LA SOVRANITÀ DI UNO STATO? I CONFINI DEL SUO SPAZIO INTERNET - PER EVITARE NUOVI DATAGATE, IL WEB DI DOMANI NON SARÀ USA-CENTRICO: SI SPEZZETTERÀ IN UNA MAREA DI RETI NAZIONALI (OGNUNO CON I SUOI SERVER E I SUOI CYBERWARRIORS)

1 - "UN WEB DIVERSO IN OGNI PAESE" ECCO IL DOSSIER DELL'INTELLIGENCE PER SCONGIURARE NUOVI DATAGATE
Fabio Tonacci e Francesco Viviano per "la Repubblica"

L'Internet che conosciamo finirà. Si spezzetterà «in una moltitudine di reti nazionali», ogni grande Paese avrà sue infrastrutture e i suoi server. Nasceranno «nuovi strumenti per proteggere la privacy degli utenti», basati su sistemi di crittografia simili a quelli in uso durante la Guerra Fredda. E ci saranno cyber-mercenari in giro tra i server, «assoldati a progetto per lo spionaggio governativo».

Il corollario, naturale e in un certo senso prevedibile, dello scandalo del Datagate è contenuto in un rapporto riservato dell'Aisi, il nostro servizio segreto interno, consegnato all'inizio dell'anno alla presidenza del Consiglio e che Repubblica ha letto. Un dossier di poche pagine, sufficienti da sole a spiegare l'inquietudine e la fretta con cui il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato l'intenzione di costruire un web europeo contro le spie di tutto il mondo. Americane, certo. Ma anche cinesi, russe, indiane.

UNA, DIECI, CENTO RETI
Quello che Edward Snowden, l'ex contractor della National Secutity Agency, ha dimostrato, pubblicando solo una piccola parte di quei 1,7 milioni di documenti confidenziali in suo possesso, è l'estrema vulnerabilità di Internet. E i programmi Prism, X Keyscore, Tempor ne sono i grimaldelli, maneggiati per intercettare. «Le più dirette conseguenze di queste rivelazioni - si legge nel dossier del nostro apparato di sicurezza - potranno essere la scomparsa di un'unica Rete e la contestuale comparsa di una moltitudine di reti nazionali».

Esattamente quello che ha in mente la Merkel: riportare entro i confini nazionali i server dove passano telefonate ed email, costruire nuove dorsali europee di fibra ottica che rendano non più necessario il trasferimento dei dati oltre l'Atlantico.

«Non a caso la Cina è stata la prima a muoversi verso la nazionalizzazione dei propri servizi - scrivono gli analisti dell'Aisi - per assicurarsi il controllo di tutta l'informazione che circola all'interno del Paese». Gettando però anche le basi per la limitazione del diritto di espressione degli utenti. Se altri Stati seguiranno quel percorso, come pare, «il paradosso sarà che le uniche reti sovranazionali rimarranno le darknet come Tor». Dove si è anonimi, dove si è invisibili.

I CYBER-MERCENARI
In questo scenario da guerra mondiale digitale, dove nessuno si fida di nessuno, cambieranno anche i protocolli di sicurezza. «Tutti i servizi che riguardano la crittografia possono risorgere - si legge nel dossier, che si appoggia ai più recenti rapporti sulla protezione informatica e sulle teorie di guru quali Alexander Gostev, del Kaspersky Lab - favorendo nuovi strumenti per difendere la privacy». Minacciata - ecco un'altra novità - dai cybermercenari.

Sono hacker «assoldati a progetto», nascosti dietro il paravento legale di società che offrono consulenze investigative. Battitori liberi, predatori pagati per «attacchi mirati rapidi», per rubare dati «utilizzati nello spionaggio governativo», per manipolare la competizione economica.

LE NUOVE MINACCE
Nell'Internet del dopo Snowden la violazione informatica subirà una mutazione "genetica". Diminuirà il volume dei malware (i software infettanti), ma gli attacchi saranno più mirati alla «data destruction», alla distruzione di archivi e database. In particolare, si scateneranno nel cloud, nella nuvola polverizzata su migliaia di server dove sono conservati.

Citando un report di McAfee, l'Aisi si aspetta anche nuove tecniche di hacking. Ci saranno attacchi «ransomware» rivolti contro i telefonini, per rubare dati e profili e riconsegnarli solo dietro riscatto, da pagare in Bitcoin. Ci saranno, e ci sono già, app contaminate scaricabili sui cellulari. Sempre con l'obiettivo di ascoltare cosa diciamo, leggere cosa scriviamo, vedere cosa vediamo.

Quello che sarà lo si intuisce già adesso. Le aggressioni dei Malware al sistema operativo Android «sono aumentate del 33 per cento nel 2013». Nello stesso periodo dai server della Adobe sono state «copiate 130 milioni di password, che saranno decriptate nei prossimi mesi». E usate come la Stele di Rosetta per decifrare i documenti.

CONSULENTI E CONTRACTOR
In quel terreno di caccia che possono diventare i social network, hacker tradizionali e cyber- mercenari si avventeranno su consulenti, contractors e «altre figure professionali che solitamente condividono le informazioni sensibili con aziende di grandi dimensioni o enti governativi». A questo scopo, vengono scandagliati i social professionali tipo LinkedIn.

L'orizzonte che intravedono i nostri servizi segreti, dunque, è carico di incognite. «Il caso Snowden - scrivono - ha però reso tutti consapevoli che la cyber-sicurezza è una delle maggiori vulnerabilità di uno Stato». Il loro rapporto è sulla scrivania del premier, di quello uscente e di quello che sta per essere nominato. A lui decidere come intervenire.

2 - IL PADRE DI INTERNET: "COSÌ LA RIFONDERÒ 25 ANNI DOPO"
Enrico Franceschini per "la Repubblica"

Venticinque anni or sono inventò il web. Oggi propone di reinventarlo, proteggerlo dalle minacce che gli sono sorte intorno. Tim Berners-Lee è lo scienziato informatico britannico che nel 1989 ideò per il Cern il World Wide Web, che scrisse il primo server (l'http), il primo browser e la prima versione del linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali (l'html). Innumerevoli studiosi hanno poi contribuito allo sviluppo della rete, ma lui ne è considerato universalmente il "padre".

Adesso propone una serie di iniziative per "salvare il web" e farlo ulteriormente progredire. In un articolo per l'edizione inglese della rivista Wired, Berners-Lee afferma che, come qualsiasi 25enne, il web comincia soltanto ora a mostrare il suo pieno potenziale: «Ma è un potenziale che mi eccita e preoccupa allo stesso tempo, perché è sotto la minaccia di abusi da parte di governi, aziende e attività criminali».

Accanto alle azioni di terroristi cibernetici, di società che cercano di avere il monopolio del settore e di forme di censura statale, il pericolo maggiore è costituito, secondo Berners-Lee, da programmi di sorveglianza di massa da parte di agenzie di spionaggio elettronico negli Stati Uniti e in Gran Bretagna come quelli rivelati dalla talpa Edward Snowden nel Datagate, che rischiano di condurre «a una generalizzata perdita di fiducia e a una balcanizzazione del web».

Le sue proposte si muovono in quattro direzioni. La prima è la «re-decentralizzazione» del web. Chiunque può costruire un nuovo sito. E quando un sito chiude, il resto del web continua a funzionare indisturbato. Ma motori di ricerca, social network e sistemi di software, avverte Berners-Lee, possono oggi realizzare una situazione di quasi monopolio che rischia di limitare la libertà della rete. Sebbene le aziende leader della rivoluzione digitale siano spesso i propulsori di innovazioni positive, conclude, «dobbiamo stare in guardia davanti alla concentrazione eccessiva».

Occorre dunque avviare un'opera di nuova decentralizzazione del web, che permetterà di modernizzarlo e difenderlo dagli abusi. Una seconda necessità è mantenere il web aperto a tutti: ogni piattaforma deve essere libera di usare il software che vuole installare.

Un terzo impegno è quello di una sempre maggiore inclusione: più del 60% della popolazione mondiale è ancora tagliata fuori dal web. I costi restano una barriera per molti. Infine va combattuta una battaglia per la protezione della privacy e la libertà di espressione: dalla lotta alla censura alla denuncia dei programmi di spionaggio e a norme che impediscano un'indiscriminata sorveglianza di massa.

 

privacy internet jpegprivacy internet jpegnational security agency tn sede national security agency OBAMA E ANGELA MERKEL FOTO LAPRESSE BRINDISI OBAMA MERKEL FOTO LAPRESSE SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA EDWARD SNOWDEN tax_bitcoins-

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....