È IN LOMBARDIA CHE SI VINCE L’ITALIA E L’AGENDISTA STREGONE MANDA BERSANI AL MANICOMIO - CIRCOLA IL SOSPETTO CHE MUTANDA ALBERTINI POSSA RITIRARSI DALLA CORSA ALLA REGIONE LOMBARDIA, FAVORENDO L’ASSE PDL-LEGA RENDENDO COMPLICATO PER IL PD CONQUISTARE IL PREMIO DI MAGGIORANZA REGIONALE NECESSARIO PER STARE TRANQUILLI A PALAZZO MADAMA - FORMIGONI TRATTA COL PATONZA LA RICOMPENSA PER DIRE ADDIO AL CENTRINO…

Francesco Bei per "la Repubblica"

È in Lombardia che si vince l'Italia. Il dato, confermato da tutti i sondaggi, provoca il primo vero scontro tra i due leader - Bersani e Monti - che finora avevano evitato di spararsi addosso. Il fatto è che nel Pd, da un paio di giorni, circola il sospetto che Gabriele Albertini possa ritirarsi dalla corsa alla regione Lombardia, favorendo la rincorsa del rinnovato asse Pdl-Lega. In questo modo rendendo complicato per il Pd conquistare il premio di maggioranza regionale necessario per stare tranquilli a palazzo Madama.

È proprio questa, la possibile rinuncia di Albertini alla regione, a far scattare Pier Luigi Bersani. Che a Skytg24 lancia il suo altolà preventivo: «A me va bene tutto, purché le mosse di Monti non tolgano le castagne dal fuoco a Berlusconi. Io voglio capire contro chi combattono». Monti risponde da Radio Montecarlo: «Io non combatto contro l'uno o l'altro. In Lombardia abbiamo il tridente Ichino, Albertini e Mauro».

Annunciare la testa di lista al Senato - con l'ex sindaco berlusconiano e un esponente di Cl uscito giusto ieri dal Pdl - per il premier è anche un modo per tranquillizzare Bersani e garantire che non ci saranno desistenze occulte.

«Questa polemica - conferma Benedetto Della Vedova - è veramente assurda. Bersani dovrebbe stappare champagne visto che la nostra lista è altamente competitiva con il centrodestra». Ma nel Pd la fibrillazione è alta, solo in parte mitigata dalle dichiarazioni dello stesso Albertini. Che assicura di mantenere la sua candidatura al Pirellone (dove toglie voti a Maroni) e rivendica la sua funzione di barriera contro la Lega e il Pdl: «Posso dare al segretario Bersani e a tutti la certezza che non solo sarò in gara, ma che fermeremo i barbari sognanti leghisti. Siamo come la decima legione».

Dal canto suo Roberto Formigoni, fin qui sostenitore di Albertini, ancora non lascia capire se davvero ha deciso di cambiare fronte. La notizia arriverà oggi. Si parla di una decina di posti in Regione nelle liste del Pdl e di cinque parlamentari chiesti dal "Celeste" al Cavaliere in cambio del tradimento di Albertini. Ma Formigoni smentisce su Twitter: «Le mie decisioni non sono legate a nessuna trattativa sui posti, ma a una concezione della politica come azione per il bene comune».

Intanto ci prova Enrico Letta a far cessare la polemica con il premier, ribadendo che, in caso di vittoria, «il Pd chiederà al centro e ai montiani di sostenere il governo Bersani». Una linea confermata dallo stesso segretario: «Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti aperto a un dialogo con forze moderate che siano ostative a un revival berlusconiano».

Un'apertura che porta il segretario del Pdl, Alfano, ad accusare Monti di attrezzarsi a fare da «stampella» a un futuro governo Bersani. Replica del premier: «Spero di non essere la stampella né di Bersani né di nessuno, spero di essere invece la scala di ingresso della società civile nella politica italiana». Quanto alle alleanze, per il Professore è «prematuro» parlarne ora.

Se a sinistra Monti non le manda a dire - con i soliti bersagli polemici di Camusso e Vendola - è però contro Berlusconi che il Professore si scaglia con più sarcasmo. «Spero che non abbia speranze» di vittoria, afferma. Poi si chiede come mai, se ha le idee così chiare su cosa si dovrebbe fare, non lo abbia fatto lui «negli otto degli ultimi undici anni in cui ha governato». In serata, a un dibattito con Paolo Mieli all'auditorium di Roma, il premier torna tuttavia a punzecchiare entrambi gli avversari. La coalizione di Pierluigi Bersani «è di sinistra, non di centrosinistra», così come quella di Berlusconi è di «destra, non di centrodestra».

 

BERSANI MONTI bersani e montiGABRIELE ALBERTINI ICHINOBenedetto Della Vedova roberto formigoni Letta Enrico FACCIA A FACCIA BERLUSCONI E ALFANO

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…