HOUSE OF CLINTON - LO SPOT AUTOIRONICO DI HILLARY CON KEVIN SPACEY PER GLI AUGURI DI COMPLEANNO A BILL (VIDEO) - RIPARTE IL TORMENTONE SULLA CANDIDATURA

‘’House of Cards’’ ha successo anche perché, per contrasto, è la serie giusta per l’epoca delle leadership deboli. Chissà quanti capi di Stato saranno stati attraversati dall’inconfessabile pensiero che, parola di Frank Underwood, “la democrazia è sopravvalutata”…

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VIDEO - LO SPOT AUTOIRONICO DI HILLARY CON KEVIN SPACEY PER GLI AUGURI DI COMPLEANNO A BILL 

 

 

Marilisa Palumbo per Corriere della Sera

 

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Il pretesto è il 68esimo compleanno di Bill Clinton. L’obiettivo tenere calde le ambizioni presidenziali di Hillary. Il risultato una chicca per gli appassionati di «political drama», fuori e dentro lo schermo. «Washington è così noiosa d’estate che mi piace intrattenermi prendendo un po’ in giro i miei predecessori».

 

Con lo sguardo in camera diventato ormai un tratto distintivo di House of Cards , Kevin Spacey/Frank Underwood si rivolge allo spettatore prima di chiamare l’ex first lady imitando la voce di Bill (del resto, come «Bubba», anche Frank viene dal sud). «Hai deciso cosa prendermi?», le chiede.

 

«È una decisione molto personale che prenderò quando sono pronta», risponde lei nel filmato girato dalla Clinton Foundation per invitare i sostenitori a fare gli auguri a Bill. Hillary parla del regalo, ma sta alludendo alla risposta standard che offre a chi la interroga sulla sua intenzione di correre per la presidenza, nel 2016.

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Certo che correrà: come Frank e sua moglie Claire (una elegantissima Robin Wright), in grado in due sole stagioni di arrivare dalla leadership dem alla Camera alla vetta più alta del potere di Washington («c’è una sola regola, caccia o sarai cacciato», è il loro motto), i Clinton non fanno niente per caso, neanche una video parodia.

 

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E Hillary ha imparato a sue spese (vedi il filmato ingessato con cui annunciò la sua discesa in campo nel 2008) che un po’ di ironia non guasta. Tanto più che i protagonisti della serie Netflix ispirata all’omonimo libro di Michael Dobbs, ex consigliere di Margaret Thatcher, a più d’uno hanno ricordato loro, Bill e Hillary: una coppia in cui tutto è lecito, tradimenti compresi, tranne venir meno al patto di potere che li unisce («la amo più di quanto gli squali amino il sangue», dice lui).

 

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Che i Clinton fossero fan di House of Cards (come tutta Washington, e persino qualche membro del Politburo in Cina) non è una novità: lei aveva dichiarato a «People» di aver divorato la prima serie con Bill (binge watching è il termine con cui si indica il consumo compulsivo degli episodi che Netflix rende disponibili tutti in una volta) seduti sul divano: un’altra immagine ben confezionata da consegnare al pubblico in vista della nuova battaglia politica.

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La passione per gli Underwood è anche una delle poche cose che unisce i Clinton a Barack Obama. «Mi piacerebbe che le cose a Washington fossero così spietatamente efficienti. Vedo Kevin Spacey e penso: questo tizio riesce a ottenere un sacco di risultati», aveva scherzato qualche tempo fa il presidente, arrivato alla Casa Bianca come fosse il Messia e riportato sulla terra, tra le altre cose, dall’ostruzionismo dei repubblicani (un ostacolo che Frank riesce ad aggirare senza grossi scrupoli: «tra tutte le cose che tengo in grande considerazione, le regole non ci sono»).

 

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Lontano dall’idealismo di West Wing , e forse anche meno realistica nella descrizione dei meccanismi del governo americano del capolavoro sceneggiato da Aaron Sorkin, House of Cards ha successo anche perché, per contrasto, è la serie giusta per l’epoca delle leadership deboli. Chissà quanti capi di Stato saranno stati attraversati dall’inconfessabile pensiero che, parola di Frank, «la democrazia è sopravvalutata». 

 

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