IN IRLANDA L'OMOSESSUALITÀ ERA REATO FINO AL 1993. E DOMANI SI VOTA PER LEGALIZZARE I MATRIMONI GAY (LE UNIONI CIVILI CI SONO GIÀ) - DONNE E GIOVANI SPINGONO IL “SÌ”, MA C'E' UN 'BLOCCO SILENZIOSO' – IN EUROPA OCCIDENTALE, SOLO ITALIA E GRECIA DANNO ZERO DIRITTI ALLE COPPIE OMO

A favore della legge ci sono tutti i partiti, che l’hanno già approvata in Parlamento. La chiesa, indebolita da tanti scandali, ha scelto una posizione non barricadera e ha consigliato toni soft, pur avendo ancora molto potere. L'aborto, per esempio, è ancora illegale... -

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1. L’IRLANDA È DIVISA SUL REFERENDUM

Da www.internazionale.it

 

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L’Irlanda è divisa sul referendum sui matrimoni tra persone dello stesso sesso che si terrà il 22 maggio. Secondo i sondaggi, il fronte del no e quello del sì sono testa a testa. Nel paese tradizionalmente cattolico, le gerarchie ecclesiastiche si oppongono all’approvazione del referendum e stanno facendo una campagna molto aggressiva per il no.

 

In Irlanda l’omosessualità era un reato fino al 1993. Ma sono stati fatti passi enormi nel riconoscimento dei diritti civili nel paese. Le unioni civili sono legali dal 2010. E nel 2013 il governo ha approvato l’introduzione del referendum per cambiare la costituzione e permettere i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

 

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Il 22 maggio gli elettori decideranno se approvare un emendamento alla costituzione che renderà il matrimonio tra persone dello stesso sesso legale. Se dovesse vincere il sì, la costituzione irlandese dirà: “il matrimonio potrà essere contratto tra due persone senza distinzione di sesso”.

 

In Irlanda le unioni civili sono già riconosciute, il referendum introdurrà il matrimonio ugualitario nella costituzione.

 

I primi sondaggi condotti all’inizio della campagna dicevano che il sì era al 76 per cento, mentre negli ultimi sondaggi il fronte del sì sta perdendo punti: il sì sarebbe tra il 53 per cento e il 69 per cento. Il no sarebbe al 25 per cento e il tasso di indecisi sarebbe sempre più vasto con un 17 per cento.

 

Gli attivisti lgbt temono che nel paese ci sia “un fronte silenzioso del no”, che non ammette che voterà contro l’approvazione dell’emendamento per paura di essere accusato di omofobia. Ma soprattutto nell’Irlanda rurale il fronte silenzioso del no potrebbe essere molto forte.

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Esiste una forma di riconoscimento delle coppie di persone dello stesso sesso nei paesi del nord e del centro dell’Unione europea, mentre non esiste nessun riconoscimento nei paesi dell’est e del sud dell’Unione. In Inghilterra, Scozia, Galles è stato approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, mentre in Irlanda del Nord sono legali solo le unioni civili come in Irlanda.

 

 

2. "L'IRLANDA SI MUOVE VERSO UNA NUOVA ERA"

Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera

BRUNO E VINCENT NOZZE GAY IN FRANCIA BRUNO E VINCENT NOZZE GAY IN FRANCIA

 

«Il matrimonio gay sta diventando sempre di più l’emblema di una società moderna e l’Irlanda si sta muovendo verso una nuova era». Katherine Zappone è teologa americana ma siede nel Senato di Dublino, è lesbica ed è una delle animatrici della campagna per il «sì» nel referendum di domani che deve ratificare o respingere la legge sui matrimoni gay.

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Un appuntamento storico. 
La Tigre Celtica è sempre stata un fortino del cattolicesimo. Ma le cose sono cambiate. Negli anni Settanta novanta irlandesi su cento dichiaravano di andare a messa almeno una volta alla settimana. Oggi, lo rivela una ricerca dell’Associazione dei Preti cattolici, sono appena 35 su cento. 
La Chiesa si è indebolita e il suo messaggio dottrinale non è più il faro di una volta. Ecco perché questa consultazione che ha lo scopo di riscrivere un articolo della Costituzione, consentendo le nozze fra persone dello stesso sesso, potrebbe dare un esito in forte controtendenza rispetto alla storia del passato. 


