pietro grasso

GRASSO SUPERFLUO BY PERNA – IL PRESIDENTE DEL SENATO È UN NAVIGATORE CHE PERÒ NON RIESCE A INCIDERE SU NULLA – SULLA RIFORMA DI PALAZZO MADAMA È STATO ASFALTATO DA RENZI E DA RE GIORGIO – MENO MALE CHE AL FIANCO HA UN UOMO DI POLSO: LA MOGLIE MARIA FEDELE

Giancarlo Perna per "Libero Quotidiano"

 

QUIRINALE CERIMONIA PER LO SCAMBIO DI AUGURI CON LE ALTE CARICHE DELLO STATO NAPOLITANO LETTA BOLDRINI GRASSO QUIRINALE CERIMONIA PER LO SCAMBIO DI AUGURI CON LE ALTE CARICHE DELLO STATO NAPOLITANO LETTA BOLDRINI GRASSO

Con l' ostinazione degli anziani, Giorgio Napolitano appena può addenta Pietro Grasso da cui lo divide una vecchia ruggine. Giorni fa, con una lettera al Corsera, l' ex Capo dello Stato ha trattato da dilettante il presidente Pd del Senato, tacendone il nome come se non valesse la pena farlo. Tema della baruffa la riforma di Palazzo Madama.

 

Com' è noto, Matteo Renzi e l' opinione maggioritaria sono per un Senato non elettivo, ridotto l' ombra di se stesso. Una degradazione umiliante rispetto alla Camera di cui finora era stato gemello. La cosa ovviamente ferisce lo spirito di corpo dei senatori, aldilà delle appartenenze politiche.

 

BLDRINI NAPOLITANO GRASSO BLDRINI NAPOLITANO GRASSO

Così a fine luglio, Grasso, per rendersi popolare tra i suoi, ha dato voce ai loro umori dicendo la prima che gli è venuta in testa. Ci vuole -ha sentenziato- un «Senato di garanzia» con funzioni esclusive e non concorrenti. Ossia, par di capire, una riforma che anziché diminuirlo lo esalti. Era consapevole di ciò che diceva? Con lui non si sa mai, infatti è sempre pronto a ritrattare. Fatto sta che l' uscita era il contrario di ciò che vuole Renzi e di quanto finora è stato deciso in Parlamento. Il presidente emerito, Napolitano, c' è andato a nozze.

 

"Ora me lo lavoro io, questo grillo parlante", si sarà detto gongolando. Ha preso carta e penna e una settimana dopo è uscita la lettera sul Corsera. Il Senato, così come lo conosciamo, -questo il succo dello scritto- è morto, Renzi ha ragione e chi fantastica di «un immaginario Senato delle garanzie», ha le traveggole. Colpito e affondato.

giorgio e clio napolitano lasciano il quirinale  5giorgio e clio napolitano lasciano il quirinale 5

 

Già in passato, Napolitano aveva pubblicamente svillaneggiato l' ex Procuratore nazionale antimafia, finito fortunosamente alla guida del Senato nel marzo 2013. Avvenne nel dicembre dello stesso anno quando i senatori, profittando del clima natalizio, infilarono alla rinfusa emendamenti nel cosiddetto decreto Salva Roma.

 

Un arraffa arraffa indecoroso che Grasso, nulla capendo, aveva avallato. Napolitano, che era ancora al Quirinale, scrisse allora una lettera indignata - diretta anche a Laura Boldrini, ma indirizzata in verità al solo Grasso - chiedendo più serietà, pena il rifiuto di controfirmare il decreto. Il presidente del Senato, consapevole della figuraccia, tentò di reagire ma fu coralmente zittito.

 

La ruggine tra i due risale all' estate 2012, Napolitano Capo dello Stato, l' altro alla guida della Procura Antimafia. Per onestà, va detto che il solo col dente avvelenato è il presidente emerito. Grasso, al contrario, farebbe (e ha fatto) carte false per rappacificarsi. Ma non c' è stato verso. Giudicate voi se sia giustificata tanta implacabilità. Ecco il fatto.

L' estate 2012 è quella in cui la procura di Palermo origliò il Quirinale, intercettando Napolitano sulla fantomatica trattativa Stato-Mafia.

piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2014piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2014

 

Messo nell' imbarazzo, il Colle pregò il Superprocuratore Grasso di intervenire presso i colleghi di Palermo per fermare la scandalosa ingerenza. Il Nostro però, per quieto vivere, non si mosse, spacciando l' immobilismo per doverosa neutralità.

