i neonazi di lsns di slovacchia

“L’EUROPA SPARIRÀ” - VIAGGIO NEL MOVIMENTO DEI NEONAZISTI DI SLOVACCHIA, “LSNS”, CHE ALLE ELEZIONI HA PRESO L’8% E PORTATO IN PARLAMENTO 14 DEPUTATI - RONDE ANTI IMMIGRATI E ROM E POLITICI CORROTTI - CHI LO VOTA? IL 70% SONO UNDER 40 COLPITI DA INSICUREZZA SOCIALE E ECONOMICA

Francesca Paci per www.lastampa.it

 

marian kotebla marian kotebla

La strada che allontana la Slovacchia dall’Europa è quella che da Bratislava corre verso Banska Bystrica attraversando Nitra, Vranov, Ziar nad Hronom, l’est rurale del Paese dove il partito popolare di estrema destra Slovacchia Nostra (LSNS) governa dal 2013 e dove alle elezioni parlamentari dello scorso marzo ha incassato la maggior parte di quell’oltre 8% con cui ha guadagnato i suoi primi 14 deputati.

 

È un viaggio nel tempo, alle radici di un nazionalismo che oltre all’era pre-global rimpiange monsignor Tiso, il primo cattolicissimo presidente slovacco nonché il collaborazionista sotto cui furono deportati 70 mila ebrei. Alle spalle restano la capitale, le fabbriche di automobili straniere, l’agricoluta meccanizzata, la centrale nucleare di Mochovce: davanti c’e qualche ciminiera locale sopravvissuta al 900, tanti campanili, pile di alberi tagliati in barba all’ambientalismo che l’LSNS considera vezzo intellettuale al pari dell’«arte degenerata».

 

i neonazi di lsns di slovacchiai neonazi di lsns di slovacchia

Cosa farebbero i durissimi, rispetto ai quali i bulgari del BnoShpka si considerano a sinistra, se a fine anno il loro leader Marian Kotebla fosse riconfermato governatore o se, come ipotizza il politologo Jaroslav Nad, alle prossime parlamentari arrivassero al 16% avvelenando di populismo tutti gli altri partiti?

 

Ci risponde il numero due Milan Uhrik, 32 anni, studi di economia, camicia viola, l’unico che mastichi l’inglese e voglia parlare: «Non abbiamo fretta, non entreremo in nessuna coalizione, se tra due o tre tornate avremo la maggioranza e se l’UE esisterà ancora faremo un referendum per uscire e poi un altro contro i criminali dell’Allenza Atlantica».

 

marian kotebla  marian kotebla

Nel 2014 il gia’ presidente regionale Kotebla espose al balcone del suo ufficio sulla bella piazza di Banska Bystrica lo striscione “Fuori dalla Nato, Yankee go home” e due anni dopo, sempre qui dove il monumento alla memoria dell’armata rossa affianca la statua della Madonna e la frequentatissima cattedrale, srotolò una grande bandiera russa accanto a quella slovacca. Non c’e traccia del vessillo europeo.

 

«Tutto e’ iniziato nei primi anni ’90 come controcultura giovanile, il rock, gli skinheads neri moltiplicatisi dopo la caduta del regime, ci sono ancora molti gruppi cosi ma Kotleba, dopo averci provato più volte cozzando contro la Costituzione, è riuscito a crearsi uno spazio politico che raccoglie varie sigle e risulta convincente per il 25% dei giovani», spiega l’esperto di estremismo ed ex consulente del ministero dell’interno Daniel Milo.

i neonazi di lsns di slovacchia  i neonazi di lsns di slovacchia

 

Uhrik ignora le critiche del «sistema», giura che la simpatia per Tiso non c’entra con l’Olocausto ma è «devozione per il primo presidente slovacco», minimizza il passato da miliziani dei compagni di partito e liquida con un sorriso il fatto che tra i candidati non eletti dell’LSNS ci fosse il cantante della band Juden mort, morte agli ebrei. 

