Fiamme travagliate - "Se della Guardia di Finanza non si fida il ministro delle Finanze, perché dovremmo fidarcene noi? - Ora che è tutto sui giornali, e che il sottosegretario Crosetto aggiunge di temere pure lui la Gdf dipingendola come un’associazione a delinquere, la storia non può finire con le scuse di Tremonti per la “stupidata”. Dovrebbe pensarci il capo dello Stato, che è anche il comandante supremo delle Forze Armate...."

Marco Travaglio per Il Fatto

Dice Tremonti, ministro dell'Economia e dunque responsabile politico della Guardia di Finanza, che smise di abitare "in albergo o in caserma" perché lì "non ero più tranquillo: mi sentivo spiato, controllato, persino pedinato". Ora, siccome la caserma in cui viveva era della Guardia di Finanza, se ne deduce che a "spiarlo, controllarlo, persino pedinarlo" non potevano essere che esponenti della Guardia di Finanza.

E, siccome nessun finanziere sano di mente prenderebbe l'iniziativa di spiare il ministro da cui dipende il Corpo, non si scappa: a ordinare di spiarlo non può essere stato che il vertice. Il quale vertice, come ha raccontato Tremonti ai pm di Napoli, è diviso in due "cordate": una fedele a lui e al fido Milanese (ex finanziere), l'altra a Berlusconi (quella che fa capo al generale Adinolfi): "Alcuni rappresentanti di quel Corpo sono in stretto contatto col presidente del Consiglio". Tant'è che Tremonti - lo conferma lui stesso - affrontò a brutto muso B. per denunciare le manovre della cordata berlusconiana ai suoi danni. E lo avvertì che non avrebbe accettato di cadere vittima del "metodo Boffo".

Dove per "metodo Boffo" non intendeva tanto gli attacchi del Giornale e di Libero, che per lungo tempo l'han tenuto nel mirino, com'era accaduto a Boffo. Intendeva piuttosto il dossieraggio che mescola fatti veri e falsi per ricattare. Dunque, se le parole e la logica hanno un senso, Tremonti sta accusando la cordata berlusconiana di averlo "spiato, controllato, persino pedinato". Nell'interesse o per ordine del presidente del Consiglio.

Sempre su Repubblica, Tremonti ammette di aver fatto "una stupidata" facendosi ospitare dall'amico Milanese e pagando l'affitto brevi manu, in contanti ("ma non in nero", precisa). Ma, ammesso che sia solo una stupidata, qui c'è ben di peggio. Se il ministro delle Finanze sospetta che qualcuno della Guardia di Finanza lo spii, dovrebbe correre in Procura a denunciare il reato. E cacciare su due piedi i generali che giudica infedeli, riferendo in Parlamento sui gravissimi motivi che l'hanno spinto a quella decisione (come fece il compianto Padoa-Schioppa, che nel 2007 cacciò il generale Speciale, poi condannato per peculato dunque promosso deputato dal Pdl).

Ma avrebbe dovuto riferire anche i suoi sospetti sul mandante di quelle spiate, o almeno le sue certezze sulle liaison fra il suo premier e una "cordata" della Finanza. Infatti B. non dovrebbe avere alcun rapporto con le forze armate e dell'ordine, visto che la Polizia ricade sotto il ministero dell'Interno, i Carabinieri sotto la Difesa, la Finanza sotto l'Economia.

Dietro un generale fellone si nasconde sempre un premier golpista, sia pur all'italiana. Invece Tremonti, avvolto da quel tintinnar di sciabole e da quel gracchiar di barbefinte, pensò di risolvere il tutto con una sfuriata a B. e un trasloco chez Milanese.

Ora che è tutto sui giornali, e che il sottosegretario Crosetto aggiunge di temere pure lui la Gdf dipingendola come un'associazione a delinquere, la storia non può finire con le scuse di Tremonti per la "stupidata". La Guardia di Finanza, composta da migliaia di uomini che per poche centinaia di euro al mese scovano miliardi di evasione, merita di meglio.

Così come i cittadini che assistono attoniti a quest'ennesimo film horror, ultimo sequel degli scandali petroli, Cerciello e Speciale. Chiedere a Tremonti o a B. di bonificare le Fiamme Sporche è come chiedere a Moggi di risanare il mondo del calcio. Dovrebbe pensarci il capo dello Stato, che è anche il comandante supremo delle Forze Armate. Per cacciare i generali felloni da un Corpo che dovrebbe garantire assoluta trasparenza e imparzialità, fedele alla Costituzione e alla Legge, non a B. o a Tremonti.

In caso contrario, quando un finanziere andrà a ispezionare un'azienda, l'ispezionato potrà cacciarlo a pedate dicendosi "spiato, controllato, persino pedinato". Se della Guardia di Finanza non si fida il ministro delle Finanze, perché dovremmo fidarcene noi?

 

 

michele adinolfifinanza MICHELE ADINOLFI Nino Di PaoloLa casa di via Campo Marzio dove viveva Tremonti MANUELA BRAVI E TREMONTIMILANESE E TREMONTI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…