IL BANANA MARTELLA: “MONTI DICE “SALGO” IN POLITICA PERCHÉ ERA DI RANGO INFERIORE. QUANTO HA FATTO È STATO POSSIBILE SOLO CON DECRETI CHE A ME NON ERANO STATI CONSENTITI, E DA UNA VASTISSIMA MAGGIORANZA: CONDIZIONI IRRIPETIBILI” - POI GLI FA CAPIRE: “FINI E CASINI TI FARANNO PASSARE LA VOGLIA” - “HO AVUTO SPERANZA IN RENZI, MA IL COMUNISMO ORTODOSSO HA VINTO DI NUOVO” - PRONTO A OFFRIRE LA LOMBARDIA A MARONI PER AVERNE L’APPOGGIO…

1- BERLUSCONI: «MONTI DICE "SALGO" IN POLITICA PERCHÉ DI RANGO INFERIORE»
Corriere.it

Berlusconi senza sosta. Dopo le numerose apparizioni dei giorni scorsi, il Cavaliere è intervenuto anche giovedì mattina in televisione. Questa volta ha scelto Uno Mattina, il programma di prima fascia, appunto, su Rai1. Bersaglio principale, more solito, il premier Mario Monti

«MONTI DI RANGO INFERIORE»- «Ho lanciato la sfida a Bersani e sono felice di potermi confrontare con lui in televisione», spiega l'ex premier per poi aggiungere: «Non temo Monti perché da deus ex machina qual era stato proposto, se scende in politica diventa un protagonista qualunque. Lui dice sale, giustamente, perchè aveva un rango inferiore di quello di presidente del Consiglio. Io ho detto sceso in campo, perchè avevo un rango superiore». Quanto al segretario del Pd, invece, «lo rispetto, lo temo come espressione di un partito che conferma di essere rimasto ancorato al vecchio Pci. Gli italiani hanno in me il solo baluardo per evitare che questa sinistra salga al potere. Ho avuto speranza in Renzi ma ancora una volta il comunismo ortodosso ha vinto».

«CURA SBAGLIATA» -Ma le attenzioni del Cavaliere sono tutte per Mario Monti. Secondo Berlusconi la «cura» del premier contro la crisi è stata «assolutamente sbagliata». E aggiunge: «È stato come nel Medioevo, quando i malati si curavano con un salasso dopo l'altro, finchè, alla fine, non morivano». Ma che sia sbagliata, spiega, «non lo dico io ma alcuni premi Nobel per l'economia. Il percorso verso la recessione si può invertire anche dando fiducia agli italiani, perchè quando hai paura consumi di meno. L'equazione del benessere è sempre la stessa: meno tasse sulle famiglie, sul lavoro, sulle imprese uguale più lavoro, più produzione, più consumi, più fondi nelle casse dello Stato per aiutare chi è rimasto indietro e ha più bisogno».


2- LA TELEFONATA BERLUSCONI-MONTI
Ugo Magri per "La Stampa"

Quando il Professore l'ha chiamato per gli auguri di Natale, Berlusconi ha ricambiato in tono urbanissimo, senza profittarne per rinfacciare a Monti la conferenza stampa di domenica dove il premier l'aveva attaccato dal principio alla fine. Diversamente dai suoi capigruppo Cicchitto e Gasparri, che si preparano a sollevare il caso con il Presidente della Repubblica, il Cavaliere non ha altrettanto a cuore questi profili di galateo istituzionale. E tuttavia, pur dando loro meno importanza, al telefono con Monti non ha saputo (o voluto) trattenersi fino in fondo.

Stando alle indiscrezioni, pare ne abbia profittato per levarsi dalla scarpa un paio di sassolini. Primo: «Quanto lei ha fatto in 13 mesi, caro presidente, è stato reso possibile dai tanti decreti che a me non erano stati consentiti (solita polemica con Napolitano, ndr), e da una vastissima maggioranza; però si tratta di condizioni irripetibili, a meno che non si cambi l'architettura istituzionale dello Stato», dunque SuperMario non si illuda di ritrovare in futuro le stesse condizioni ottimali... Secondo monito di Berlusconi: «Non creda che sarà impresa facile mettere insieme una coalizione di 3-4 partitini centristi». Si è trattenuto dal dire «Fini e Casini sono serpenti a sonagli», o espressioni consimili; pare anzi che né Gianfranco né Pier Ferdinando siano stati denigrati per nome, ma il senso del discorso era «le faranno passare la voglia».

Al Cavaliere, viceversa, la voglia cresce man mano che risalgono i sondaggi. L'ultimo di Euromedia lo porta a ridosso del 20 per cento, 6 punti più di un mese fa senza considerare la mini-scissione di La Russa il quale, nelle stesse rilevazioni, vale un altro 2 per cento. È l'effetto della martellante offensiva tivù che si associa alla diffusione «virale» su YouTube di certi sketch come il «mi alzo e me ne vado» da Giletti. Le ultime apparizioni sono molto lontane dal tono austero con cui Berlusconi vinse la campagna del 2008, si percepisce chiaramente lo zampino di Brunetta.

Il quale prima delle apparizioni tivù gli dà la carica, forse perfino troppa visti i risultati che rendono ancora più faticosa la vita a Bonaiuti, incaricato di ritagliare con diplomazia gli spazi «in terris infidelium» (Rai e a La 7). Quando proprio non sa dove andare, come è accaduto nel giorno di Santo Stefano, l'ex-premier si affida alle sue reti per tuonare contro i «comunisti ortodossi» pronti a prendere il potere in Italia, oppure per lanciare ami alla Lega: «Non avrei obiezioni a un vicepremier del Carroccio in cambio di un'alleanza...».

La Lombardia per Berlusconi è strategica, decisiva. Se la perde, per effetto della legge elettorale il centrosinistra vince non solo alla Camera, ma fa l'«en plein» pure al Senato. Dunque Maroni gli è indispensabile per continuare a sperare, deve farselo amico a tutti i costi. Bobo desidera in cambio la poltrona di presidente della Regione? Eccolo accontentato, a lui la candidatura per il Pirellone. Purtroppo a Maroni non basta gareggiare, in cambio dell'alleanza lui vuole la certezza di vincere. E non può vincere, finché gli ruba i voti l'ex sindaco di Milano Albertini.

La Lega pretende dunque che il Pdl levi di mezzo Albertini; il quale però è transitato con Monti. Come può fermarlo Berlusconi? Per esempio, sostengono i leghisti, potrebbe impedire che l'ex sindaco faccia razzia tra i cattolici moderati. Con grande sospetto vengono studiate le mosse di Comunione e liberazione, corre voce che pure in vista della sentenza Ruby le gerarchie ecclesiastiche lombarde abbiano imposto a quel movimento di cambiare cavallo (e Cavaliere).

La Santanché, senza peli sulla lingua, invoca un chiarimento con Formigoni e con Lupi, i due esponenti ciellini più di spicco nel Pdl. La questione verrà discussa a Roma in un vertice con Alfano, Verdini e Romani (sempre più in auge). Nell'occasione, prima scrematura dei candidati in Piemonte, Lombardia e Veneto. E via libera all'operazione «Lega del Sud». Cioè a una lista-satellite con Micciché, Cosentino e Dell'Utri. Così Berlusconi risolverebbe due problemi in un colpo solo: 1) riconquistare quegli elettori del Mezzogiorno che, in cambio del voto, non si accontentano più di promesse e chiacchiere; 2) dirottare un po' altrove l'attenzione delle Procure.

 

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