IL GOVERNO TAGLIA LE FERIE? I MAGISTRATI CHIUDONO I TRIBUNALI! - IL CASO LIMITE DI BRESCIA, CON I GIUDICI IN VACANZA PER DUE MESI - MAI DI SABATO, NIENTE CAUSE IN ESTATE: COSI' SI AGGIRANO LE RIFORME INTRODOTTE DAL GOVERNO RENZI A BOTTE DI CIRCOLARI

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Luca Fazzo per il Giornale

 

spiagge affollate spiagge affollate

Per affossare la riforma istituzionale di Renzi è servito un referendum. Per affossare la riforma che, più semplicemente, puntava a far lavorare un po' di più i magistrati italiani è bastato il boicottaggio da parte delle toghe, con in testa il Consiglio superiore della magistratura e l'Associazione magistrati.

 

A sancire l'affossamento, a dimostrarlo con la crudezza della carta, sono le circolari che i capi degli uffici giudiziari stanno divulgando in questi giorni, con il piano-ferie dei loro tribunali. Come quella firmata da Carlo Castelli, presidente della Corte d'appello di Brescia: «In questa Corte le udienze ordinarie, salvo urgenze, si svolgeranno sino al 16 luglio e dall'11 settembre 2017». Due mesi di vacanza, con buona pace di Renzi e della battuta sprezzante («brrr, che paura») con cui rispose alle minacce di sciopero delle toghe. Hanno vinto loro.

 

magistrati magistrati

Ma come è stato possibile? I 45 giorni di ferie che spettavano ai magistrati oggi sono ridotti a trentadue, cui vanno aggiunte quattro ex festività. Per rimediare al taglio, subito dopo il decreto Renzi, le toghe avevano escogitato una scappatoia: non considerare più lavorativa la giornata del sabato: in questo modo per starsene una settimana a casa bastano cinque giorni di ferie anziché sei. Alcuni presidenti di tribunali, come Roberto Bichi a Milano, hanno invece ribadito che il sabato i giudici devono lavorare.

 

Ma il Csm il 12 ottobre scorso ha chiuso la disputa con una circolare inequivocabile: «Nel corso della giornata di sabato la presenza del magistrato in ufficio non è richiesta, salvo la garanzia di pronta reperibilità». E basta farsi un giro in qualunque tribunale italiano un sabato mattina per verificare come la stragrande maggioranza dei magistrati si adegui alle indicazioni del Csm.

 

magistrati magistrati

Tribunali chiusi per due mesi, e magistrati che santificano il sabato. Tre giorni in più, a voler essere pignoli, li ha regalati il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che il 7 marzo scorso in una circolare ha fissato la chiusura dei tribunali dal 27 luglio al 2 settembre, anziché dall'1 al 31 agosto. Perché, visto che il 27 e il 28 luglio (giovedì e venerdì) sono giorni lavorativi a tutti gli effetti, e così pure l'1 settembre, venerdì?

 

Ma la vera svolta, anche sulla chiusura degli uffici, l'ha impressa il solito Csm, quando ha stabilito che la chiusura estiva dei tribunali sia preceduta e seguita da un «congruo periodo» senza udienze, in modo da consentire ai magistrati di smaltire gli arretrati e prepararsi alla ripresa, e che sia così loro garantito «il pieno ed effettivo godimento delle ferie»: che non siano costretti, cioè, a portarsi il lavoro a casa.

MAGISTRATI MAGISTRATI

 

Proprio questo del lavoro a casa è il mito, o il feticcio, cui da sempre i magistrati si aggrappano per spiegar come mai aule, uffici e corridoi dei palazzacci siano accesi per una manciata di ore al giorno, diciamo dalle 9 alle 14: «Eh, ci portiamo il lavoro a casa». Anche ammesso che sia facile scrivere una sentenza circondati dai figli urlanti, è chiaro che in questo modo diventa incontrollabile il numero di ore effettivamente dedicate dal singolo giudice al lavoro per cui è pagato.

 

Si dirà: verifichiamo la produttività. Apriti cielo: sul sito dell'Anm il giudice Aldo Morgigni liquida come «impiegatizia» la pretesa di valutare il magistrato per «quanto» lavora e non per «come» lavora. Peccato che qualunque tentativo di verificare la qualità delle inchieste, dei processi e delle sentenze venga respinto come una intollerabile intromissione nell'autonomia dei magistrati.

 

 

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