LANCIATA IERI DA DAGOSPIA COME INDISCREZIONE PICCHIATELLA, LA CANDIDATURA AL CAMPIDOGLIO DI RITA DALLA CHIESA E’ DIVENTATA REALTA’. ENNESIMA DIMOSTRAZIONE CHE LA POLITICA ITALIANA E’ SOLO UN “BAGAGLINO” CHE NON FA RIDERE

Rita: «Ho votato Berlusconi. Ma nel '93 feci la campagna per Rutelli sindaco, mentre ultimamente ero con Renzi». Alle comunali del 2013 si dice «orgogliosa di non aver votato per Ignazio Marino: scelsi Alfio Marchini». Proprio l' imprenditore sul quale Meloni ha posto il suo veto...

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Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”

 

MELONI MELONI rita dalla chiesa rita dalla chiesa giorgia meloni giancarlo magalli filippo la mantia giorgia meloni giancarlo magalli filippo la mantia

«Eravamo da Giolitti, vicino a Montecitorio. E quando Giorgia me lo ha detto, il gelato alla nocciola mi si è sciolto in mano...». Nel gran ballo delle elezioni comunali di Roma, dove sembra che tutti abbiano più paura di vincere che di perdere, quella della Meloni, leader di Fratelli d' Italia, pare la «mossa del cavallo»: puntare, per la corsa al Campidoglio, su Rita Dalla Chiesa, 68 anni, campana di nascita ma romana «d' adozione» da sempre, figlia del generale Carlo Alberto, sorella di Nando che nel '93 - da sinistra - sfidò Marco Formentini a Milano.

rita dalla chiesa 4 rita dalla chiesa 4 barbara d'urso rita dalla chiesa mara giorgi e brindani barbara d'urso rita dalla chiesa mara giorgi e brindani

 

La Dalla Chiesa è uno dei volti più popolari della tivù, ex moglie di Fabrizio Frizzi, nell' immaginario collettivo legata alla trasmissione «Forum» e il suo cuore, più che a destra, batte per «le persone»: «Ho votato Berlusconi. Ma nel '93 feci la campagna per Rutelli sindaco, mentre ultimamente ero con Renzi». Alle comunali del 2013 si dice «orgogliosa di non aver votato per Ignazio Marino: scelsi Alfio Marchini». Proprio l' imprenditore sul quale Meloni ha posto il suo veto, promettendo - nel vertice di Arcore di lunedì - di «avere una persona che deve ancora dare la sua disponibilità».

 

Nomi ne circolano anche altri, come quello di Irene Pivetti o del magistrato Simonetta Matone, ma l' opzione numero uno è proprio quella di Dalla Chiesa. Lei chiarisce: «Ringrazio della fiducia, ma non ho ancora accettato. Devo prima incontrare Berlusconi».

Eppure, anche se l' idea le fa «tremare i polsi», la possibilità di correre la affascina: «Ma io - dice - sono una donna libera e tale voglio rimanere.

 

Prima devo capire se avrò autonomia di azione e di pensiero». Sembra un candidato più dell' antipolitica: «Come tanta gente normale, non ne posso più dei partiti».

RITA DALLA CHIESA IN COPERTINA DI CONFESSIONI DONNA RITA DALLA CHIESA IN COPERTINA DI CONFESSIONI DONNA

La leader di FdI, però, le piace: «Giorgia è una donna passionale, di pancia. Proprio come me». Cosa farebbe al Campidoglio? «Parlo da cittadina. C' è un degrado pazzesco, i bus non passano, sulla Roma-Lido ci sono scene tipo il film "Exodus". E poi i topi, la spazzatura, i cassonetti pieni. Vivo a Roma Nord, ho riempito twitter con le mie foto».

 

Pronta per la sfida? «Macché, ho una paura folle. Solo la parola sindaco mi spaventa... Cittadina è meglio, come in quell' altro film "Dave, presidente per un giorno"». A proposito di film: facile dire «Nel nome del padre»: «Invece vorrei lasciar fuori la mia famiglia. Ho sempre cercato di difendere la memoria di mio padre».

 

Nando la mette in guardia: «Occhio ai serpenti, ne avrà da tutte le parti». Imbarazzo per l' eventuale candidatura di sua sorella con la destra? «Nessuno. Abbiamo idee diverse, lei si riconosce più spesso nel centrodestra, ma ci vogliamo strabene». E Marchini? L' imprenditore va avanti da solo: «Voglio - dice - dare voce a quei romani liberi e forti che non si riconoscono nel Pd e nel M5s. Le alchimie partitiche non mi appassionano e lascio ad altri il gioco dei veti».

 

giorgia meloni con il nuovo gatto giorgia meloni con il nuovo gatto

Cosa farà? «Vogliamo rimettere in moto Roma per garantire benessere e sicurezza. Il nostro è un impegno disinteressato e generoso: abbiamo il dovere di aprire e lascio ad altri la responsabilità di chiudere ad una prospettiva che fonde civismo e politica». Ma senza alleati, la salita è più ripida.

 

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