INGROIA SPERNACCHIATO DA PERNA: ‘’LA QUINTESSENZA DELL'OPACO ‘- AL TELEFONO CON L’APPALTATORE AIELLO, LEGATO AL BOSS PROVENZANO, CHE RISPOSE “CI PENSIAMO NOI” AL PM CHE GLI CHIEDEVA IL PREZZO DEI LAVORI DA EFFETTUARE PRESSO LA CASA DI SUO PADRE - HA INDAGATO CHIUNQUE PUR DI APPARIRE IN TV, ED E’ L’UNICO PM CHE E’ RIUSCITO A FAR ASSOLVERE TOTO’ RIINA - FA POLITICA USANDO LE INFORMAZIONI ACQUISITE DA MAGISTRATO’’…

Giancarlo Perna per "il Giornale"

Con la sua aria truce da cospiratore, Antonio Ingroia, ha reso più simpatici Totò Di Pietro e Luigi De Magistris. Loro almeno non hanno una barba da carbonaro e sembrano conoscere qualche urbanità. I tre, come si sa, sono gli ex pm che hanno dato vita a Rivoluzione civile, nome inquietante del partito più di sinistra che si presenti alle elezioni.
Di Totò e Luigi conosciamo ogni magagna. Quelle dell'altro le scopriamo man mano.

Ingroia non è, ahi lui, un mostro di cordialità. Parlo da telespettatore. Ha l'aspetto polveroso e il tono beffardo. Fa le pulci a tutti e denigra, utilizzando conoscenze che gli derivano dalle inchieste («Dell'Utri non dice tutto quello che sa»), senza un briciolo di riservatezza. Si crede l'incarnazione della moralità al punto che ti viene da gridare al teleschermo: «Ma ci faccia il piacere».

In effetti, Ingroia è la quintessenza dell'opaco. Soffermiamoci sulla sua candidatura. Aveva appena assunto un impegno in Guatemala per conto dell'Onu. Doveva durare un anno, lo ha abbandonato dopo un mese. Una mancanza di serietà che la dice lunga sull'affidabilità del personaggio e che si riverbera su tutti noi. Pare di sentirli guatemaltechi e onusiani all'unisono: «I soliti italiani che danno solo sòle». E questo uno.

Poi ci sono gli inevitabili sconcerti di quando un magistrato entra in politica. Tolta la maschera, Ingroia si è confermato un sinistro al cubo. Viene allora spontaneo pensare che abbia incriminato il generale Mori, Dell'Utri, Mannino, Mancino, eccetera, per scelta politica e non per serena riflessione. Lo sapevamo, è vero, da anni. Però ci toccava tenercelo nel gozzo in assenza di prove.

Ora le abbiamo e possiamo gridarlo. Adesso è anche chiaro perché si è impegolato in processi teatrali: cercava la notorietà che è il primo ingrediente di chi vuole entrare in politica. A questo punto, che valore hanno i baracconi che ha messo in piedi? Per esempio, la super reclamizzata trattativa Stato-mafia, un calderone in cui Ingroia ha infilato di tutto senza approdare a nulla, a che altro è servito se non ad avere addosso i riflettori per anni? Ergo: tutto quel che il pm ha fatto, va preso con le molle.

Rimane inquietante l'interrogativo che Ingroia, nella sua connaturata ambiguità, non ha sciolto: tornerà un giorno in magistratura? Dio non voglia, ma il sistema glielo consente. Infatti, non si è dimesso. Ha solo chiesto l'aspettativa per tenersi aperta ogni strada. La iattura del rientro è, dunque, possibile.

L'unica speranza è un provvedimento che vieti finalmente il pendolarismo dei magistrati. Sempre che una legge sia una remora per un tipo peperino come Ingroia che delle regole se ne impipa. Tant'è che si è candidato a Palermo - dove era procuratore aggiunto - contro la norma che vieta alle toghe di presentarsi nel luogo in cui esercitano la giurisdizione (è l'inghippo che indignò Alessandro Sallusti nel battibecco tv).

Il cinquantatreenne ex pm si autoproclama da sempre allievo prediletto di Paolo Borsellino. Agli esordi, fu effettivamente uno dei suoi sostituiti alla procura di Marsala. Non risulta però avessero legami speciali. Tra loro, c'era solo la simpatica atmosfera che un uomo ironico come Borsellino creava tra i colleghi.

