merkel migranti rifugiati madre teresa

LASCIATE CHE I PROFUGHI VENGANO A ME - UN MESE FA LA MERKEL 'DEPORTAVA' LA BIMBA PALESTINESE, OGGI APRE LE FRONTIERE MENTRE LA TURCHIA STA 'ESODANDO' UN MILIONE DI SIRIANI: COLTI, NON FONDAMENTALISTI, PER SEMPRE GRATI A MAMMA ANGELA - E NEI PROSSIMI 10-20 ANNI RENDERANNO LA GERMANIA ANCOR PIÙ IL MOTORE PRODUTTIVO D'EUROPA

Viktor Orban Viktor Orban

1. IMMIGRAZIONE: ORBAN, IL PROBLEMA È DELLA GERMANIA

 (ANSA) - "Detto tra noi, il problema non è europeo, è un problema tedesco. Tutti vogliono andare in Germania. Nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia. Vogliono andare tutti in Germania". Così il premier ungherese Viktor Orban sui migranti.

 

2. ORBAN, NON VENITE, LA TURCHIA È SICURA

 (ANSA) - "Il punto è il senso di responsabilità, se accettassimo tutti, sarebbe un fallimento morale. Io vorrei dire 'non venite, il viaggio è pericoloso'. La Turchia è già un Paese sicuro". Lo ha detto il premier Viktor Orban a Bruxelles.

 

merkel come madre teresa di calcuttamerkel come madre teresa di calcutta

3. MERKEL A ORBAN, PROBLEMA PROFUGHI RIGUARDA TUTTA L'EUROPA

 (ANSA) - L'emergenza profughi "è un problema che riguarda tutta l'Europa" e non solo la Germania. Lo ha detto Angela Merkel, replicando, da Berna, alle parole di Viktor Orban, il quale a Bruxelles ha affermato che l'emergenza è "un problema tedesco".

 

 

4. NELLA GERMANIA CONVERTITA DALLA SVOLTA DELLA MERKEL “ACCOGLIAMO I PROFUGHI” MA L’EUROPA SI SPACCA

Bernardo Valli per “la Repubblica

 

merkel e la bimba palestinesemerkel e la bimba palestinese

Di solito la Bild Zeitung esprime gli umori dei tedeschi. Non i migliori. Collere, pettegolezzi, scandali, desiderio di immagini forti. Il quotidiano più diffuso di Germania e d’ Europa spiega ai milioni di lettori le loro rabbie. I loro vizi. Non dimentica quelli degli altri, degli stranieri. La virtù è merce rara sulle sue pagine. Il tabloid edito da Springer rivela il pensiero pratico, spesso duro, senza sogno, della Germania, non soltanto di quella popolare, profonda. Secondo l’espressione di un suo redattore è la pancia del paese. Ai politici serve per conoscere quel che pensano gli elettori.

 

Ancora all’inizio dell’estate, interpretando l’istinto più diffuso, la Bild voleva che si gettassero fuori dall’euro i greci: si vendano le loro isole per pagare i debiti. All’improvviso, come toccato da una bacchetta magica, il giornale ha pubblicato alla fine d’ agosto, in prima pagina, la fotografia di due bambini sotto una coperta sbrindellata con la scritta «Noi aiutiamo».

 

la merkel visita il centro per rifugiati di heidenaula merkel visita il centro per rifugiati di heidenau

Era il forte invito a tendere la mano ai rifugiati, ad aiutarli, ad accoglierli. La massa dei lettori non è stata traumatizzata da quell’esortazione umanitaria insolita sulla Bild . Le successive indagini d’opinione hanno rilevato che più del sessanta per cento dei tedeschi è pronto a concedere l’asilo ai profughi.

 

E non si tratta di una manciata di diseredati, ma di ottocentomila siriani sfuggiti alla guerra e alle persecuzioni, ha calcolato Thomas de Maizière, il ministro degli Interni. Un siriano ogni 107 cittadini della Repubblica federale. Almeno dieci miliardi di spese supplementari. Il doppio dei profughi arrivati nel 1962, in seguito all’implosione dell’Unione Sovietica e poi dell’unificazione tedesca. All’annuncio di quelle cifre Die Welt , il quotidiano liberal conservatore, ha scritto «è troppo».

 

Ma non è andato oltre. Non ha contestato il principio difeso dalla Bild , che fa parte dello stesso gruppo editoriale. Senza riserve è stata la liberale Sueddeutsche Zeitung che ha giudicato l’impresa possibile. In generale ha prevalso un deciso: possiamo farcela.

 

la merkel visita  il centro per rifugiati di heidenaula merkel visita il centro per rifugiati di heidenau

Uno dei redattori della Bild esplode in una risata quando gli chiedo se il giornale sia stato sedotto da non so quale fata turchina. È come se fosse ritornata la Germania antica della fiaba in famiglia, con le ondine che chiacchierano dal fiume con le lavandaie. Adesso quelle ondine ricomparse chiedono ad Angela Merkel di accogliere i profughi. Di dar loro asilo e una speranza di vita.

