HANNO MESSO L’AUGELLO IN GABBIA - CHISSA’ SE LA MANCATA RICANDIDATURA DEL SENATORE ANDREA AUGELLO CON IL CENTRODESTRA SI DEVE AL SUO LAVORO NELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLE BANCHE... - E’ STATO UN "REGALO" DI BERLUSCONI A RENZI E BOSCHI IN VISTA DEL ‘GOVERNISSIMO’?

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Carlo Tarallo per “la Verità”

 

Andrea Augello Andrea Augello

Ha dato tanto, troppo fastidio a Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Carlo De Benedetti, e quindi non verrà ricandidato. Possibile? Certo. Il problema è che parliamo di un senatore uscente di centrodestra: Andrea Augello, protagonista della Commissione parlamenta d' inchiesta sulle banche, è stato fatto fuori dalla sua stessa parte politica.

 

L'esponente di centrodestra che più di ogni altro si è impegnato perché la Commissione parlamentare sulle banche servisse a fare luce sui tanti misteri di Banca Etruria e sui veri motivi dei fallimenti bancari che hanno ridotto sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie, è fuori. Una decisione inspiegabile, che non può non far sospettare che, in fondo in fondo, il centrodestra si stia preparando al grande pasticcio di un governo con Matteo Renzi.

GENTILONI BOSCHI RENZI GENTILONI BOSCHI RENZI

 

Augello, raggiunto al telefono dalla Verità, non si scompone più di tanto, nemmeno quando gli chiediamo se non pensa di aver pagato proprio il suo impegno in Commissione banche: «Non posso confermare né escludere niente.

Andrea Augello Andrea Augello

 

Non ho idea del perché sia maturata questa scelta», tenta di ricostruire, «fatto sta che è maturata. Fino a pochi giorni fa mi era stata assicurata la candidatura, ovviamente nel collegio uninominale, dove la scelta è di coalizione, e non nel listino bloccato. Vengo dalla Regione Lazio, dove sono stato sempre eletto, l' ultima volta con 25.000 preferenze: sono abituato a conquistare i voti uno ad uno. Il nostro movimento, Idea, nel solo Lazio esprime due sindaci e 110 amministratori. Alle amministrative», sottolinea Augello, «vale il 7% a Latina, il 4,5% a Frosinone, il 9% a Rieti. Un serbatoio di voti importante».

 

renzi & de benedetti renzi & de benedetti

Andrea Augello in Commissione banche ha messo a segno una serie di colpi che hanno fatto barcollare il Pd. È stato lui a presentare al presidente, Pier Ferdinando Casini, una richiesta formale per verificare l' esistenza di un' inchiesta su Pierluigi Boschi, babbo della sottosegretaria Maria Elena, dopo la famosa audizione del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, che non aveva detto dell' esistenza di questo filone d' indagine, poi svelato dalla Verità.

 

renzi berlusconi renzi berlusconi

È stato lui a chiedere al ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, cosa sapesse dell' interessamento di Maria Elena Boschi alle sorti di Banca Etruria, domanda alla quale Padoan rispose con un secco: «Io non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto un' autorizzazione, la responsabilità (del settore bancario, ndr) è in capo al ministro delle Finanze»; è stato sempre lui a definire il caso Renzi-De Benedetti, la confidenza che l' allora premier fece all' ingegnere sull' imminente approvazione del decreto sulle banche popolari, «un caso molto più grave di Banca Etruria».

 

renzi berlusconi renzi berlusconi

Esponente di Idea, il movimento di Gaetano Quagliariello, Andrea Augello è uno di quelli che non hanno mai, ma proprio mai, cambiato bandiera. Ex Msi, ex An, non seguì Gianfranco Fini nell' avventura scissionista di Futuro e libertà, restando nel Pdl; rieletto nel 2013 con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, non ha seguito il «senza quid» nell' avventura governativa al fianco di Renzi, bensì è rimasto nel centrodestra insieme a Quagliariello.

 

Come relatore nel procedimento di decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato, si è battuto perché il leader di Forza Italia non venisse espulso dal Parlamento, sollevando pregiudiziali e portando avanti una vera e propria battaglia. La sua eliminazione dalle liste è talmente paradossale che non può che suscitare sospetti di un «favore» a Renzi.

«Una persona», commenta Augello, «non polemizza mai su un posto in Parlamento. È una questione di stile».

 

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