angela merkel annalena baerbock

LA GERMANIA AVRA' UNA ECO-CANCELLIERA? - I VERDI NOMINANO ANNALENA BAERBOCK LORO CANDIDATA PER IL POST MERKEL - PER LA PRIMA VOLTA DA 41 ANNI, GLI AMBIENTALISTI TEDESCHI HANNO UNA POSSIBILITA' REALE DI PUNTARE ALLA MASSIMA CARICA - NEL LORO PROGRAMMA OBIETTIVI CLIMATICI TALMENTE AMBIZIOSI DA ESSERE IRREALI: AUMENTO DEL COSTO DELLA CO2, RIDUZIONE DEI GAS SERRA DEL 70% ENTRO IL 2030 (CONTRO IL 55 STABILITO DALL'ATTUALE GOVERNO)

Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

 

Annalena Baerbock e Robert Habeck

Molto lascia prevedere che sarà lei, Annalena Baerbock, la candidata alla cancelleria dei Verdi nelle elezioni federali di settembre. Ma anche se così non fosse e la scelta ricadesse su Robert Habeck, il fascinoso e tenebroso co-presidente dei Grünen, quella che verrà annunciata questa mattina è comunque una decisione destinata a fare Storia. Per la prima volta nei quarantuno anni trascorsi dalla loro fondazione, gli ambientalisti tedeschi hanno una possibilità reale di puntare alla massima carica del Paese e non nascondono più la loro ambizione di potere.

 

Annalena Baerbock e Robert Habeck 1

Di tutte, la cosa forse più straordinaria è la completa metamorfosi di un movimento che fu per definizione ribelle, caotico e antiautoritario, in un partito dalla disciplina quasi militare, ordinato e completamente allineato dietro i due leader. Mentre la Cdu-Csu, orfana in fieri di Angela Merkel, si tormenta e si dilania in pubblico sulla nomina del suo Kanzlerkandidat, non una fuga di notizie, una frase, un rigo sono trapelati dal muro di discrezione eretto dai Verdi intorno a Baerbock e Habeck, che hanno potuto decidere tra loro e in perfetta solitudine.

 

Com'è stato possibile? Cosa spinge i Verdi a questa accettazione senza precedenti di una leadership carismatica? Cosa c'è dietro questa dimostrazione di autocontrollo, capacità strategica e volontà di potere?

 

JOSCHKA FISCHER

Sono passati ventitré anni da quando al Congresso di Bielefeld un pesante barattolo di vernice rossa colpì in faccia, rompendogli il timpano, l'allora ministro degli Esteri Joschka Fischer, reo agli occhi della base pacifista di aver deciso insieme al cancelliere Schröder la partecipazione alla guerra del Kosovo, la prima dalla fine del secondo conflitto mondiale. Ed è proprio il nome di Fischer ad essere spesso evocato in questi giorni, sia da chi critica che da chi sostiene il nuovo corso.

 

Annalena Baerbock e Robert Habeck 2

«Annalena e Robert sono i figli politici di Joschka», dice a der Spiegel Antje Volmer, ex capo dei deputati verdi, esponente della corrente fondamentalista. Ma questo, secondo Volmer, è allo stesso tempo il «merito e la maledizione di Fischer», il quale pur senza aver mai guidato il partito è riuscito a trasformarlo in «uno strumento di potere», che lei ammette di «non riconoscere più». Anche Renate Kunäst, ex ministra dell' Agricoltura, vede in Baerbock e Habeck il lascito dell' ex ministro degli Esteri, ma la considera una influenza positiva.

 

angela merkel

Ci sono pochi dubbi che in meno di quattro anni, i due co-presidenti abbiano rivoluzionato il paradigma politico del partito. In primo luogo, superando la tradizionale e rovinosa distinzione tra realos e fundis, cioè realisti versus fondamentalisti. Entrambi espressione della prima tendenza, hanno in realtà guidato i Verdi non come rappresentanti della loro corrente, ma in modo unitario, costruendo fiducia e superando antichi traumi. In secondo luogo, hanno imposto una nuova professionalità nell'azione politica. Troppo spesso in passato, a causa di campagne elettorali erratiche e sbagliate, i buoni sondaggi della vigilia si sono trasformati in batoste elettorali. Ora i Grünen offrono soluzioni, non sono più il partito dei divieti, si sono riappropriati, con tutta la credibilità che viene dalla loro storia, dell'agenda verde, scimmiottata un po' da tutti gli altri partiti. Soprattutto sono pronti ad assumersi responsabilità. E vincono.

 

Winfried Kretschmann

A provarlo è il fatto che governano in 11 dei 16 Länder federali, in tutte le combinazioni politiche possibili: con la Cdu nel Baden-Württemberg (dove l'unico premier verde Winfried Kretschmann è stato appena rieletto per la terza volta) e in Assia. Con la Cdu e la Sdp in Brandeburgo, Sassonia e Sassonia-Anhalt. Con Spd e la Linke a Berlino, Brema e Turingia. Con la Spd ad Amburgo. Con la Spd e i liberali della Fdp nella Renania-Palatinato. E infine con la Cdu e la Fdp nello Schleswig-Hollstein.

 

Il merito di Baerbock e Habeck è quello di aver riconciliato le diverse anime del partito intorno a un progetto di governo, anche al prezzo di aver sfumato rendendoli più vaghi i punti più estremi dei vecchi programmi dei Grünen.

 

Nouripour Omid

Questo non toglie che il loro programma elettorale per il voto di settembre sia molto ambizioso. Alcune proposte sono piuttosto orientate a sinistra: imposta sui grandi patrimoni, limite di velocità sulle autostrade a 130 km orari, migliori collegamenti ferroviari per rimpiazzare l'uso dell'aereo nei tragitti brevi, nuovi asili nido per consentire miglior conciliazione tra lavoro e famiglia. Ma sulle questioni climatiche, il passo è completamente diverso da tutti gli altri: i Verdi propongono infatti di fissare a 60 euro la tonnellata il costo delle emissioni di CO 2 già dal 2023, contro i 55 euro nel 2025 indicati come obiettivo dall'attuale maggioranza Cdu-Csu/Spd. Ancora più radicale è la proposta di ridurre i gas serra del 70% rispetto al 1990 entro il 2030, mentre il governo Merkel si è dato come meta solo il 55%.

 

Una nuova classe dirigente è pronta a tradurlo in realtà: Omid Nouripour per la politica estera, Katharina Dröge per la politica economica, Lisa Paus per le Finanze, Ingrid Nestle per l'Energia. Nomi che sentiremo spesso.

 

Lisa Paus

Il successo di Habeck e Baerbock è anche dovuto alla loro complementarità: lui riflessivo e carismatico, oratore brillante con alle spalle un' esperienza da ministro dell'Ambiente nello Schleswig-Holstein, lei fattuale, grande organizzatrice, padrona fino al dettaglio di temi anche complessi, sia l'economia, il clima o l'Europa. Oggi però tutto questo finisce. Solo uno di loro potrà guidare la battaglia per la cancelleria. Il prezzo del potere è l'assoluta solitudine.

 

Da Ansa.it

annalena baerbock 2

È Annalena Baerbock la candidata cancelliera dei Verdi, per le elezioni del 26 settembre che apriranno il post Merkel. Lo ha annunciato Robert Habeck, il presidente dei Verdi. «Inizia oggi un nuovo capitolo per il nostro partito» e in caso di vittoria «per il nostro paese». Lo ha detto Analena Baerbock, prendendo la parola come candidata cancelliera dei verdi al voto del 26 settembre 2021.

Ingrid NestleKatharina Dröge

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)