FORZA MONTI! SUPERMARIO HA UN PROBLEMA: COME LIBERARSI DELL’INDAGATO PASSERA - L’INCHIESTA DI BIELLA (NASCOSTA DA GIORNALI E TV) E’ L’OCCASIONE CHE IL PREMIER ASPETTAVA PER TOGLIERSI DALLE SCATOLE L’AMBIZIOSO MINISTRO IMPOSTO DA LETTA E BERLUSCA E PUNTARE DRITTO ALLA RICANDIDATURA A PALAZZO CHIGI - QUANTI GUAI PER BANCA INTESA DALL’INDAGINE SUL BUS-RICICLAGGIO…

1 - CASO PASSERA, L'IMBARAZZO DI MONTI
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"

L'ha presa malissimo Mario Monti quando ha letto che il ministro Corrado Passera, la pedina che lega il governo con il sistema bancario e il gruppo cattolico, è indagato per presunti irregolarità fiscale di Banca Intesa. Il professore ha aspettato invano un chiarimento pubblico o privato, e non ha smaltito il fastidio con il comunicato della Procura di Biella che parlava di atto dovuto. Monti non riesce a nascondere - raccontano fonti di Palazzo Chigi - l'imbarazzo che lo insegue sin dal primo giorno in cui ha appreso la notizia.

E ancora non ha deciso cosa fare: convocare Passera per un colloquio sul tema oppure chiedere e ottenere una spiegazione sui giornali o in televisione? Non si può tacere all'infinito, anche se l'inchiesta di Biella è scivolata senza lasciare traccia fra i giornali e i programmi tv. Per il momento, il premier cova un silenzioso imbarazzo perché il peso politico di Passera è superiore ai sottosegretari Carlo Malinconico (vacanze pagate a sua insaputa) o Andrea Zoppini (frode fiscale e dichiarazione fraudolenta), subito via con dimissioni spontanee senza far mantecare la polemica.

Da Palazzo Chigi fanno notare che Monti non è abituato a interventi netti, e citano il ministro Filippo Patroni Griffi, finito nel putiferio per un appartamento al Colosseo comprato a prezzi di saldo e saldamente al suo posto.

IL Professore lascia al collaboratore coinvolto in vicende giudiziarie (o inchieste giornalistiche) decidere l'uscita più degna e più giusta. Però, e su questo non transige, vuole dare l'immagine di un governo onesto e inappuntabile. Anzi, lui vuole averne la sensazione: e dunque, di ritorno da Bruxelles, Monti avrà un incontro con Passera per dissipare qualsiasi dubbio oppure, se l'esito fosse negativo, prendere le decisioni più drastiche.

Il rapporto fra il professore e l'ex banchiere con il tempo va peggiorando per le reciproche ambiziosi: Passera sta pensando (e costruendo) il futuro in politica, che gli è costato la milionaria buonuscita come amministratore delegato di Banca Intesa; Monti deve completare la missione per cui il Quirinale l'ha precettato, puntando - semmai - proprio al Colle più alto di Roma o al secondo mandato a palazzo Chigi. La convivenza è inevitabile.

Passera rappresenta un pezzo sensibile di mondo cattolico e gestisce il ministero teoricamente più imponente che unisce le comunicazioni, i trasporti e lo sviluppo. Però, gli episodi che li hanno divisi sono numerosi. La riforma del lavoro è stata una campagna quasi personale di Elsa Fornero, ben tollerata e assecondata da Monti, mentre l'ex banchiere partecipa agli incontri nel ruolo di osservatore.

Viceversa, il professore ha subito la tessitura insistente di Passera - che mira a una candidatura in primavera - verso le cooperative, le associazioni, i movimenti. L'ultima esibizione all'assemblea di Coldiretti, dove il ministro competente Mario Catania (Agricoltura) sembrava una comparsa accanto al Passera, sicuro, che si batteva la mano sul petto durante l'Inno di Mameli e s'alzava di scatto per salutare con la mano monsignor Mariano Crociata. Quando si vedranno, non saranno baci e abbracci.

2 - LA RETE OFF-SHORE DEL SUPER-MANAGER DI BANCA INTESA
Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Dunque Banca Intesa sta indagando sul caso Giacomini. L'istituto milanese "ha in corso verifiche interne volte a valutare la regolarità formale e sostanziale delle operazioni oggetto degli accertamenti della magistratura".

Lo ha detto, come riferisce il Sole 24Ore di domenica, un anonimo portavoce della banca dopo le rivelazioni del Fatto quotidiano sull'indagine per riciclaggio che coinvolge Marco Bus, top manager di Intesa che guida la controllata Seb di Lussemburgo. L'inchiesta della procura di Verbania ha alzato il velo su una gigantesca frode fiscale che ha consentito ai Giacomini , titolari dell'omonima grande azienda di rubinetteria, di portare all'estero oltre 200 milioni senza pagare un euro di tasse.

I soldi, intestati a un trust dell'isola di Jersey, erano stati depositati su un conto della Seb guidata da Bus. Ma dalle indagini emerge che il manager di Intesa ha stretti rapporti (personali e d'affari) con Alessandro Jelmoni, il broker che ha organizzato la rete societaria indispensabile per allestire la frode. Jelmoni è stato arrestato il 16 maggio scorso, insieme a Elena e Corrado Giacomini, i due esponenti della famiglia accusati di aver organizzato la frode.

