LA GRECIA TENTA L’ENNESIMO SALVATAGGIO IN EXTREMIS - OGGI BARROSO È AD ATENE PER INCONTRARE IL NUOVO PRIMO MINISTRO SAMARAS, E CERCARE UNA SOLUZIONE PER EVITARE QUELLO CHE IN MOLTI PENSANO ESSERE INEVITABILE: L’ADDIO ALL’EURO - SECONDO GLI ANALISTI DI CITIGROUP, LA RINUNCIA AVVERRÀ AL MASSIMO ENTRO 18 MESI - O SI CONCEDE AD ATENE ALTRO TEMPO (MA LA MERKEL NON VUOLE) O SI IMPONGONO ALTRE MISURE…

1 - BARROSO, MISSIONE IMPOSSIBILE IN GRECIA

Beda Romano per "Il Sole 24 Ore"

Il presidente della Commissione europea sarà oggi ad Atene per incontrare il primo ministro Antonis Samaras. La prima visita di José Manuel Barroso in Grecia dal 2009 ha due obiettivi: mostrare la solidarietà europea nei confronti del Paese mediterraneo e toccare con mano la crisi economica. Il contesto è drammatico: da più parti in Europa e nel mondo cresce la tentazione di abbandonare la Grecia a un tragico destino, il fallimento e l'uscita dalla zona euro.

La visita di Barroso coincide con la presenza ad Atene della troika. I rappresentanti della Commissione, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale hanno già avuto le prime riunioni con le autorità greche per un'analisi della situazione economica di un Paese in gravissima crisi finanziaria. Tutti sanno purtroppo che le due tornate legislative di primavera hanno provocato un circolo vizioso segnato da inattivismo politico e sfiducia economica.

Ancora prima di giungere ad Atene gli economisti della Commissione hanno iniziato a rivedere le stime economiche greche. In origine l'obiettivo era di mettere a segno nel 2012 un deficit primario dell'1% del prodotto interno lordo. Il target è ormai lontano. L'economia infatti si sta contraendo più del previsto. In un primo tempo, l'Esecutivo comunitario puntava su una recessione del 4,7% quest'anno. Sarà molto probabilmente del 5,7%, se non peggiore.

«La situazione è già chiara - spiega un responsabile europeo -: bisogna decidere se imporre alla Grecia di rispettare gli obiettivi di bilancio e quindi misure aggiuntive di risanamento dei conti o concederle più tempo per rimettere ordine nelle finanze pubbliche. La decisione dipenderà dai Governi». Nell'Eurogruppo, alcuni Paesi hanno già detto informalmente che sarà difficile per loro chiedere ai Parlamenti nazionali di garantire nuove linee di credito alla Grecia.

Per ora il Governo Samaras è rimasto guardingo. In giugno, i tre partiti che sostengono il nuovo Esecutivo hanno detto di voler chiedere ai loro creditori due anni in più per risanare l'economia. Dinanzi alle proteste di molti in Europa hanno fatto marcia indietro. Secondo il quotidiano Ekathimerini, Samaras è dell'avviso che per ora sia meglio proseguire sulla strada già tracciata, per poi tentare di negoziare successivamente da una posizione di maggiore forza.

A Bruxelles c'è consapevolezza sia delle debolezze politiche della Grecia che della sfiducia di molti creditori nei confronti del Paese. Ieri ad Atene Samaras ha nominato il nuovo presidente del Fondo greco di privatizzazioni dopo che la troika ha criticato la lentezza con la quale l'establishment ha venduto aziende statali. Nel contempo molti alla Commissione ammettono che nessuno è pronto a investire nel Paese a questi livelli di incertezza.

Sul fronte opposto, alcuni esponenti tedeschi hanno parlato esplicitamente dell'uscita dalla Grecia dalla zona euro, mentre cresce l'esasperazione in molte frange della popolazione europea. Il deputato democristiano tedesco Norbert Barthle ha parlato di una possibile ristrutturazione del debito greco: «È una soluzione possibile - ha ammesso - ma costerebbe cara». E soprattutto sarebbe accettabile alla Bce che avrebbe 45 miliardi di euro di titoli greci?