Come ricordano i reduci marsalesi di quella lontana stagione (fine anni Ottanta), le facezie si sprecavano. Quando il capo entrava, c'era sempre un sostituto che, alludendo al suo passato nel Fuan (universitari del Msi), gli lanciava un «camerata!», facendo il saluto romano. Anche l'immusonito Ingroia aveva un nomignolo. Poiché stava sempre curvo (che in siciliano si dice «immurutu»), era minuto (che in siciliano si esprime con il diminutivo «eddu»), ed era, come oggi, sinistrorso, Borsellino lo chiamava affettuosamente, 'U comunista immuruteddu», cioè «gobbetto comunista».

Il faro di Ingroia è stato in realtà Gian Carlo Caselli con cui lavorò a stretto gomito quando costui fu procuratore di Palermo dal 1993 al 1999. Da lui imparò a combattere la mafia puntando al mitico terzo livello, cioè ai politici e, in mancanza, agli apparati dello Stato. Di qui, i processi che sono l'orgoglio di Ingroia: quello al senatore Dell'Utri, al generale dei cc Mario Mori, al numero tre del Sisde Bruno Contrada, altri. L'unico finora andato in porto, è il procedimento contro Contrada al quale, tra mille dubbi nell'opinione pubblica, riuscì ad affibbiare un decennio di carcere. Le altre cause si trascinano inconcludenti da lustri.

Negli ultimi anni, Ingroia aveva trovato un confidente che gli andava a fagiolo: Massimo Ciancimino, figlio del mammasantissima Don Vito. Il giovanotto diceva qualsiasi cosa, consentendo al pm di incriminare a man bassa. Dalle inchieste entrava e usciva l'universo mondo, perfino il Cav e FI accusati di essere referenti delle coppole (di qui la class action dei lettori del Giornale).

Ingroia, euforico, definì Ciancimino jr «quasi un'icona antimafia». Il giocattolo si ruppe nel 2010 quando il giovanotto disse una balla imprudente su Gianni De Gennaro, l'intoccabile ex capo della polizia. A stretto giro, il bluff Ciancimino si sgonfiò. Si scoprì che aveva falsificato documenti, che teneva esplosivo in casa e nascondeva un tesoro in Romania. La bufera costrinse Ingroia, la coda tra le gambe, a incarcerare il suo protetto e, nel luglio 2012, a incriminare per mafia (concorso esterno) colui che aveva definito icona dell'antimafia.

Non è la sola leggerezza del nostro eroe che si precipita ovunque possa apparire. E inciampa come un bietolone. È accaduto con due procedimenti archeologici che si è incapricciato ad aprire. Con uno, accusò Totò Riina, da anni all'ergastolo, di avere ucciso Mauro De Mauro misteriosamente scomparso nel 1970. Ma fece fiasco con le prove e Riina per la prima volta in vita sua fu assolto.

La seconda farneticazione è del 2010. Ingroia si ficcò in capo che il bandito Giuliano anziché essere ucciso nel '50 era fuggito e al suo posto era stato sepolto un altro. Fece perciò riesumare il corpo per le analisi, passando giorni in tv a pavoneggiarsi. Nel gennaio di quest'anno è stato confermato che il Dna è quello di Giuliano. Fine della sceneggiata. Piacerebbe sapere quanto è costata.

Nel 2003 gli capitò una cosa sciocca ma che a un altro sarebbe valso un mare di guai, specie tra gli artigli di Ingroia. Dovendo ristrutturare la casa del padre, il pm si rivolse a tale Michele Aiello, appaltatore legato al boss Provenzano. Tra loro ci fu pure una telefonata in cui Ingroia, parlando di costi dei lavori si sentì rispondere: «Tranquillo dottore, ci pensiamo noi». Il colloquio fu intercettato ma senza conseguenze. Eppure fu proprio per la dimestichezza con quel tale Aiello che cominciarono le disgrazie di Totò Cuffaro, tuttora in carcere. Misteri siciliani.

 

ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA GENERALE MORIMarcello Dell UtriCALOGERO MANNINO NICOLA MANCINO NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA