LA CITTÀ DEI LEADER DEPOSTI - BARVIKHA, UN VILLAGGIO DI LUSSO ALLE PORTE DI MOSCA, OSPITA EX CAPI DI STATO E DITTATORI CHE QUI HANNO TROVATO ASILO CON LE LORO FAMIGLIE - L’OCCIDENTE STA FACENDO PRESSIONI SUL GOVERNO DI PUTIN AFFICHÉ ANCHE ASSAD E I SUOI POSSANO ESSERE TRASFERITI QUI PRIMA DI FARE UNA BRUTTA FINE - MA LA RUSSIA, ESPERTA DI SALVATAGGI DI DITTATORI IN EXTREMIS, È ANCORA INDECISA…

Andrew E. Kramer per "La Repubblica"
(© 2012 New York Times News Service- traduzione Fabio Galimberti)

Anni fa, prima di stabilirsi in questa bucolica cittadina nei dintorni di Mosca in un bosco di pini, Askar Akaev, all'epoca presidente del Kirghizistan, passò una giornata alquanto stressante. Di fronte al palazzo presidenziale si era radunata una folla inferocita. Un'automobile era stata data alle fiamme. I dimostranti avevano scavalcato la recinzione e stavano forzando le porte per entrare. Un consulente per la sicurezza gli disse che il momento era arrivato. «Me ne sono andato con l'abito che avevo addosso», raccontò Akaev alla stampa nel marzo del 2005. Qualche giorno dopo era qui, in una casa di cura di proprietà del governo russo. Ed era in buona compagnia.

Questo improbabile agglomerato di ville e negozi di lusso ospita una mezza dozzina di leader deposti con relativi familiari, e nella quiete ovattata dalla neve rappresenta un futuro possibile per il traballante presidente siriano Bashar al-Assad, ora che l'Occidente preme sulla Russia perché gli offra l'asilo. Nonostante gli insorti stringano il cerchio su Damasco, i diplomatici di Mosca (la Russia è il più importante alleato di Assad) sostengono di non essere affatto disposti a offrire un rifugio al leader assediato come passo avanti verso una soluzione del conflitto.

Eppure non sarebbe la prima volta che i russi organizzano in poche ore missioni di salvataggio per i loro alleati. «I russi hanno una lunga esperienza nel portare in salvo capi di Stato», dice Mark Katz, docente di politica all'Università George Mason, in Virginia. «Potrebbero cercare di far capire ad Assad che l'offerta è valida, ma che lo spiraglio non rimarrà aperto a lungo». La fuga in extremis di leader assediati da folle inferocite ha risolto conflitti nell'ex Jugoslavia, in Georgia, in Kirghizistan e altrove. La Russia sembra si stia avvicinando a un compromesso che comporterebbe la partenza di Assad.

Giovedì l'inviato dell'Onu per la Siria Lakhdar Brahimi e i diplomatici russi hanno rilanciato un'iniziativa di pace finita nel nulla la scorsa estate. Non è chiaro se la Russia sia disposta ad accettare, in un eventuale nuovo accordo, il trasferimento del leader siriano qui a Barvikha. Non tutti gli esiliati politici da queste parti vivono nelle grandi ville con giardino che costeggiano la Rublëvskij, ma molti sì. Secondo diverse fonti, una volta arrivati qui, si godono il pacifico e privilegiato "buen retiro" di cui beneficiano le vecchie élite sovietiche o degli Stati satellite. Nell'immacolato centro commerciale di lusso Barvikha sono stati aperti recentemente negozi di Gucci, Ralph Lauren e Dolce & Gabbana, meta di possibile interesse per Asma al-Assad, la moglie del presidente siriano, famosa per la sua passione
per gli abiti firmati.

Borislav Milosevic, il fratello di Slobodan, l'ex presidente serbo accusato di crimini di guerra e morto nel 2006, dice che i suoi familiari stabilitisi a Barvikha se la passano più che bene. La vedova di Slobodan, Mirjana Markovic, e il figlio Marko Milosevic, vivono qui, in due ville diverse. «Viene gente a trovarli dalla Serbia», dice al telefono Borislav, parlando dell'esilio della signora Markovic: «Ha sempre amici in casa. Conduce una vita normale e rispettabile». La signora Markovic sta compilando un libro con le interviste di suo marito; Marko si è sposato con una russa e hanno avuto una figlia. Circondata da figli e nipoti, la vedova di Milosevic a Barvikha vive un esilio senza privazioni né isolamento. Vivere qua per gli Assad non sarebbe una diminutio, dice Borislav; in particolare, accogliere Asma al-Assad e i figli secondo lui sarebbe un «gesto umanitario».

Riguardo ad Akaev, l'ex presidente kirghiso trasferitosi qui dopo essere scampato alle proteste della cosiddetta Rivoluzione dei Tulipani, nel 2005, una commessa della concessionaria Bentley di Barvikha, Anna Shkoda, dice di vedere regolarmente il figlio di Akaev, Aidar, in giro per la cittadina. La concessionaria ha venduto alla famiglia di Akaev una Bentley Flying Spur nel loro primo anno di esilio. «Avevano molti più soldi appena arrivati», dice Anna.

Barvikha, abitata in prevalenza da "nuovi ricchi" russi, è tagliata fuori da Mosca per colpa degli ingorghi di traffico, ma per il resto è un'alternativa apprezzabile rispetto alla prospettiva di finire giustiziati sommariamente. È una distesa di viottoli in una foresta di pini, dove ogni casa è occultata da muri giganteschi e le telecamere a circuito chiuso fissano inespressive i passanti. La reputazione di Mosca come rifugio per autocrati deposti ha ricevuto nuova linfa nel 2004, quando il sindaco dell'epoca, Jurij Luzhkov, offrì il suo jet privato ad Aslan Abashidze, il leader separatista dell'Agiaria, una regione autonoma della Georgia. Il tempismo fu ottimale: le truppe georgiane stavano già avanzando su Batumi, la capitale dell'Agiaria. Pare che anche Abashidze abiti qui a Barvikha.

Non tutte le richieste di asilo a Mosca sono andate a buon fine. Cacciato dal potere, il leader della Ddr Erich Honecker fuggì a Mosca insieme alla moglie Margot. Presero alloggio all'ambasciata cilena, ma il presidente Boris Eltsin li rispedì al mittente. Nel 1998 il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (allora di tendenze comuniste) Abdullah Öcalan, venne respinto dai russi prima di essere catturato dai suoi nemici turchi.
Per gli Assad il tempo forse sta per scadere. Questa settimana Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo, ha escluso ogni mediazione riguardo a un eventuale esilio di Assad in un terzo Paese. «Alcuni Paesi della regione si sono rivolti a noi, affinché riferissimo ad Assad la loro offerta d'asilo», ha detto Lavrov. «Se vogliono offrirgli garanzie, facciano pure».

 

VLADIMIR PUTIN CON LA PISTOLA jpegVLADIMIR PUTIN GUARDA LA TV NELLA RESIDENZA PRESIDENZIALE ASSADsiria free milosevicerik honeckerAbdullah Ocalan

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA