IMMORAL SUASION - VERDINI PUNTELLA MATTEUCCIO FACENDO PRESSIONI SUI DEPUTATI FORZISTI: “SE CI METTIAMO DI TRAVERSO SULLE RIFORME E RENZI CI PORTA A ELEZIONI, QUANTI DI VOI SARANNO RICANDIDATI?”

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

renzi verdinirenzi verdini

«Guardate che Matteo Renzi si sta innervosendo con la minoranza del suo partito. Se quelli si mettono di traverso, lui coglierà la palla al balzo per trascinare tutti a elezioni anticipate. E quanti dei nostri saranno ricandidati, se crolla tutto?». Nelle ultime due settimane ne avrebbe avvicinati parecchi, di parlamentari forzisti, Denis Verdini. E a tutti avrebbe sottoposto lo stesso schema. «Se poi Renzi ci trascina alle urne a causa dei veti del suo e del nostro partito sulle riforme, tu sei sicuro di essere ricandidato ed eletto?».

 

E così, grazie alla moral suasion verdiniana, un pezzo consistente del gruppo parlamentare di Forza Italia starebbe rivedendo — in senso nettamente più «morbido» — la sua posizione su riforma costituzionale e Italicum. E il sommovimento non dev’essere di poco conto se è vero che anche il presidente del Consiglio, l’altro giorno, ha scommesso sull’ipotesi che un nutrito gruppetto di azzurri alla fine voterà a favore della riforma elettorale alla Camera.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

Protetto dalla scelta tattica di farsi vedere di meno (ma non troppo) nella sua stanza al quartier generale di San Lorenzo in Lucina (magari prima ci stava fino al venerdì, oggi rientra a casa già il giovedì), Verdini sta sondando un po’ tutti.

 

L’altro giorno ha parlato a lungo con Saverio Romano, luogotenente siciliano dell’area di Raffaele Fitto, e anche con Pino Galati, calabrese di simpatie fittiane leggermente più sbiadite. Senza tralasciare che anche il massimo teorico del berlusconismo in salsa democristiana, e cioè Gianfranco Rotondi, adesso sarebbe più sintonizzato con le antenne di Verdini che non con quelle di Arcore.

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

 

Parlare di una corrente organizzata è eccessivo. Ma quella pattuglia che prima poteva contare soltanto sulla falange composta dai «fantastici quattro del verdinismo ortodosso» (Ignazio Abrignani, Gregorio Fontana, Luca d’Alessandro e Massimo Parisi), adesso ragiona su numeri più estesi. Al punto che, secondo alcuni calcoli fatti tra i parlamentari, sulle posizioni di Verdini — e cioè quelle di raccogliere i cocci dello «schema Nazareno» — si attesterebbero quindici senatori e ventotto deputati.

 

Molti dei quali si muovono con un unico obiettivo: scongiurare del tutto anche la più remota ipotesi che Renzi provochi la fine anticipata della legislatura. E così, nonostante il niet di Arcore, dentro Forza Italia cresce la voglia di non distanziarsi troppo dal treno delle riforme. «Per coerenza, non possiamo votare contro le riforme.

SANDRO BONDI SANDRO BONDI

 

Un voto contrario sarebbe incomprensibile nonché coerente», ha affermato ieri Manuela Repetti, che ha congelato le sue dimissioni da Forza Italia. Una tesi che sarebbe condivisa anche dal suo compagno Sandro Bondi, che — non a caso — con Verdini ha (quasi) sempre avuto ottimi rapporti.

 

I maligni arrivano a dire che, se il Parlamento si trasforma un Vietnam, è tra i vecchi e i nuovi verdiniani che potrebbero nascondersi coloro che, abbandonando Forza Italia, potrebbero costruire un gruppo di «Responsabili» a sostegno del governo Renzi. Fantapolitica? Chissà. Di certo c’è che Verdini non ha affatto abbandonato il «canale diretto» con Palazzo Chigi. E anche che, dopo un silenzio lungo un mese, lo stesso senatore toscano avrebbe dovuto incontrare Silvio Berlusconi la settimana scorsa.

MANUELA REPETTI MANUELA REPETTI

 

La frattura al malleolo dell’ex premier, però, ha fatto saltare il faccia a faccia. E lo scontro, adesso, potrebbe arrivare direttamente all’assemblea dei gruppi parlamentari. O forse, addirittura, all’interno di quell’ufficio di presidenza di cui più d’uno chiede una nuova convocazione. Potrebbe essere quello il teatro dello scontro finale. Che Berlusconi, vista l’aria che tira all’interno del partito, vorrebbe a tutti i costi rinviare. Quantomeno a dopo le Regionali.

 

 

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