IL “CEFALO” DI PIETRO LASCIA IL GRUPPO IDV. E INCASSA L’AUMENTO

Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

«Bisogna fare di più», incitava Antonio Di Pietro dal proprio blog il 30 settembre dello scorso anno. Erano i giorni in cui il governo tecnico preparava il giro di vite sui politici locali, imponendo tagli ai finanziamenti e controlli della Corte dei conti sui bilanci dei gruppi dei consigli regionali per evitare il ripetersi di scandali come quelli che stavano esplodendo in tutta Italia, a partire dal Lazio.

La vicenda di Franco Fiorito, alias il Batman di Anagni, ricordate? E avendo spronato Mario Monti ad affondare il bisturi con ancora maggior decisione, una volta appreso del coinvolgimento del capogruppo dell'Italia dei Valori Antonio Maruccio nella vergognosa vicenda laziale, tuonava «Non ci possono essere sconti per nessuno!».

Quale sarà ora la reazione dopo la notizia arrivata dalla sua terra, il Molise? Perché i magistrati della Corte dei conti, cui spetta da qualche mese il compito di passare al setaccio i bilanci dei gruppi del Consiglio regionale, hanno debuttato bersagliando proprio quello dell'Idv. «Non regolare», l'hanno dichiarato i controllori. Secondo loro la rendicontazione di ben 89.733 euro e 99 centesimi, cioè quasi il 40 per cento dei 230.836,49 euro di fondi pubblici incassati dal gruppo dipietrista nel 2012, non può essere considerata «ammissibile».

Per prima cosa, afferma la delibera approvata nell'adunanza del 3 aprile scorso (alla quale i responsabili del gruppo non si sono presentati), ci sono 15.894 euro di spese prive di giustificativi. Cui si devono aggiungere 73.939 euro di altre spese che i giudici incaricati dei controlli hanno ritenuto non ammissibili, pur ricordando come la legge regionale con la quale sono stati stabiliti i contributi ai gruppi consiliari molisani considera quei soldi, pensate un po', «spendibili senza vincolo di destinazione».

I magistrati argomentano che questa singolare assenza di limiti all'impiego dei denari dei contribuenti non può comunque prescindere dai «più elementari criteri di ragionevolezza»: dunque non possono essere accettabili «le spese assistite dai giustificativi» che non riguardino il gruppo, i consiglieri o il personale di supporto dello stesso gruppo. Per esempio, i denari che sono stati girati direttamente al partito.

In questo caso non c'è legge regionale che tenga: il decreto ministeriale del 21 dicembre 2012 con cui è stata attuato quel giro di vite voluto dal governo Monti, lo esclude esplicitamente. Eppure di quei 230.836 euro destinati al gruppo ben 36.100 sono finiti nelle casse del partito. Prova provata che i contributi ai gruppi sono a pieno titolo una delle tante voci del finanziamento pubblico dei partiti. Il bello è che il rendiconto era stato redatto secondo le regole previste proprio da quel decreto, senza che per l'esercizio 2012 fosse ancora obbligatorio.

Ma la Corte dei conti ha escluso dalla rendicontazione anche un certo numero di semplici scontrini del Pagobancomat per 439 euro (che cosa era stato acquistato?), rimborsi spese per 16.408 euro a chi prestava attività volontaria, rimborsi dei pasti di oltre 1.800 euro per cui erano state presentate pezze d'appoggio illeggibili se non doppie, rimborsi di carburante al personale del gruppo mancanti dei dati sui tragitti e le auto, tre biglietti aerei emessi a favore di personale estraneo allo stesso gruppo...

Va da sé che tutto questo non sarebbe accaduto se non fossero arrivati tutti quei soldi. Perché 230.836 euro sono una cifra enorme. Considerando che il gruppo Idv era costituito da tre persone, sono 76.945 euro procapite, quasi 20 mila in più rispetto ai finanziamenti concessi ai gruppi parlamentari della Camera, pari nel 2012 a 57.539 euro per ogni eletto. Calcolando poi che fino allo scorso anno i consiglieri molisani erano 30, significa che ai gruppi politici di una Regione con circa 320 mila abitanti sono andati 2,3 milioni di euro. Una cifra senza senso.

Per inciso, di quel gruppo faceva parte anche Cristiano Di Pietro, figlio del leader del partito, approdato finalmente nella precedente tornata elettorale al consiglio regionale, dopo essere passato per il consiglio provinciale e per quello comunale. Il 2 novembre 2012, mentre infuriava lo scandalo del Lazio, dichiarava risoluto: «Dopo i tristi esempi provenienti da alcune Regioni possiamo andare controcorrente e dimostrare che non tutti i consiglieri sperperano il denaro pubblico».

Faceva parte del gruppo, abbiamo detto, perché ne è uscito qualche settimana fa dopo che un candidato dell'Idv rimasto fuori dal Consiglio alle ultime elezioni ha presentato un ricorso al Tar. Lui non ha gradito e ha imboccato la porta.

Uscendo dal gruppo ma non dal partito, beninteso. È soltanto emigrato al gruppo misto, che prima non esisteva. Lui l'ha costituito, ne è l'unico componente nonché il presidente: incarico, per inciso, che vale 800 euro netti in più al mese. Tanto per Di Pietro junior come per altri suoi 15 colleghi. Perché con la nascita del misto i gruppi politici della Regione Molise sono infatti diventati 16, per 21 consiglieri. In media, 1,31 per ogni gruppo.

 

 

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