GRANDE ORECCHIO, GRANDE DANNO – IL GARANTE SORO: “LE INTERCETTAZIONI DI BERLUSCONI NEL CASO D’ADDARIO SONO STATE DEVASTANTI” – “ANCHE LA PERSONA PIÙ IMPORTANTE DEL MONDO HA DIRITTO ALLA SUA VITA PRIVATA”

Le parole di Soro, che naturalmente sono piaciute al centrodestra e hanno creato imbarazzo nel Pd, riaprono il dibattito alla vigilia della nuova legge sulle intercettazioni che arriverà dopo le Amministrative. L’idea è quella di togliere le intercettazioni dalle ordinanze cautelari e vietarne la pubblicazione sui giornali…

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Liana Milella per “la Repubblica

 

Berlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all'ingresso dell'hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D'Addario Berlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all'ingresso dell'hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D'Addario

Da tre anni è il Garante della privacy ed è stato il capogruppo del Pd alla Camera. Ma Antonello Soro non si tira indietro dalla battaglia contro le troppe intercettazioni private sui giornali nemmeno davanti a Berlusconi. Frase secca la sua, destinata a fargli ottenere il plauso della destra (Gasparri, Rotondi), ma un gelido silenzio a sinistra. Eccola la battuta ai microfoni di Klauscondicio: «L’uso delle intercettazioni nei confronti dell’ex premier è stato assolutamente devastante ». Uno pensa subito che il Garante ce l’abbia col caso Ruby, invece lui si riferisce alla storia della D’Addario: «Mi riferisco alle intercettazioni più recenti riversate sui giornali che non avevano nessun interesse dal punto di vista penale».

 

Antonello Soro Antonello Soro

Quando è sera, passata una giornata dai flash di agenzia che hanno diffuso la sua posizione, Soro non cambia idea. «Quell’aggettivo, “devastato”, non l’ho usato a caso, descrive un dato oggettivo». Il Garante chiarisce che parlava del caso D’Addario, di «una cronaca di quelle notti del tutto eccedente, che non ha alcun interesse pubblico, né tantomeno un giudiziario ». Inutile opporgli che le intercettazioni tra Silvio Berlusconi e Gianpi Tarantini sulle famose feste del capo del governo a palazzo Grazioli, pubblicate in esclusiva da Repubblica il 5 marzo, erano state depositate a Bari, al dibattimento sulle escort. Quindi un documento processuale ormai definitivamente pubblico.

 

Ma Soro è tetragono. «I fatti intimi non devono finire sui giornali. Anche la persona più importante del mondo ha diritto alla sua vita privata». Cosa c’era in quelle intercettazioni di così “privato”? Berlusconi mescolava vita politica, come gli incontri con la cancelliera Merkel, con le “bambine” che lo aspettavano. Lamentava il mal di schiena che Tarantini voleva lenire «con due angioletti». Ancora una volta offendeva Rosy Bindi con giudizi estetici impropri. Ma soprattutto rivelava la presenza, alle cene, di facce note come Rossella e Del Noce, «persone che possono far lavorare chi vogliono». Magari le escort incontrate a casa sua.

Patrizia D'Addario esce dalla procura Patrizia D'Addario esce dalla procura

 

Soro è irremovibile: «In Italia esiste un esasperato ricorso a pubblicare le intercettazioni, che considero un aspetto non esaltante del giornalismo d’inchiesta che dovrebbe piuttosto filtrare quelle rilevanti e di interesse pubblico da quelle che non lo sono ». Per Soro non vale il principio che un uomo super pubblico come Berlusconi ha diritto a una privacy attenuata.

 

d'addario d'addario

Inevitabilmente le parole del Garante rilanciano il tema mai sopito delle intercettazioni. Su cui Renzi e Orlando si preparano a intervenire dopo le amministrative. Intenzioni draconiane. Niente testi delle telefonate nelle ordinanze, solo un numero, tutte le registrazioni in cassaforte e gli avvocati muniti di badge per leggerle. E per il giornalista che pubblica lo stesso? Nicola Gratteri, il magistrato preferito da Renzi, propone il carcere da 2 a 6 anni. L’idea piace al premier.

 

Il calendario 2004 di Patrizia D'Addario realizzato dai fotografi Nicola e Giulio Ferrante Il calendario 2004 di Patrizia D'Addario realizzato dai fotografi Nicola e Giulio Ferrante

Contro quest’idea parla Giovanni Legnini, il vice presidente del Csm. La sua è la prima posizione netta che arriva da un vertice delle istituzioni. «Non bisogna colpevolizzare la stampa, no al carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni ». Ma, dice Legnini, «bisogna fissare il perimetro delle regole per definire le responsabilità». Due capisaldi: «Nessuna limitazione alle intercettazioni, sennò si fanno più danni. Ma bisogna stabilire cosa pubblicare e cosa no». Passato l’Italicum e le amministrative, la politica metterà mano al dossier intercettazioni e diffamazione. Niente di buono né per i giornalisti, né per i magistrati. Ma sicuramente Soro sarà contento.

Il calendario 2004 di Patrizia D'Addario realizzato dai fotografi Nicola e Giulio Ferrante Il calendario 2004 di Patrizia D'Addario realizzato dai fotografi Nicola e Giulio Ferrante

 

 

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