GIGLIO TRAGICO – LA PROMOZIONE DELL’EX CAPO DEI VIGILI DI FIRENZE ANTONELLA MANZIONE CHE RENZI PIAZZÒ AL CONSIGLIO DI STATO NEL MIRINO DEI MAGISTRATI CHE HANNO IMPUGNATO LA NOMINA DI FRONTE AL TAR DELLA LAZIO: "NON HA I REQUISITI RICHIESTI PER OCCUPARE UN RUOLO SIMILE. L’ETA’ NON VA: IL MINIMO E’ 55 ANNI, INVECE LA MANZIONE NE HA SOLO 53 – UN’ALTRA PREROGATIVA E' ESSERE AVVOCATO MA LEI NON SAREBBE ISCRITTA ALL’ALBO"

Ilaria Proietti per la Verità

 

MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONEMATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

Momento difficile per i petali del Giglio magico di Matteo Renzi. Resiste per ora il ministro Luca Lotti, lambito dall' inchiesta su Consip che sta facendo tremare l' esecutivo. E anche chi si è messo al riparo per tempo, ancora prima che lo tsunami determinato dall' esito referendario travolgesse l' ex presidente del Consiglio, non può dormire sogni sereni.

 

È il caso di Antonella Manzione, già capo dei vigili urbani di Firenze che il premier aveva portato a Roma poco dopo il suo sbarco sul proscenio della politica che conta. Per piazzarla a capo del Dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, in un posto chiave della gloriosa macchina da guerra del biennio renziano che fu. Qualche mese prima nel nefasto 4 dicembre, il governo ha deciso di assicurarle un posto a vita al Consiglio di Stato.

Antonella  Manzione Antonella Manzione

 

Nonostante non avesse neppure i requisiti minimi di età per poter accedere all' incarico ambitissimo. E ora la sua nomina è stata impugnata di fronte al Tar del Lazio per iniziativa dell' Associazione nazionale magistrati amministrativi, che è sul piede di guerra. E che chiede non solo di rispedire la Manzione a Palazzo Vecchio, sua amministrazione di provenienza.

 

Ma pure che tutta la faccenda venga deferita alla Consulta affinché sia dichiarata incostituzionale la norma che consente al governo di piazzare i suoi a Palazzo Spada: casi come quello della Manzione, infatti, metterebbero a rischio «i principi cardine del giusto processo ossia l' indipendenza e la terzietà del giudice».

 

E a leggere il ricorso si capisce perché. La norma prescrive che i candidati debbano avere come minimo 55 anni senza possibilità di deroga: eppure al momento della nomina la Manzione ne aveva appena 53. E ancora. Possono essere nominati consiglieri di Stato solo professori universitari e magistrati con qualifica non inferiore a quella di magistrato di Corte di Appello, categorie alle quali sicuramente l' ex capo della municipale fiorentina non appartiene.

 

MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONEMATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

Certo, possono essere indicati anche avvocati ma a patto che abbiano almeno 15 anni di esercizio professionale alle spalle, oppure i dirigenti generali. E, almeno a detta dei ricorrenti, lei non rientrerebbe neanche in questi casi se non forzando l' interpretazione della legge. «Dal curriculum risulta che ha conseguito nel 1991 solo l' abilitazione alla professione di avvocato, ma non vi è alcuna indicazione di una sua iscrizione all' albo» si legge nel ricorso in cui viene sottolineato che non solo «non può fregiarsi del titolo di avvocato». Ma anche che, pur essendo dirigente in un ente locale «non appartenga ai ruoli delle amministrazioni dello Stato». E l' incarico di capo dipartimento della presidenza del Consiglio?

«È una nomina fiduciaria intervenuta senza nessuna selezione e solo per vicinanza politica».

 

tar lazio targa tar lazio targa

Insomma una bocciatura integrale che mette in discussione il ruolo svolto in questa vicenda non soltanto da Palazzo Chigi. Ma pure dall' organo di autogoverno del Consiglio di Stato. Responsabile di avere avallato la scelta, seppure tra qualche imbarazzo. Di cui si trova traccia nei verbali e nei voti decisivi. La commissione nomine del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa, che ha istruito la pratica, ha espresso sulla Manzione un parere positivo con un solo voto a favore e due astensioni. Mentre, al plenum di Palazzo Spada, i sì sono stati di più: 9 contro i 5 no (e un astenuto). Insomma la discussione c' è stata e qualcuno ha pure dato battaglia, ma alla fine è stata promossa. E la sua nomina ha ricevuto il sigillo del presidente della Repubblica con il dpr firmato il 15 novembre 2016. Impugnato pure quello insieme alla decisione del Consiglio dei ministri e naturalmente ai pareri positivi resi da Palazzo Spada.

Tar del LazioTar del Lazio

 

Nel ricorso, la sua candidatura non solo è ritenuta carente dal punto di vista dei requisiti soggettivi per la questione dell' età, ma viola anche le norme per «assenza della piena idoneità all' esercizio delle funzioni di consigliere di Stato». Ed è per questo che viene contestato anche l' eccesso di potere e il difetto di motivazione da parte del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Che non avrebbe proceduto ad alcun «accertamento in ordine alle doti attitudinali e di carattere della candidata» che nemmeno è stata audita.

 

Forzature tali da spingere i ricorrenti a chiedere la cancellazione della legge del 1982 che consente al governo di nominare una parte dei consiglieri di Palazzo Spada. Che è legato a doppio filo all' esecutivo dal momento che, in sede giurisdizionale, verifica la legittimità dei suoi atti e in sede consultiva gli rende pareri. Insomma il governo sceglie, almeno in parte, chi deve giudicare i suoi atti.

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

 

Per l' associazione dei magistrati amministrativi la norma presenta un difetto genetico che porta i consiglieri di nomina governativa «a coltivare il rapporto di fiducia con chi li ha nominati». In quanto, sempre il governo, può decidere anche di conferire loro incarichi esterni che «rafforzano questo legame» condizionandone l' indipendenza istituzionale e normativa. E ovviamente compromettendone l' immagine, perché «prevale l' idea che siano mossi da un senso di gratitudine verso l' amministrazione». Ovviamente a voler pensar male.

ANTONELLA MANZIONEANTONELLA MANZIONE

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”