ENRICHE’ NON C’È UN EURO - QUESTO IL MESSAGGIO DI SACCOMANNI E DRAGHI A LETTA: E L’AUMENTO IVA S’AVVICINA

Enrico Marro per "Corriere.it"

Il tempo stringe. Per evitare che l'Iva aumenti dal 21% al 22% dal prossimo primo luglio restano solo tre settimane. Ma il governo non ha ancora trovato una soluzione e a Palazzo Chigi prevale il «pessimismo». Il rischio che l'aumento dell'Iva, e quindi dei prezzi, scatti è a questo punto concreto. Cancellare la decisione presa dal precedente esecutivo costa infatti due miliardi quest'anno e quattro a partire dal prossimo. Ma per la copertura finanziaria di un intervento del genere il governo non sa come fare. Anche perché altre necessità incombono.

Eliminare l'Imu sulla prima casa, come assolutamente vuole il Pdl, costa altri 4 miliardi l'anno. E poi, anche senza tener conto della richiesta di un robusto taglio del cuneo fiscale sul lavoro (Confindustria vorrebbe 11 punti in meno), ci sono però gli sgravi sulle assunzioni dei giovani che lo stesso governo ha promesso, per non parlare delle cosiddette spese obbligate, tipo il rifinanziamento delle missioni militari.

Il pessimismo sull'Iva si è rafforzato dopo il vertice di ieri a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, e il nuovo Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, che hanno fatto il punto sulla situazione dei conti pubblici e sui provvedimenti da prendere per rilanciare la crescita. A rendere più complicata l'azione del governo c'è anche il contesto sfavorevole sui mercati.

Alcuni segnali degli ultimi giorni consigliano di non abbassare assolutamente la guardia. Qualsiasi errore sul fronte della tenuta dei conti pubblici potrebbe rimettere in moto la speculazione, con esiti imprevedibili. E il ricordo della terribile estate del 2011, con lo spread impazzito e l'euro in difficoltà, è ancora vivo. L'improvviso, e per certi versi inspiegabile, balzo dello spread fino a 288 punti negli ultimi giorni (ieri ha chiuso a 265) non è passato inosservato.

La Banca centrale europea guidata da Mario Draghi è stretta tra margini di manovra ridotti (il tasso è già al minimo storico dello 0,5%) e le pressioni di una Germania in piena campagna elettorale, contraria a politiche espansive sospettate di favorire i Paesi, come l'Italia, altamente indebitati.

Ma il fatto è che, in mancanza di una spinta alla domanda, le stesse prospettive di crescita della Germania ne soffrono, come dimostra la revisione al ribasso dell'aumento del prodotto interno lordo (0,3% nel 2013 e 1,5% nel 2014). Ora, se accanto alla domanda interna, ferma o in ribasso in diversi Paesi europei, frena anche l'export, il quadro non può che peggiorare, anche perché, pur in presenza di una ripresa negli Stati Uniti, l'euro resta forte nei confronti del dollaro.

In questo quadro le fragilità dell'Italia risaltano, a partire da quelle del sistema bancario sottocapitalizzato e appesantito dalle sofferenze. E le preoccupazioni nel governo aumentano. Si sono create eccessive aspettative, ha ammonito più volte Letta. Come dire che non si può sommare la cancellazione dell'aumento dell'Iva con l'abolizione dell'Imu sulla prima casa, con il taglio delle tasse sul lavoro, con l'ammorbidimento della riforma delle pensioni, con il rilancio delle infrastrutture.

Bisogna scegliere. E in questo momento per Letta la priorità è l'occupazione giovanile. Ecco perché cercherà di approvare prima del consiglio europeo di fine giugno il piano per il lavoro, che conterrà una serie di misure a costo zero, l'abbattimento dei vincoli sui contratti a termine e sull'apprendistato, accanto a sgravi contributivi fiscali sull'assunzione a tempo indeterminato dei giovani.

Nel frattempo, il consiglio dei ministri, già la prossima settimana, potrebbe presentare un pacchetto di semplificazioni per le imprese e i cittadini, recuperando la seconda ondata di semplificazioni contenuta nel disegno di legge presentato lo scorso novembre dall'allora ministro Filippo Patroni Griffi, provvedimento caduto con la fine della legislatura. Sono in preparazione a questo scopo un decreto legge e un disegno di legge.

Tra le norme in arrivo, particolarmente attese dalle imprese, c'è la possibilità per le aziende di abbattere e ricostruire gli immobili strumentali a patto di non cambiarne la volumetria; la semplificazione del Durc, il documento unico di regolarità contributiva (si stabilirà che è sempre acquisito d'ufficio, che vale 180 giorni e che non deve essere richiesto per ogni singolo contratto).

Inoltre, dovrebbero essere unificate in un paio di scadenze fisse ogni anno le date degli adempimenti amministrativi, contabili e fiscali che gravano su imprese e famiglie. Con questo stesso pacchetto dovrebbero arrivare l'obbligo di rilasciare i titoli di studio anche in lingua inglese e l'eliminazione di una serie di certificati, come quello di «sana e robusta costituzione».

Misure sicuramente utili, anche se a costo zero. Ma non certo in grado di dare quella scossa di cui c'è bisogno. Per questo Letta continua a sperare che il consiglio europeo di fine giugno autorizzi politiche più espansive e che i mercati continuino ad accordare la tregua.

 

 

LETTA, ALFANO, SACCOMANNIBerlusconi tasse casa TASSA IMU jpegENRICO LETTA MARIO DRAGHI SACCOMANNI VISCO LA VIA SPREAD

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...