«I greci hanno enormi problemi e devono essere i primi a risolverli - ha detto alla Dow Jones il commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia -. Se fanno quanto si sono impegnati a fare, allora le istituzioni europee e gli altri membri dell'Unione dovrebbero sostenere la Grecia». Anche di questo parleranno oggi Barroso e Samaras, sapendo che il Fondo potrebbe non essere della partita. Alcuni Paesi emergenti hanno detto al direttore generale Christine Lagarde che l'esposizione dell'Fmi è ormai eccessiva.


2 - GRECIA, CONCORDATI NUOVI TAGLI CON LA TROIKA. MA PER CITIGROUP ENTRO IL 2013 DOVRÀ DARE L'ADDIO ALL'EURO

Vitorio Da Rold con un articolo di Beda Romano per "IlSole24Ore.com"

Come al solito ad Atene l'accordo arriva all'ultimo momento quanto ormai sembrava tutto perduto. Il ministero delle Finanze greco e la Troika (Ue, Bce e Fmi) hanno concordato ieri sera le nuove economie sul budget ellenico del 2013 e del 2014 per 11,6 miliardi di euro che da mesi venivano rimandate per la loro impopolarità. I dettagli sul nuovo programma di austerità, richiesto dalla Troika per sbloccare la nuova tranche di finanziamenti, sarà presentato oggi alle parti politiche che sostengono il governo di coalizione dal premier Antonis Samaras, che incontrerà anche il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso giunto appositamente ad Atene per evitare che la situazione sfugga di mano con conseguenze incalcolabili per tutta l'eurozona.

Per gli analisti di Citigroup l'addio all'euro della Grecia dovrebbe avvenire molto probabilmente tra 12-18 mesi
La situazione è molto critica al punto che gli analisti di Citigroup - in un report diffuso ieri pomeriggio negli Usa - vedono al 90% le probabilità che la Grecia esca dall'euro nell'arco dei prossimi 12-18 mesi. In un nuovo studio sulla crisi, la banca americana ha rivisto la precedente stima che vedeva tra il 50 e il 75% le possibilità di un'uscita di Atene dalla moneta unica. Gli stessi analisti vedono anche, fuori dalla zona euro, anche un declassamento del rating del debito sovrano nei prossimi due o tre anni degli Usa e della Gran Bretagna sempre più in difficoltà dopo lo scandalo del taroccamento del Libor. Atene, comunque, resta l'anello debole dei 17 membri dell'eurozona a causa dell'instabilità politica e il populismo di parte della sua classe dirigente mentre il turismo precipita e il settore navale resta praticamente esente dalle tasse.

I "nordici" sempre più ostili
Una situazione quella ellenica che in molti considerano sempre più disperata e senza via di scampo dopo cinque anni di recessione. L'uscita della Grecia dall'euro è «inevitabile», ha tra gli altri affermato questa mattina in un'intervista alla radio pubblica Deutschlandfunk il ministro delle Finanze bavarese, Markus Soeder (Csu), secondo il quale «la Grecia non ha alcuna chance, per questo la sua uscita è inevitabile». Secondo il ministro, Atene «ha la scelta tra una dichiarazione di insolvenza o per un'uscita pilotata dall'Eurozona, soluzione che considero preferibile. È meglio per l'Europa, per l'Ue, per l'Eurozona ed anche per la Grecia». Soeder, il cui partito è membro della coalizione di governo guidata dal cancelliere Angela Merkel, ha sottolineato che «la soluzione non è quella di dare ancora soldi alla Grecia, ma che Atene esca dall'Eurozona». Posizione che trova tra gli altri aderenti tra i ministri del governo finlandese e olandese.

 

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