mosul iraq

SUL FRONTE DI MOSUL - È IN CORSO L'ULTIMO ASSALTO ALLA ROCCAFORTE IRACHENA DELL'ISIS, IN BARBA ALLE RESISTENZE AMERICANE: LE MILIZIE PARAMILITARI PREFERISCONO UNA RESA DEI CONTI SANGUINOSA IN IRAQ PIUTTOSTO CHE LASCIAR PASSARE GLI INTEGRALISTI IN TERRA SIRIANA, COME AVREBBERO VOLUTO DA WASHINGTON, PER AUMENTARE LA PRESSIONE SU ASSAD E SUI SUOI ALLEATI RUSSI

Giampaolo Cadalanu per ''la Repubblica''

 

La palazzina sulla linea del fronte, al secondo piano, sarebbe l' ideale per un momento di pausa nel combattimento, se non fosse per quella strisciata di sangue che imbratta la terrazza e continua sulla scala.

 

la battaglia di mosul  5la battaglia di mosul 5

I soldati della Golden Division, le truppe scelte irachene, si sfamano con una mela e qualche biscotto. E raccontano che oggi in questa casa di Bazwaya, a pochi chilometri dalla periferia di Mosul, sono morti in quattro. Qualcuno ipotizza persino che sia stato "fuoco amico". Ma loro sono entusiasti: la resistenza dei miliziani è stata più debole del previsto, la difesa dello Stato Islamico sembra crollare.

 

A poche centinaia di metri, le Humvee blindate avanzano nei campi. Nere, con i fari accesi in mezzo a nuvole di polvere, sembrano mezzi alieni tratti da Guerre stellari. Dalle case di Gogjali, l' ultimo villaggio prima di Mosul, salgono colonne di fumo grigio. Probabilmente incendi, più che petrolio dato alle fiamme.

 

Nell' abitato lo scontro è pesante: si distinguono le raffiche di armi leggere, i colpi cadenzati dei grossi calibri, e ogni tanto l' esplosione di una bomba, subito seguita dal rombo lontano del cacciabombardiere che ha condotto l' attacco da alta quota.

 

la battaglia di mosul  4la battaglia di mosul 4

Mosul è lì, dietro quella nuvola sporca, in attesa e in agguato. La seconda fase dell' Operazione Ninive, condotta da Est dalle truppe irachene della Divisione d' oro e da quelle della Nona da sud, è partita di slancio, travolgendo con i miliziani dell' Isis anche le incertezze dell' alleato americano, che avrebbe voluto una sosta di riorganizzazione prima dell' ingresso a Mosul. Perché mentre i governativi procedono rapidamente, anche le Hashd al Shaabi, le Unità di mobilitazione popolare sciite, sono entrate nella zona di Tal Afar, a Ovest del capoluogo. Vogliono tagliare i rifornimenti dell' Isis ma di fatto chiudono la possibile via di ritirata per i jihadisti.

 

Il piano delle milizie paramilitari è palese: preferiscono una resa dei conti sanguinosa in Iraq piuttosto che lasciar passare gli integralisti in terra siriana, come forse invece avrebbe fatto piacere agli strateghi della Casa Bianca, contenti di far aumentare la pressione su Bashar Assad e sui suoi alleati russi.

 

la battaglia di mosul  3la battaglia di mosul 3

Ma l' avanzata non si può fermare: in serata i primi drappelli hanno superato Gogjali e sono arrivati a Karama, nella periferia di Mosul, cioè nel cuore della parte irachena di Daesh. Bisogna arrivare in fretta nel capoluogo per «tagliare la testa al serpente», ha annunciato il premier iracheno Haidar al Abadi, lanciando un ultimatum agli uomini dello Stato Islamico: «Arrendetevi o morirete ». Per chi alza le mani c' è magari un trattamento un po' ruvido, ma nemmeno troppo violento: ce lo mostra Emad, nella ripresa del suo cellulare. «Quello sono io», indica, orgoglioso di condurre tre miliziani prigionieri con le mani legate dietro la schiena, con qualche spintone e una tirata di capelli. Chi viene catturato vivo deve essere subito condotto a Bagdad.

 

la battaglia di mosul  2la battaglia di mosul 2

Ma nella scheda del telefonino è ripresa anche la sorte di chi vuole combattere fino alla fine: «Questo era un foreign fighter saudita, abbiamo trovato il suo passaporto », aggiunge il militare indicando la foto di un corpo senza vita. In un' altra foto un cadavere quasi irriconoscibile: «E questo era un giapponese». Era uno straniero con gli occhi a mandorla, più probabilmente un uighuro del Xinjang o un militante indonesiano, chissà. Quella fine nella polvere di Bazwaya era ciò che desiderava, se ha scelto la via indicata da Abubakr al Baghdadi.

Recitava la scritta su un muro nel vicino villaggio di Al Hamdaniyah, "Come voi volete vivere, noi vogliamo morire".

 

I militari della Golden Division si riposano a Bartella, a pochi chilometri dal fronte. Hanno trovato qualche casa in condizioni accettabili, qualcuno tenta di dormire ma poi accoglie con un sorriso i visitatori stranieri. Hanno tutti t-shirt "dedicate" allo status di truppe speciali, uno esibisce il marchio delle pistole Glock, altri indossano stemmini della divisione scelta, ma la più popolare è quella con su scritto: Dangerous Sniper, cecchino pericoloso.

 

la battaglia di mosul  1la battaglia di mosul 1

Saif è l' unico a torso nudo e mostra orgoglioso la cicatrice di un proiettile dello Stato islamico: è entrato sotto la clavicola ed è uscito dall' altra parte senza troppo danno. Può essere la prova che il cielo era dalla sua parte, dopo tutto.

 

«Non abbiamo avuto perdite significative, Alhamdu Lillah, grazie a Dio», dice Mohamed, ventenne di Diyala. La benevolenza dall' alto è stata stimolata sicuramente dalle tante bandiere sciite con l' immagine di Ali, cugino del profeta Maometto. Ma nei combattimenti sono servite anche le cinquanta tonnellate dei carri armati Abrams, capaci di intercettare a cannonate le auto- bomba lanciate contro i militari. Solo ieri, secondo le stesse dichiarazioni dell' Isis, ne sono state usate sette. Dove i tank non c' erano, le truppe scelte di Bagdad hanno fatto saltare in aria le macchine cariche di tritolo grazie ai lanciamissili controcarro teleguidati Kornet, orgoglio dell' industria militare di Mosca.

 

LA BATTAGLIA DI MOSULLA BATTAGLIA DI MOSUL

E poi a dare una mano c' era anche qualche militare meno propenso a comparire, qualcuno con occhi chiari e rosso di capelli, pronto a tirarsi la kefiah sul volto alla vista di una telecamera per rifugiarsi dentro un blindato Cougar. «Non vogliono essere ripresi », dice l' ufficiale iracheno: «Sono soldati delle forze speciali americane».

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...