 

L’identikit dell’elettorato di Kotebla è più complesso di quello della giovane famiglia con tre bambini a passeggio domenicale per Banska Bystrica che capisce solo il nome del governatore e fa un ok compiaciuto con la mano. Secondo i sondaggi il 70% ha meno di 40 anni, l’8% ce l’ha con i migranti e oltre l’80% compara il proprio stipendio da 600 euro al mese ai “corrotti” dei partiti mainstream. C’è in giro «un’insicurezza sociale e economica cronica», dice la sociologa Zuzana Kusá, che forse spiega anche quel 28% di nostalgici del socialismo e quel 40% desideroso di un leader forte (sebbene solo il 35% voglia uscire dalla UE di cui la Slovacchia e’ membro dal 2004).

 

i neonazi di lsns di slovacchia   i neonazi di lsns di slovacchia

«Due vettori danno linfa a questi nazi-fascisti, la rabbia contro quella parte di sistema corrotta che è passata indenne dagli anni ’30 al socialismo alla democrazia mantenendo tutti i suoi privilegi e il problema reale dei rom, il 10-15% della popolazione divenuto in tempo di crisi il paradigma dello straniero» nota lo studioso del radicalismo di destra Radovan Branik al PantaRehi di Bratislva, uno dei caffe della capitale che l’LSNS addita come l’alterego del popolo, la quintessenza dell’intellighenzia, l’abisso crescente tra città e provincia.

 

i neonazi di lsns di slovacchia    i neonazi di lsns di slovacchia

A Banska Bystrica, la capitale della regione in cui vive la maggior parte dei rom e la disoccupazione è al 18% (il doppio della media nazionale), le contraddizioni vengono al pettine. La citta’ e’ ordinata, pulita, accanto al museo dell’insurrezione slovacca ci sono le foto degli ebrei deportati: rom, in realtà non se ne vedono, ma sono ovunque nell’aria.

 

«Non vogliamo migranti perché dobbiamo gia pensare ai rom, un corpo asociale che non vuole lavorare e vive facendo figli e prendendo sussidi», continua Uhrik, essenziale come il suo capo notoriamente allergico alle cravatte e poco attento alle belle parole. A Banska Bystrica ricordano Kotebla quando, ancora lontano dalla politica, faceva il buttafuori alla birreria Checova, dall’altro lato della piazza rispetto al palazzo della regione.

i neonazi di lsns di slovacchia     i neonazi di lsns di slovacchia

 

Un anno fa hanno i capi dell’LSNS hanno lanciato le ronde sui treni per proteggere i connazionali «ignorati dalla polizia». Sarebbero fuorilegge adesso, ma Uhrik fa spallucce: «Non ci possono impedire di salire a bordo, portiamo la maglietta verde con il nostro simbolo e la gente è felice di vederci, avremo fatto 500 pattugliamenti in un anno».

 

Dal 2014 il tema dei migranti è esplosivo in Slovacchia e l’identità cristiana, già parecchio forte, si è accentuata per paura dell’islam. Ma le richieste di asilo sono una trentina l’anno e i musulmani meno di 5 mila senza neppure una moschea: una delle rarissime ragazze velate di Bratislava e’ stata attaccata sei volte nel 2016.

 

i neonazi di lsns di slovacchia i neonazi di lsns di slovacchia

«Abbiamo un grosso problema giovanile, un’altissima fuga di cervelli che lascia qui solo i piu chiusi di mente, il vento anti sistema galoppa e il 25% dei partiti in parlamento è già populista», ragiona il 26enne giornalista del quotidiano Sme Roman Kuprik, bravissimo analista del fenomeno che lavora anche per il periodico Spectator.