 

Il Quirinale se lo legò al dito tanto più che, di lì a poco, la Consulta dichiarò inammissibile lo stalking dei pm panormiti, ordinando la distruzione delle registrazioni. Il colmo fu che, appresa la decisione, l' ineffabile Grasso esclamò entusiasta: «È stata fatta chiarezza», come se fosse sempre stato dalla parte di Napolitano. Ci mise anche il tono trionfante di chi ha vinto una battaglia personale mentre, in realtà, aveva rifiutato di combatterla. Un' ipocrisia al cubo che, come si vede tuttora, Re Giorgio non riesce a digerire.

 

LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO
LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO

Il settantenne Grasso, siciliano di Licata, è stato quarant' anni magistrato. Due i suoi grandi approdi: capo della Procura di Palermo, succedendo a Gian Carlo Caselli e Procuratore nazionale Antimafia, soffiando il posto al medesimo. Improvvisamente, quando ancora gli mancavano quattro anni per andare in pensione, lo afferrò la smania della politica. Passò l' estate del 2012 a farsi bello ai Festival dell' Unità, finché in dicembre gli telefonò Pierluigi Bersani, allora segretario Pd, per offrirgli la candidatura a senatore.

 

piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013

Grasso accettò all' istante ma dichiarò afflitto: «Decisione sofferta». A destra ci rimasero male. Infatti, lo consideravano dei loro poiché a farlo Procuratore Antimafia fu il Berlusca, all' epoca (2005) capo del governo. Le cose andarono così. In lizza c' era anche il favorito, Caselli. Essendo però costui un comunista dichiarato, Fi decise di segarlo. Ci si inventò una leggina che lo escludeva per ragioni di età e consegnava automaticamente la poltrona a Grasso. A cose fatte, la Consulta dichiarò incostituzionale l' inghippo.

 

Invece di mortificarsi, il superprocuratore Grasso disse: «Sono contento. Era una legge che non ho condiviso». Non la condivideva ma ne aveva approfittato. Silente finché poteva costargli il posto, ciarliero quando non rischiava nulla. Questo è Pietro: una parola per tutte le stagioni, sì, no, ni.

 

La cosa più notevole che ha fatto da presidente del Senato è quella che il centrodestra chiama la «porcata di Pietro». Ossia la partecipazione attiva, in contrasto con la neutralità del ruolo, alla decadenza fulminea del Cav dal seggio, dopo la condanna definitiva. È stato infatti Grasso, con uno stravolgimento del regolamento, a imporre il voto palese sul destino del Berlusca, impedendo quella libertà di decisione che il voto segreto tutela.

PIERO GRASSO AL SENATO PIERO GRASSO AL SENATO

Da allora, con la destra, buongiorno e buonasera.

 

Grasso è considerato un modesto presidente del Senato. A Palazzo Madama aspettano da decenni capi del prestigio di Amintore Fanfani e Giovanni Spadolini. Uomini che con la sola presenza - dicono i funzionari con un groppo alla gola - avrebbero rintuzzato qualsiasi tentativo di ridimensionare il Senato come ahimè si sta facendo. Con Grasso, i Renzi e Napolitano hanno invece gioco facile. Il personaggio è del tutto impotente di fronte alla posta in gioco. A tal punto inutile che lo chiamano il "Grasso superfluo".

 

GIANCARLO CASELLI E PIERO GRASSOGIANCARLO CASELLI E PIERO GRASSO

Accende invece di più la fantasia la moglie, donna Maria Fedele. La signora è il faro di Pietro. Sposati da decenni, lui non azzarda un passo se lei non lo autorizza. Quando, giovane magistrato negli anni '80, gli fu proposto di fare il giudice a latere nel Maxiprocesso di Palermo, disse prima di accettare: «Ne parlo con mia moglie». Poiché rischiava la pelle con la mafia, il consulto si può capire. Ne ebbe un sì che, nonostante l' apparenza, fu un atto d' amore.

 

PIERO GRASSO E GIANCARLO CASELLIPIERO GRASSO E GIANCARLO CASELLI

Maria Fedele è infatti una donna di convinzioni. Professoressa, si occupa di diffondere «la cultura della legalità nella scuola». Il governatore siciliano, Rosario Crocetta, le offrì un assessorato. Lei, pur dicendosi «molto vicina e sempre pronta a dargli una mano gratuita», declinò per motivi personali.

 

Da allora, si illustra in Senato dove - a quanto dicono - è l' anima dei numerosi eventi, teatrali e musicali, che si svolgono in Aula il giovedì e il sabato, quando i lavori parlamentari sono sospesi. E così il Grasso superfluo, attorniato dai suoni e dagli attori, si gode felice il malinconico crepuscolo del suo Palazzo.

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…