompagna con una mazzata. «Sarei disposta ad apprezzare anche questo governo», ha detto in un recente attacco di benevolenza, «se dicessero meno bugie. Ma le dicono con tanto candore che fanno anche un po' di tenerezza».

 

Bene che vada, ci dà una grattatina come a un gatto che fa ron ron.

elsa fornero con daniela poggi al film sugli esodati

Amici comuni mi assicurano che l' Elsa si ammansisce nelle occasioni mondane - salotti, pranzi, canaste, scacchi - in presenza di uomini. Allora diventa vezzosetta e tutta aggraziata secondo la migliore tradizione della madamin torinese.

Nel libro, Fornero abbozza la sua difesa, a tratti con umiltà. Racconta di avere agito dominata dalla fretta.

 

Nel primo giorno di governo, 16 novembre 2011, il premier Mario Monti le ingiunse: «Fai subito la riforma delle pensioni». «Quanto tempo ho?», fece lei. «15 giorni, al massimo 20», disse l' altro. Le pensioni dovevano essere il biglietto da visita del governo tecnico, per tranquillizzare i mercati. Lo spread in quei giorni era volato a 523 punti.

l' imprevisto degli esodati Elsa si buttò a capofitto. Man mano che mostrava le bozze a Monti, quello rispondeva: «Taglia di più».

 

Al ventesimo giorno la riforma era pronta. Elsa andò alla conferenza stampa con il premier in loden, i nervi a fior di pelle. Mentre illustrava il progetto e stava per pronunciare la parola «sacrifici», pensando ai pensionati, ebbe un groppo in gola, smise di parlare, e pianse. L' Italia si intenerì un tantino nonostante la batosta, finché giorni dopo sorse l' imprevisto degli esodati. La tenerezza sparì sostituita dalla rabbia.

elsa fornero al film sugli esodati

 

Fornero se la prese con l' Inps che, a suo dire, non l' aveva avvertita. Seguì la contesa sul numero dei buggerati. Il ministro tentava di sminuire dicendo che erano 65.000.

L' Inps esagerava parlando di 390.000. Alla fine, si trovò una via di mezzo: 170.000. I riflessi negativi durano tuttora e l' attuale governo è impegnato a rimediare. Fornero, e questa è la novità, è piuttosto pentita di quella riforma frettolosa. Oggi, non la rifarebbe. Di recente, ha detto in tv: «Il tempo non passa invano, le conoscenze aumentano e diventano fonte di conoscenza degli errori». Un po' sgrammaticata e certamente tardiva. In ogni caso, troppo facile cavarsela con un «ho sbagliato» quando in 170.000, più le famiglie, hanno perso per anni il sonno.

Mario Monti Elsa Fornero

 

i giovani «troppo choosy» Dopo l' episodio del pianto, madamin Fornero si riprese tosto. Il governo dei tecnici si segnalò per gli sfrugugli che i suoi membri, a turno, riservarono al popolo bue che governava. «Il posto fisso è monotono», cominciò Monti ironizzando su questa aspirazione maggioritaria dei suoi sudditi. «Gli italiani sono per il posto fisso, nella stessa città, a fianco di mamma e papà» (Anna Maria Cancellieri, ministro dell' Interno); «Chi non è laureato a 28 anni, è uno sfigato» (Michel Martone, sottosegretario di Fornero).

 

Elsa, da par suo si unì al coro dicendo, rivolta ai giovani: «Mai essere troppo choosy», ossia schizzinosi e «afferrare invece la prima offerta di lavoro senza aspettare il posto ideale». Quel choosy fu giudicato molto snob ma le era venuto spontaneo, poiché la professoressa era abituata a svolgere le sue lezioni torinesi nella lingua di Sir John Maynard Keynes.

 

ELSA FORNERO CON JOHN E LAPO ELKANN jpeg

tradizione contadina Nonostante l' aureola, Elsa è nata pastorella nel profondo Piemonte contadino. Lo sguardo sulle Valli di Lanzo, il piede nella natia San Carlo Canavese, da bambina razzolò nel mezzo iugero di aia che serviva a mamma Emma per cavarci un po' di ortaggi e allevare 2 galline. Il babbo, Donato, faceva l' operaio. Elsa era la minore di 3 sorelle. Mentre gli altri stavano bene nella loro pelle, lei sentì subito il bisogno dei vasti orizzonti cittadini.

 

Quello a portata di mano, era Torino. Ci andava ogni giorno in pullman per frequentare ragioneria, all' Istituto Luigi Einaudi. Ebbe in classe, Cesare Damiano, futuro ministro pd, a cui passava i compiti. Col diploma di ragioniere, la scelta universitaria di Economia era, all' epoca, obbligata. Peraltro, si confaceva al suo temperamento preciso e ordinato. Tutta l' ascesa sociale della nostra Elsa ha seguito il ritmo regolare di un metronomo.

ELSA FORNERO IN LACRIME

Presa la laurea, il suo professore, Onorato Castellino (sponsor anche di Monti, di qui l' amicizia tra Elsa e Mario), la cooptò come assistente.

 

Puntuale come un orologio, incontrò nell' Istituto un affascinante collega, Mario Deaglio, appetibile rampollo della buona borghesia di sinistra cittadina. Era di 5 anni maggiore, distanza perfetta tra i poli della coppia. Convolarono a nozze dopo un anno di fidanzamento, durata ideale per soppesarsi senza inutili trascinamenti. Il matrimonio sigillò il nuovo status della contadinella cresciuta tra le marane del Canavese. Non sto a dirvi le onorificenze accumulate dai due di pari passo: entrambi professori ordinari, entrambi con ruoli nelle banche cittadine, lui direttore del Sole 24 ore negli anni Ottanta, lei consigliere comunale negli anni Novanta.

ELSA FORNERO ARRIVA ALLA CENA BILDERBERG

 

il figlio ribelle La coppia ha 2 figli. Silvia, carinissima, medico universitario, molto in carriera, tutta sua mamma. Andrea, il ribelle che ha divagato: cineasta, documentarista, sceneggiatore, orecchino al lobo. La madre stentava a vederci il suo gene e sono stati spesso ai ferri corti. Andrea però ha resistito e ci ha vendicati.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…