GIUSTIZIA A BABBO MORTO – MASTELLA NON GODE PER DE MAGISTRIS: “FUI UMILIATO, MA ADESSO NON PROVO ALCUNA SODDISFAZIONE” – RENZI APPROFITTI DEL MOMENTO: “I GIUDICI NON GODONO PIÙ DEL CONSENSO DI UNA VOLTA”

L’Ex capo dell’Udeur: il governo Prodi “cadde perché doveva cadere, e Di Pietro aiutò. Io ero l’anello debole, quello da fare fuori. Prima venne l’incredibile inchiesta di De Magistris a Catanzaro, poi quella di Santa Maria Capua Vetere; Di Pietro mi attaccava in Parlamento e non reggemmo all’urto”…

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1 – MASTELLA: “FUI UMILIATO MA ADESSO NON PROVO ALCUNA SODDISFAZIONE”

Mattia Feltri per “la Stampa

 

Clemente Mastella Clemente Mastella

Clemente Mastella, lei assolto, Luigi De Magistris condannato...
«No, non la faccio nemmeno cominciare. Io sono stato umiliato e devastato da quella inchiesta e dalle campagne di stampa...»


Ora la fermo io: fu La Stampa a fare lo scoop su Gioacchino Genchi per cui ora De Magistris è condannato.


«Non sto facendone una questione di testate: dico che allora, e ancora oggi, le inchieste, specie se riguardano i politici, sollevano un’offensiva sia mediatica sia giudiziaria violenta, irresistibile, davanti alla quale l’indagato paga oltre ogni sua ipotizzabile colpa, e nella quale le procure su muovono ben oltre ogni prerogativa costituzionale».


Nessuna soddisfazione.
«Nessuna. Spero soltanto che la mia vicenda dimostri che questo modo di fare è disastroso. Ci sono state due conclusioni: la mia fine di condannato in piazza e la fine di De Magistris condannato in tribunale. Ora a me che viene in tasca? Dopo di che, certo, se me lo avessero detto allora che le cose sarebbero andate così... Adesso ricevo telefonate che mi fanno piacere, soprattutto da sinistra...».


Da chi?
«Non lo posso dire, ma molti».

luigi de magistris luigi de magistris


Di Pietro?
«No, Di Pietro no. Ma che mi dovrebbe dire? Certo, se mi chiamasse e mi offrisse solidarietà gli risponderei volentieri».


Perché il governo Prodi cadde anche per quelle inchieste ma soprattutto per la rottura politica fra lei e Di Pietro, proprio sul rapporto con la magistratura.
«Di Pietro avallava ogni cosa venisse da una qualsiasi procura, e figuriamoci con De Magistris, tanto è vero che dopo lo ha pure candidato alle Europee nell’Italia dei Valori: ecco, ci rendiamo conto? Quel governo cadde perché doveva cadere, e Di Pietro aiutò. Io ero l’anello debole, quello da fare fuori. Prima venne l’incredibile inchiesta di De Magistris a Catanzaro, poi quella di Santa Maria Capua Vetere; Di Pietro mi attaccava in Parlamento e non reggemmo all’urto».


Ora quelli di sinistra la chiamano perché i loro rapporti con la magistratura si stanno complicando?
«Chissà, forse sì».


Ma Renzi avrà la forza di imporre una riforma?
«No, come si è visto...».

romano prodi romano prodi


Come si è visto cosa? Il padre indagato, le altre inchieste?
«No, lasciamo perdere... Il punto è che la politica è tuttora troppo debole, ma vorrei dire a Renzi di trarre profitto dal momento: ora anche i giudici non godono più del consenso di una volta: si siedano, ragionino su che fare. Sia messo in chiaro che nessuno vuole ridimensionare la magistratura, ma le si deve chiedere di agire con logica mitezza. Ancora oggi si spinge al di là di qualsiasi limite, ed esercita un potere per il quale non risponde a niente e a nessuno. Io sono morto politicamente non per un’indagine, ma per un clima».

E il suo nome è diventato, e un po’ lo è ancora, sinonimo di malaffare.
«In quei giorni il mio partito si sfaldò, ma sapete che scrisse il giudice delle indagini preliminari di Catanzaro? Che nei confronti di Clemente Mastella l’attività investigativa non sarebbe nemmeno dovuta cominciare. Non sono io quello che ha bisogno di riabilitazione».

CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ANTONIO DI PIETRO CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ANTONIO DI PIETRO

 

 

2. “MASTELLA: SERVONO NORME SEVERE PER I PM”

Da “Libero Quotidiano

 

De Magistris deve dimettersi. Lui, il duro e puro, il paladino delle sentenze che “vanno rispettate” Dovrebbe lasciare ma non accadrà mai».

Clemente Mastella, ministro della Giustizia nel governo Prodi II dal 2006 fino al 2008,quando fu costretto alle dimissioni a seguito dell’inchiesta “Why not”, condotta da Luigi De Magistris, allora pm di Catanzaro, commenta con distacco, almeno apparente, la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione per l’ex pm.

 

Il sindaco di Napoli è accusato di aver ottenuto illegittimamente i tabulati telefonici di alcuni parlamentari.

matteo renzi matteo renzi

Onorevole, è soddisfatto di questa sentenza?

«Non sono contento. È come essere felici che uno,dopo esserti venuto addosso e averti sfracellato una gamba, si rompa poi una mano».

 

Cosa è cambiato dopo otto anni da quella vicenda?

«Tutta la politica. Io nel frattempo sono stato umiliato mediaticamente. Dalla trasmissione di Bruno Vespa fino a quella di Michele Santoro mi hanno fatto passare per il politico farabutto, mentre Luigi De Magistris era considerato il giudice integerrimo».

 

Che pensa di tutta questa storia?

«Se un pm può andare al di là di ogni cosa, di ogni procedura lecita è il caso di riflettere sulla necessità di un codice deontologico per i magistrati o di una norma generale. Serve maggiore attenzione. De Magistris ha abusato della propria attività dal punto di vista costituzionale ».

 

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