È FINITA LA PACCHIA PER GLI UFFICIALI CON LA TONACA: LA DIFESA TOGLIE GRADI E PRIVILEGI AI CAPPELLANI MILITARI (BEN 173 TRA GENERALI, COLONNELLI E CAPITANI)

Francesco Grignetti per ‘La Stampa'

Il ghiaccio è stato rotto. I primi colloqui, molto cordiali. All'insegna della disponibilità. E non era scontato. No, non era affatto scontato che il nuovo ordinario militare, l'arcivescovo monsignor Santo Marcianò, accettasse il principio che i cappellani militari rinuncino ai gradi. Inquadrati nelle forze armate ci sono infatti 173 tra generali, colonnelli, e capitani con la tonaca. Si muovono senza armi. Il loro compito, garantito dal Concordato, è fornire «assistenza spirituale» ai militari. E però costano cari: una ventina di milioni di euro all'anno. Colpa, o merito, del grado.

Il cardinale Angelo Bagnasco, per dire, vescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, essendo stato ordinario militare dal 2003 al 2006, ovvero comandante dei cappellani, fu automaticamente nominato generale di corpo d'armata (oggi tenente generale), prendeva lo stipendio conseguente al grado ed è andato in pensione con il trattamento commisurato. Il cardinale ha dichiarato che non trattiene un euro per sè da quella pensione. Va tutto in beneficenza. Ma il suo caso serve a capire il meccanismo.

È una legge a regolare la struttura dell'ordinariato militare, che è allo stesso tempo una diocesi della Chiesa e un ufficio dello Stato. Il comandante, l'ordinario, assume il grado militare di tenente generale. È assistito da un Vicario, che ha il grado di maggiore generale, e da due Ispettori, con funzioni di vigilanza, i quali ottengono il grado di brigadiere generale.

E così via per li rami: nei reparti ci sono i primi cappellani capi con il grado di maggiore, i cappellani capi con il grado di capitano e i cappellani addetti con il grado di tenente. Ovviamente gli stipendi e poi le pensioni vanno di pari passo con gli avanzamenti.

Ebbene, grazie anche al nuovo corso francescano della Chiesa, si sente aria nuova anche all'ordinariato militare. L'arcivescovo Santo Marcianò, giunto al vertice dell'ordinariato nell'ottobre 2013, ha fatto capire, nei colloqui con il ministero della Difesa, che i cappellani potrebbero anche rinunciare ai gradi. Purché sia garantita l'essenza della loro missione pastorale, che è quella di assistere «spiritualmente» gli uomini e le donne che servono lo Stato in armi.

Non che sia una rinuncia facile. Non foss'altro perché «i gradi sono il grimaldello della gerarchia militare», come ha spiegato qualche tempo fa don Angelo Frigerio, ispettore dell'ordinariato. «Un passe-partout».

Don Angelo, grado di brigadiere generale, equivalente a generale di brigata, aveva accettato un invito nella tana del lupo. Parlava cioè ai microfoni di Radio radicale, intervistato da Luca Comellini, un ex maresciallo dell'Aeronautica che ha dato vita a un Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari e Forze di Polizia. Comellini, che è di area radicale, è stato il primo a scoprire che dal 1984, siglato il nuovo Concordato tra Stato e Chiesa, manca una Intesa sullo status dei cappellani militari. «Ed è uno scandalo», dice. «Oltretutto negato negli anni scorsi, quando i deputati radicali avevano proposto di passare la spesa per i cappellani militari dal bilancio della Difesa a quello della Chiesa».

Sono trent'anni, insomma, che si va avanti per inerzia. E che si fa finta di niente. Finalmente, con monsignor Marcianò e il ministro Roberta Pinotti sembra giunto il tempo di sedersi attorno a un tavolo e modificare la vecchia Intesa sui cappellani militari (figlia dei Patti Lateranensi del 1929). I tempi magnificamente raccontati da Ernesto Rossi nel suo "Il manganello e l'aspersorio".

Nella prossima revisione dello status del cappellano militare ci sarà anche modo di ripensare all'assetto gerarchico. Monsignor Marcianò ha dato la sua disponibilità a rinunciare al grado; ne ha accennato anche in un'intervista alle «Iene». E alla Difesa, sotto spending review, l'idea di una limatina alle spese per i cappellani piace anzichenò.

 

 

NUNZIO GALANTINO E BAGNASCO don nunzio Cardinale Bagnasco Angelo Rinaldi Giovanni De Mauro Mario Calabresi Cappellano militare Roberta Pinotti cappellani militari

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO