EURO-DELIRI – L’IRRITAZIONE TEDESCA NASCE DAL FATTO CHE LA BCE DI DRAGHI CHIEDE PROPRIO ALLA GERMANIA DI SPENDERE DI PIÙ – MA BERLINO NON VUOLE ABBANDONARE IL FETICCIO DEL PAREGGIO DI BILANCIO

L’impegno dei ministro Schaeuble è quello di non fare più un centesimo di deficit dall’anno prossimo, ma l’economia tedesca si è fermata e per questo la Bce chiede meno austerity. Tra l’altro, alla Bce sta per aggiungersi anche il Fondo monetario internazionale con un appello ai tedeschi a spendere di più…

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Tonia Mastrobuoni per “La Stampa

 

angela merkel 1 angela merkel 1

Non è stato solo per raffreddare le aspettative sul nuovo bazooka della Bce che Mario Draghi ha inserito nel suo discorso di Jackson Hole il passaggio sulla necessità che i governi taglino le tasse e spendano di più, anche sfruttando al massimo i margini concessi dal Patto di flessibilità. Primo, se anche la Bce avviasse il quantitative easing, l’acquisto massiccio di titoli, non è detto che riuscirebbe a scongiurare la deflazione e il rischio di una stagnazione lunga nell’eurozona. La Bce va predicando da mesi che non può risolvere i destini del continente da sola e che i governi devono fare la loro parte.

 

Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo

La domanda, naturalmente è: quali governi? Se la riposta di Draghi ha suscitato la reazione irritata del ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble e una telefonata della cancelliera Angela Merkel, è per due motivi. Tra l’altro, secondo fonti ben informate, alla Bce si aggiungerà presto anche il Fondo monetario internazionale con un appello forte agli europei e ai tedeschi a spendere di più.

 

In sostanza, il cruccio principale dei tedeschi è che con la loro insistenza sulle politiche di rigore sono rimasti sostanzialmente soli. Persino la Bce, finora l’alleato più convinto sul fronte dell’austerità, li ha abbandonati.

 

Nel discorso di Draghi, infatti, il principale destinatario dell’invito ad allentare il rigore era Berlino, non l’Italia o la Francia. Nella testa di Draghi e dei banchieri dell’Eurotower, il lusso di poter spendere se lo possono permettere in pochi. E il Paese di Angela Merkel è in prima fila. L’invito ad essere più generosi nelle politiche fiscali, in realtà, era arrivato al governo tedesco pochi giorni prima anche dalla Bundesbank. Persino l’apertura sul Patto di stabilità da parte dei rigorosi guardiani della moneta unica non è una novità, era giunta già a luglio da uno dei membri più brillanti del board, Benoît Coeuré. In un’intervista il francese aveva invitato a usare i margini europei concessi sul disavanzo, ma tenendo conto dei livello di debito.

bundesinnenminister wolfgang schaeuble propertyposter bundesinnenminister wolfgang schaeuble propertyposter

 

Il primo motivo di irritazione, per i tedeschi, è il tentativo della Bce di convincere la Germania ad abbandonare il feticcio del pareggio di bilancio - l’impegno di Schäuble è quello di non fare più un centesimo di deficit dall’anno prossimo - in un momento in cui anche l’economia tedesca si sta fermando. Nei limiti consentiti dalle regole europee, sostiene Draghi, ma anche Jens Weidmann, la Germania dovrebbe spendere.

 

I dati dimostrano chiaramente che la prima economia europea è in difficoltà perché i molteplici focolai internazionali di crisi ne stanno indebolendo il principale traino economico, l’export. È cruciale che trovi il modo di irrobustire la domanda interna. Oltretutto, se si ferma la Germania, molto difficile che riparta anche il resto del continente.

Fra l’altro, è un braccio di ferro che si sta svolgendo non soltanto tra Francoforte e Berlino: anche il vicecancelliere Gabriel ha lasciato trapelare malumori sui giornali tedeschi dei giorni scorsi per la rigidità di Schäuble e l’attaccamento spasmodico del governo al primato del primo pareggio di bilancio dagli anni Sessanta. Un record da rimandare, e secondo tutti ormai.

Jens Weidmann Jens Weidmann

 

Il secondo motivo di irritazione, è che Merkel e Schäuble hanno gradito poco la reazione a Parigi e a Roma alle parole di Draghi, dove sono state lette da qualcuno come un endorsement alla battaglia di Matteo Renzi e François Hollande per un allentamento dei vincoli sul disavanzo. Sui due Paesi, l’opinione della Bce resta quella espressa centinaia di volte: hanno i conti in disordine e devono fare anzitutto le riforme - per il nostro Paese la priorità dovrebbe essere quella del mercato del lavoro. Se Merkel pensa anche stavolta, questo il messaggio più forte di Draghi, di delegare alla Bce la salvezza dell’Europa come nel 2012 con lo scudo anti-spread, sbaglia. Non sarà sufficiente: stavolta anche Berlino dovrà fare la sua parte.

 

 

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