FUORI UN CONDANNATO, DENTRO UNO A PROCESSO: LE NOMINE DI MATTEO PER FINMECCANICA, DA MORETTI A PROFUMO – SEMPRE PIU’ DUCETTO, ANCHE CON I FARMACI – LA BATTAGLIA DI LOTTI PER INDICARE IL NUOVO DIRETTORE DELL’AIFA ED I RAPPORTI DI RENZI CON LA MENARINI - LA SMENTITA DEL MINISTRO DELLO SPORT

Condividi questo articolo


 

Lettera di Lotti a "La Verità": «Non mi occupo dell' Aifa»

 

Caro direttore, come quasi ogni giorno anche stamattina ho letto il suo giornale e ho visto che avete dedicato ben due articoli a una notizia falsa sul mio conto che ieri, peraltro, avevo smentito con un comunicato ufficiale.


Per essere chiari mi riferisco alla nomina del presidente dell' Aifa. Fermo restando la libertà di stampa e la libertà di dedicare tutto lo spazio che volete allo stesso argomento, confesso di aver notato in questi mesi di essere un «oggetto molto gradito e apprezzato» nei vostri articoli.

 

Certo, sono un ministro e dunque è normale (e giusto) avere lo sguardo della stampa sul mio lavoro, ma nel vostro caso rilevo nei miei confronti un' attenzione reiterata che mi lusinga, sebbene vada abbondantemente oltre la realtà dei fatti.

 

Di questo tuttavia vi ringrazio, anche se umilmente avverto una tenue preoccupazione; e non certo per la mia persona. Si dice che «le idee ossessive spesso degenerano nella perversione»: è d' accordo? Grazie e buon lavoro.

 

Luca Lotti

 

 

Maurizio Belpietro per la Verità

 

RENZI MORETTI RENZI MORETTI

Fuori un amministratore delegato condannato in primo grado a 7 anni di carcere per disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo, dentro un amministratore delegato rinviato a giudizio per usura bancaria. Diciamo che in Finmeccanica, da qualche tempo ribattezzata Leonardo, si fanno passi da gigante, per lo meno dal punto di vista della reputazione.

 

Ci auguriamo ovviamente che i giudici accertino la completa estraneità ai fatti di Alessandro Profumo, il nuovo numero uno del colosso che opera nel settore della difesa e dello spazio. Certo, forse Matteo Renzi, prima di incaricare l' ex banchiere di Unicredit e del Monte dei Paschi di Siena di rappresentare un' azienda strategica come Leonardo sui mercati internazionali, avrebbe potuto informarsi sui procedimenti giudiziari in corso.

alessandro profumo matteo renzi alessandro profumo matteo renzi

 

Era risaputo che in un angolo di tribunale giaceva qualche fascicolo riguardante la precedente vita di Profumo, dunque un po' di cautela sarebbe stata opportuna. Se poi si considera che il manager, pur avendo dimestichezza con gli sportelli, non ne aveva nessuna con i sistemi aerospaziali e con i carri armati, e in particolare nulla o quasi sapeva dei grandi appalti militari di cui è stato all' improvviso chiamato a occuparsi, forse avremmo potuto risparmiarci la freddezza con cui il mercato degli investitori ha accolto la recentissima nomina.

 

Ma tutto questo, quando c' è di mezzo il fu presidente del Consiglio, ha poca importanza. Si sa che l' ex premier se si mette in testa una cosa non sente ragioni. È stato così quando impose il capo dei vigili urbani di Firenze a suo capo di gabinetto a Palazzo Chigi, nominandolo poi al Consiglio di Stato senza che ne avesse i titoli. E non fosse stato per lo scetticismo di Sergio Mattarella, ma ancor più dei vertici della sicurezza nazionale, sarebbe stato così con Marco Carrai, designato numero uno della Cyber security. Insomma, se Renzi vuole, tutti si devono inchinare, che stia al governo oppure che faccia finta di fare il Cincinnato a Pontassieve.

 

matteo renzi marco carrai matteo renzi marco carrai

Del resto questo è il suo stile di governo. Nel Dna non ha la condivisione delle scelte con altri. Per quanto si sforzi, per quanto dica di voler sostituire l' io con il noi, poi alla fine il suo vero carattere viene fuori. La nomina di Alessandro Profumo, più che della necessità di mettere l' azienda pubblica nelle mani delle persone più competenti, è frutto della volontà di metterla nelle proprie mani, perché tutto riferisca non al ministero dell' Economia o al governo, ma proprio a lui. All' uomo che si ricandida a prendere il posto di Paolo Gentiloni.

 

CAIO CAIO

La cacciata di Francesco Caio, manager che ha ben operato ai vertici delle Poste (prova ne sia che il mercato ha accolto con freddezza il cambio della guardia) risponde a questo criterio. L' ex numero uno di Ariston e di Olivetti era considerato un renziano poco praticante e dunque è stato cacciato dal paradiso del Giglio magico. Al suo posto è stato nominato un manager di esperienza, che nel curriculum, oltre al fatto di essere toscano, può vantare il fatto di avere una lunga militanza in Jp Morgan, la banca d' affari americana tanto cara all' ex sindaco di Firenze. Così cara d' aver condiviso la riforma della Costituzione.

matteo del fante matteo del fante

 

Ma a proposito di nomine e nomi che ricorrono, ieri ci siamo occupati della contesa per il nuovo presidente dell' Agenzia nazionale del farmaco, ovvero del numero uno di un' authority che si occupa di fissare i prezzi dei medicinali e di stabilire quali debbano essere messi in commercio a spese del servizio sanitario nazionale. Secondo La Repubblica Luca Lotti, braccio destro di Renzi, starebbe esercitando pressioni per la nomina di un professore romano in luogo del direttore dell' istituto di ricerca Mario Negri. Il ministro dello Sport ha negato con sdegno qualsiasi interesse verso l' importante incarico.

 

LUCA LOTTI LUCA LOTTI

Forse «Lampadina», questo il suo soprannome, non sarà interessato al nome di chi dovrà guidare l' Aifa, ma il suo capo qualche attenzione alla poltrona di chi vigila sui farmaci potrebbe averla. Non solo perché a Firenze c' è la più importante azienda farmaceutica italiana, la Menarini, ma perché i proprietari, quando Renzi era sindaco e presidente della Provincia di Firenze, finanziarono alcune opere care al futuro Rottamatore.

I FRATELLI ALBERTO GIOVANNI E LUCIA ALEOTTI I FRATELLI ALBERTO GIOVANNI E LUCIA ALEOTTI

 

Con gli Aleotti Renzi era in tali rapporti che una volta si portò la presidentessa del gruppo toscano in visita dalla Merkel. Lucia, proprietaria della Menarini insieme con il fratello, è recentemente stata condanna a 10 anni e 6 mesi di carcere per riciclaggio e corruzione. I giudici, che hanno disposto un sequestro di beni per 1,2 miliardi di euro, accusano la famiglia di aver gonfiato i prezzi dei farmaci a danno del sistema sanitario nazionale.

 

LUCIA ALEOTTI RENZI LUCIA ALEOTTI RENZI

Ma in fondo, è solo una condanna in primo grado e quello di Profumo solo un rinvio a giudizio. Con il tempo si vedrà. Per ora occupiamoci di evitare che all' Aifa ci vada qualcuno che sa di che parla.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…