Tom Inglis, professore universitario a Dublino e sociologo, sintetizza: «Il tempo in cui la Chiesa era la coscienza morale dell’Irlanda è chiuso per sempre». 
Il dibattito che accompagna le ultime battute referendarie è visibile, intenso, appassionato. I partiti, centrosinistra laburista, centro e centrodestra, sono tutti a favore della legalizzazione (l’hanno già approvata in Parlamento). Il governo pure. Ma ciò che conta è la società e soprattutto lo sono i segnali che da lì arrivano.

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Se è scontata la partigianeria (per il sì) di moltissimi manager (il capo di Google Ronan Harris: si tratta di rispettare il diritto all’eguaglianza), di scrittori (a cominciare da Roddy Doyle, Colm Tóibín, Catherine Dunne) e di attori (Colin Farrell) lo è assai meno la posizione assunta da alcuni gruppi cattolici e da singoli preti.

 

Ad esempio il sacerdote Iggy O’Donovan che annuncia di votare «nel rispetto della libertà di altri che sono diversi da noi». Sì. E non è una mosca bianca. Padre Sean McDonagh, dell’Associazione dei Preti, spiega che la Chiesa «può riguadagnare una posizione di autorità se si mette al passo del mondo moderno». Oppure l’associazione «Noi siamo la Chiesa» secondo la quale «non si distrugge l’istituzione del matrimonio e della famiglia ma la si rafforza». 

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Il mondo cattolico irlandese è diviso. E l’istituzione ecclesiale, consapevole di questa frattura, ha preso una posizione ferma ma non condizionante e non ultimativa, più prudente. I vescovi d’Irlanda si sono limitati a scrivere una lettera pastorale alle 1.360 parrocchie, «Il significato del matrimonio», e a predicare durante le funzioni spiegando le ragioni del «no». Il discusso arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, ha invitato persino a usare un linguaggio «delicato e rispettoso» dato che le associazioni più integraliste (Alleanza per la Difesa della Famiglia e del Matrimonio) si sono scatenate con slogan del tipo «approvare il matrimonio gay è come approvare la legge della sharia nel Califfato dell’Isis».

 

Prese di posizione estremiste che non convincono i fedeli, li allontanano. 
Sulla crisi della Chiesa nella cattolicissima Irlanda, che nel 1995 approvò il referendum sul divorzio con appena 9.114 voti di scarto (lo 0,56%), pesano gli scandali sulla pedofilia, le vergognose coperture offerte dalle gerarchie ai sacerdoti e alle suore macchiatisi di violenza sui minori, la doppia vita dei «pastori» in spregio degli insegnamenti che offrivano.

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Pochi hanno dimenticato i casi del vescovo Eamon Casey e del prete Michael Cleary che erano sul palco ad accogliere papa Giovanni Paolo II nel 1979 davanti a un milione di pellegrini. Si scoprì poi che uno aveva avuto un figlio da una donna americana e il secondo ne aveva fatti due con la perpetua. 

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La cronaca in questi anni ha lasciato un segno profondo nella comunità. L’ha disorientata. Il referendum è il termometro di un’Irlanda cambiata. Tutti dicono che il matrimonio gay sarà approvato ed entrerà nella Costituzione. Ma è da vedere. Sarà decisivo il voto dei giovani, in grande maggioranza a favore, e delle donne, specie a Dublino, come fu nella consultazione sul divorzio quando fecero pendere la bilancia verso il sì. Per quello che vale, un piccolo indizio lo offre Rita O’Connor, 83 anni, religiosissima, ogni giorno in Chiesa: «Come voterò? Voterò per i gay, non ho proprio nulla contro di loro». 

 

 

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