 

L’LSNS fornisce un’identità, conferma chi lo vota. Viliam, 22 anni, operaio, vorrebbe che le industrie straniere se ne andassero perche «sono qui solo per pagare meno la manodopera locale». Dagmar, 38 anni, impiegato alle poste, è un ex elettore deluso del partito socialdemocratico Smar. Ivan, 24 anni, ha paura che la ragazza sia molestata «dai rom o dai musulmani». Milan Uhrik li conosce tutti, seppure non direttamente, conosce il loro disagio: «Pare che quanto di peggio ti possa capitare oggi e’ essere uomo, bianco, eterosessuale. Adesso basta».

 

i neo nazisti della slovacchiai neo nazisti della slovacchia

Cresceranno? I sondaggi suggeriscono di fare attenzione a quel 40% di astensionisti, l’orizzonte dei pionieri. E non tanto perché, com’è convinto Branik, «la Russia soffia sul fuoco dell’anello debole dell’est europeo». Un rapporto dei servizi segreti polacchi parla di soldi arrivati a Kotebla da Mosca, ma per ora di certo ci sono solo i fondi pubblici ottenuti con il governatorato prima e con le ultime elezioni, da cui l’LSNS ha avuto 5 milioni di euro. «Per la loro storia specifica, i giovani slovacchi non possono avere uno sfogo ribelle a sinistra e il bisogno di essere controcorrente, alternativi, imprevedibili, trova sbocco solo nella destra estrema», chiosa Tomas Nociar, docente di scienze politiche a Bratislava.

 

Al cimitero Martinsky c’è la lapide di monsignor Tiso, una pietra nera con l’epitaffio in memoria dell’uomo «sacrificatosi tutta la vita per la patria» in cui corpo però è stato sepolto in un luogo segreto dopo l’impiccagione nel 1947: ci sono tanti fiori freschi, «ogni giorno ne portano di nuovi» dicono. Una corona recita «Avanti insieme», il simbolo e’ quello dell’LSNS.

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - DIMENTICATE SCAZZI E VAFFA, DOMANI A ROMA TRA MACRON E MELONI SOLO BACI E ABBRACCI – SE L’EUROPA A TRAZIONE “VOLENTEROSI” HA BISOGNO DELL’ITALIA, DALL’ALTRA LA DUCETTA HA CAPITO DI ESSERE FINITA NEL VICOLO DELL’IRRILEVANZA - ACCANTONATI I SOGNI DI DIVENTARE LA REGINA DELLA DESTRA EUROPEA, MERZ E MATTARELLA LA SPINGONO VERSO IL PPE, USCENDO DAL GRUPPO DESTRORSO DI ECR - MACRON E MELONI SONO AMBEDUE ALLE PRESE CON L’ULTRA DESTRA DI MARINE LE PEN E DI MATTEO SALVINI (MA IL SECONDO SIEDE A PALAZZO CHIGI) - IL RENDEZ-VOUS DI DOMANI DOVRÀ RASSICURARE LA SORA GIORGIA CHE NON SARÀ PIÙ ESCLUSA DAI TAVOLI DEI NEGOZIATI SULL’UCRAINA, COME È SUCCESSO A TIRANA - SECONDO: ASSICURARSI L’INSOSTITUIBILE PRESENZA DELL’UNICO ALLEATO EUROPEO DOTATO DI POTENZA NUCLEARE ALLA CONFERENZA DEL 7 LUGLIO A ROMA SULLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA. SENZA MACRON, SAREBBE NON SOLO UN FALLIMENTO TOTALE, MA INUTILE - IL PRAGMATICO MERZ SI STAGLIA SEMPRE PIÙ COME IL LEADER PER ECCELLENZA DELL’UNIONE EUROPEA: MERCOLEDÌ È ATTESO A WASHINGTON. DI SICURO NON SI RIPETERÀ IL PESTAGGIO SUBITO DA ZELENSKY: A FAR COMPAGNIA A MUSK CON UN OCCHIO NERO QUESTA VOLTA SAREBBE IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO - VIDEO

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...