Non per niente, nell'ordinanza del Gip di Verbania che ha disposto gli arresti, si leggono alcune frasi che lasciano pochi margini di dubbio su quali siano i sospetti degli investigatori. "E' estremamente verosimile - è scritto nel documento - l'esistenza di probabili complicità all'interno dei vertici di Société européenne de Banque (Seb) in una sistematica e risalente attività di riciclaggio realizzata attraverso strutture precostituite (da tempo) da soggetti gravitanti nell'orbita della banca e da questi messe a disposizione di un grande gruppo imprenditoriale italiano quale è la Giacomini spa".

In effetti, la posizione di Bus appare piuttosto singolare per un alto dirigente bancario al vertice di un istituto di grandi dimensioni come la Seb. Giusto per dare un'idea, la banca lussemburghese di Intesa vanta un attivo di 12 miliardi di euro e ha chiuso il bilancio 2011 con oltre 100 milioni di profitti. A quanto pare, negli anni in cui ha fatto carriera in banca, il futuro numero uno Bus si è trovato ad amministrare società in qualche modo legate alla Giacomini e allo stesso Jelmoni. Prendiamo il caso della finanziaria J & Be international. Secondo quanto è emerso dalle indagini questa società avrebbe emesso fatture milionarie a carico della Giacomini spa.

Il sospetto è che quelle fatture non fossero altro che un sistema per creare fondi neri all'estero. Ebbene chi troviamo tra gli amministratori di J & Be tra il 2001 e il 2004? Proprio lui, Bus, che in quegli anni aveva anche un ruolo importante nella banca del gruppo Intesa. Per la precisione l'attuale amministratore delegato nel 2002 aveva i gradi di direttore aggiunto, nel 2003 viene promosso direttore e nel 2004 raggiunge la poltrona di direttore generale.

Eppure, in quello stesso periodo, Bus è attivissimo anche come amministratore di società lussemburghesi. Si contano almeno una trentina di incarichi. Nell'elenco compare anche la Tabata sa, costituita dalla famiglia Tanzi e messa in liquidazione nel 2004, quando la famiglia di Collecchio venne travolta dal crac della Parmalat.

Bus era in buona compagnia. Quelle stesse società sono state amministrate anche da Jelmoni, il broker di fiducia dei Giacomini da quasi due mesi agli arresti. E della stessa squadra faceva parte anche Mario Iacopini, già alto dirigente di Seb, anche lui indagato dalla procura di Verbania nell'inchiesta per frode fiscale e riciclaggio. Non finisce qui, perchè come risulta da documenti ufficiali la banca lussemburghese di Intesa forniva anche un servizio di domiciliazione. Per esempio la J & Be, la finanziaria sospettata di aver prodotto fatture false per conto del gruppo Giacomini, aveva sede presso Banca Intesa international sa. Quando quest'ultima si è fusa con Seb cambiando uffici, anche la J & Be ha traslocato.

Bus nel frattempo ha fatto carriera, ma i suoi rapporti con Jelmoni non si sono mai interrotti. Tanto che il broker ha sempre fatto sponda su Seb per tutte le operazioni che riguardavano i soldi neri dei Giacomini. Si tratta di capire se a Milano, al quartier generale della banca in quegli anni guidata dall'amministratore delegato Corrado Passera, qualcuno si era accorto di qualcosa. Intesa indaga.

 

CORRADO PASSERA E MARIO MONTI MONTI E PASSERAcarlo malinconicoAndrea Zoppini al QuirinaleFilippo Patroni GriffiELSA FORNEROMARIO CATANIA Corrado GiacominiMARCO BUS CORRADO GIACOMINI jpeg

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...

donald trump volodymyr zelensky steve witkoff vladimir putin

DAGOREPORT - È FINALMENTE LA VOLTA BUONA PER LA PACE TRA RUSSIA E UCRAINA? – L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP A MOSCA, STEVE WITKOFF, DOPO TRE ORE DI FACCIA A FACCIA, HA CONVINTO PUTIN A INCONTRARE IL TYCOON, CONSIGLIANDOGLI DI PRESENTARSI CON UN “REGALINO” DI BUONA VOLONTA': COME LA FINE DEGLI ATTACCHI DI DRONI E AEREI – IL FACCIA A FACCIA, CHE SI TERRÀ DOPO FERRAGOSTO NELLA TURCHIA DI ERDOGAN, HA OTTENUTO IL VIA LIBERA DA ZELENSKY, MERZ, STARMER E RUTTE (NON COINVOLTI IL GALLETTO MACRON E LA "PONTIERA SENZA PONTE'' MELONI) - MA PER FARLA FINITA, PUTIN DEVE PORTARE A MOSCA IL BOTTINO DEL VINCITORE: NON VUOLE E NON PUO' PERDERE LA FACCIA DOPO TRE ANNI DI GUERRA - TRUMP HA RASSICURATO ZELENSKY CHE L'UCRAINA NON VERRA' UMILIATA DALLA RUSSIA - IN VISTA DEL VOTO DI MID-TERM 2026, PER IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA LA PACE VALE COME UN GOL IN ROVESCIATA...