HILLARY SECRETS - LA CLINTON NELLA BUFERA PER L’EMAIL-GATE, JEB BUSH E “NEW YORK TIMES” ALL’ATTACCO: “HA QUALCOSA DA NASCONDERE?” - IL “WASHINGTON POST”: “IL PEGGIOR NEMICO DI HILLARY È LEI STESSA”

Da segretario di Stato la Clinton aveva un account personale, il portavoce di Obama: “Tutti i funzionari dell’Amministrazione devono usare indirizzi tracciabili” - La stampa: “Così alimenta sospetti sui dossier più scottanti: dal caso Bengasi alle amicizie pericolose”....

Condividi questo articolo


Federico Rampini per “la Repubblica”

jeb bush hillary clinton jeb bush hillary clinton

 

IL peggior nemico di Hillary Clinton: lei stessa». Il commento del Washington Post riassume il coro di critiche che si leva, anche in campo democratico, per il cosiddetto Emailgate. Proprio quando la ex First Lady, ex senatrice di New York ed ex segretario di Stato sembra lanciata verso la conquista della Casa Bianca… scoppia uno scandalo “fatto in casa”.

 

Non è così grave come l’affaire di Monica Lewinski che portò al semi-impeachment del marito Bill. E tuttavia le analogie ci sono, tutti gli osservatori sguazzano nei paragoni storici con gli anni Novanta. È il peggior volto del clintonismo che torna a galla: le bugie, la furbizia, l’arroganza dei due coniugi professionisti della politica. È lo scandalo ideale per i repubblicani, alla disperata ricerca di un pretesto per indebolire Hillary, visto che a destra i candidati potenziali sono di una debolezza evidente.

 

Emailgate, di che si tratta? «La regola è chiara – ha spiegato ieri con imbarazzo il portavoce di Barack Obama – i membri dell’esecutivo e alti funzionari dell’Amministrazione devono usare solo indirizzi email governativi, non quelli privati ». Per ragioni di sicurezza, trasparenza, responsabilità legale, nonché correttezza verso gli elettori. Del resto non è una novità dell’Amministrazione Obama, il Federal Records Act è la legge che regola (anche) le comunicazioni di posta elettronica per chi sta al governo. Devono essere tracciabili, conservate negli archivi di Stato. Chi ha scritto quelle email deve poterne rispondere davanti alla legge e alla giustizia. Quelle regole valgono per tutti… salvo lei.

bill hillary clinton bill hillary clinton

Emailgate, nasce dalla scoperta che la Clinton proprio mentre veniva nominata da Obama segretario di Stato, il 13 gennaio 2009 si creò un indirizzo privato: clintonemail.com. E cominciò a usare quello, molto più spesso di quello ufficiale.

 

Due i problemi. Primo, la Clinton ha fatto una cosa illegale (l’imbarazzo del portavoce di Obama, Josh Earnest, ben visibile nella sua conferenza stampa, nasceva da questo: non poteva dirlo esplicitamente ma continuava a ribadire «le regole molto chiare in vigore in questa Amministrazione »). Secondo, così facendo Hillary ha avallato il sospetto di avere qualcosa da nascondere, visto che le email private si possono distruggere, quelle di Stato teoricamente no.

 

HILLARY CLINTON HILLARY CLINTON

Invito a nozze, per i repubblicani: che cosa nasconde la futura candidata alla presidenza? La destra si è già scatenata, ma anche i giornali liberal come il New York Times sono pieni di ipotesi, illazioni, allusioni. C’è la vicenda di Bengasi, per esempio, un cavallo di battaglia dei falchi repubblicani: l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia, quando la Clinton era ancora alla guida della diplomazia americana e venne accusata di avere minimizzato il pericolo jihadista. I parlamentari repubblicani tentarono già allora (tra l’11 settembre del 2012 e la rielezione di Obama nel novembre di quell’anno) di trasformare il caso Bengasi in una fattispecie da impeachment. Non ci riuscirono, ma adesso possono tornare alla carica chiedendo di vedere tutte le email “segrete” di Hillary in quei mesi.

hillary clinton 2016 hillary clinton 2016

 

Altro tallone d’Achille di Hillary: l’elenco di donatori che hanno contribuito alla Fondazione che porta il suo nome, insieme con quelli di marito e figlia. La Clinton Foundation dalla sua nascita ha raccolto due miliardi di dollari di finanziamenti. Si occupa di filantropia, certo, ma è anche una formidabile macchina da relazioni pubbliche: serve a curare i rapporti con i potenti d’America e del mondo; nonché a “lustrare” l’immagine pubblica dei Clinton. Nella lista dei donatori più munifici spiccano governi di paesi alleati – dalla Germania all’Arabia Saudita – e i banchieri di Wall Street.

 

Altrettanti punti d’attacco per i repubblicani: i Clinton “svenduti” agli interessi stranieri; nonché all’establishment finanziario. Questo crea non pochi mal di pancia anche a sinistra. Ora l’Emailgate moltiplica i sospetti. Cos’avrà potuto dire Hillary in quelle email segrete, per aumentare la sua capacità di raccolta fondi, anche in vista della campagna elettorale? Quali promesse avrà fatto, a chi? Quali relazioni imbarazzanti venivano intrattenute nell’indirizzo privato, e ora forse cancellate? La pressione cresce, perché Hillary pubblichi tutta quella montagna di messaggi elettronici. Jeb Bush lo ha già fatto, in campo repubblicano, per mettere a nudo tutto ciò che comunicava quando era governatore della Florida.

BENGASI BENGASI

 

Che i Clinton debbano prendere lezioni di trasparenza da un Bush, è paradossale. Ma nessuno ha dimenticato in America la spirale di bugie in cui Bill si avviluppò da solo, “intortandosi” nello scandalo Lewinski con dichiarazioni molto più compromettenti del rapporto (consensuale) che ebbe con la giovane stagista. «Io, con quella donna non ho mai fatto sesso». Prima versione. Poi emendata da: «Dipende da cosa s’intende per sesso».

IL CONSOLATO AMERICANO A BENGASI DATO ALLE FIAMME IL CONSOLATO AMERICANO A BENGASI DATO ALLE FIAMME CONSOLATO USA A BENGASI IN FIAMME CONSOLATO USA A BENGASI IN FIAMME

 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…