 

La fiaba riprende, mentre tanti altri europei girano le spalle, o accettano con diffidenza, riluttanti, quel dovere civile. Col pretesto che, non essendo cristiani ma musulmani, i migranti, i rifugiati, «inquineranno la civiltà europea». La cancelliera ha reagito con fermezza a questa preoccupazione dell’ungherese Orbán. E in ogni suo intervento, da quando ha impresso una svolta dignitosa alla crisi non perde occasione per ricordare i principi di solidarietà alla base dell’Unione europea.

 

È stato uno scatto. In apparenza una decisione improvvisa, dettata dall’indignazione di fronte ai settanta morti nel camion frigorifero sulla strada austriaca, e le tante altre tragiche immagini sul Mediterraneo o nei Balcani, in particolare quella del bambino morto e abbandonato, come un pesce senza vita gettato sulla spiaggia. Questi fatti hanno provocato la svolta. Fino allora l’esodo di milioni di profughi era visto come il fastidioso rigurgito di un dramma mediorientale, cronico e lontano.

la merkel  visita  il centro per rifugiati di heidenaula merkel visita il centro per rifugiati di heidenau

 

Mentre i paesi più esposti, quelli d’approdo, come l’Italia e la Grecia, si prodigavano inascoltati nei salvataggi d’emergenza in mare, ma senza creare un’organizzazione adeguata a terra, il resto dell’Unione era soprattutto infastidito. Angela Merkel ha dato la giusta dimensione alla tragedia e ha presentato il suo paese come il garante di quello spirito che dovrebbe avere unito ventotto paesi del Vecchio Continente.

 

È come se la Repubblica federale avesse cambiato di campo. I paesi dell’Est europeo solidali con lei nell’intransigenza con la Grecia indebitata, e al suo fianco nei momenti cruciali della crisi tra l’Ucraina e la Russia di Putin, non si sono più sentiti difesi da Berlino, e hanno considerato una minaccia ai loro interessi la passione con cui la cancelliera ha infine affrontato la crisi dei profughi. Loro non li gradiscono, non li vogliono.

MIGRANTI 1MIGRANTI 1

 

Né a Budapest, né a Praga, né a Bratislava, né a Riga,né a Vilnius. Madrid arriccia il naso. Parigi, sensibile per tradizione ai dibattiti di idee e ai drammi che ne derivano, non sembra tanto appassionata. I paesi di prima linea del Sud, inquisiti per i loro debiti, si sono trovati a fianco di Angela Merkel. La nuova divisione è più gravida di conseguenze. La spaccatura avviene sui principi essenziali dell’ Unione. Quel che è in gioco è la sua anima. Vale a dire la volontà di difendere la sua stessa ragion d’essere.

 

i bagagli dei migranti riportati sulla spiaggia di bodrumi bagagli dei migranti riportati sulla spiaggia di bodrum

L’espressione «riscatto» è appena affiorata, di sfuggita, nei colloqui avuti in questi giorni berlinesi. Ma credo che quella sia la parola chiave per indicare l’atteggiamento personale di Angela Merkel e del paese che governa da dieci anni. Un atteggiamento che ci appare nuovo e a prima vista sorprendente. L’impronta tedesca sull’Europa era fino a ieri schiettamente economica. La Germania era in sostanza la guardiana della moneta unica, derivata dal marco tedesco dato in pegno all’Unione al momento dell’unificazione. Una Repubblica federale risaldata e potente poteva prendere il largo.

 

cadaveri di migranti trovati in un camion in austria  7cadaveri di migranti trovati in un camion in austria 7

Meglio imbrigliarla. L’euro era un ancoraggio che la Francia di François Mitterrand ha voluto e che la Germania di Helmut Kohl ha accettato, dando la prova dell’ europeismo tedesco. Ma la moneta unica ha creato col tempo una dipendenza dei paesi dell’eurozona rispetto alla Germania. Con tutte le irritanti conseguenze che la crisi ha messo in evidenza. L’obbligo dell’ austerità, del rigore, l’inevitabile arroganza di Berlino, l’impopolarità della cancelliera. Dando all’azione umanitaria, al principio della solidarietà la priorità assoluta, e mettendosi in prima fila, Angela Merkel ha cambiato il volto del suo paese.

 

migranti al confine con l ungheria  7migranti al confine con l ungheria 7

Sull’altare dell’opulenta Repubblica federale non c’è più la moneta unica, ma la morale. E per difenderla la Germania mette a disposizione la sua ricchezza e la sua organizzazione. Il paese quasi disarmato usa la sua potenza economica come un’arma pacifica al servizio della solidarietà e dei diritti civili universali. Questa Germania, per i suoi cultori, sta o ritorna in un nobile spazio: quello tra l’idealismo e il risveglio delle coscienze di Friedrich Hölderlin e la severità di Heinrich Heine.

 

La vita giovanile col padre pastore protestante in una comunità di handicappati nella Germania comunista dell’Est è stata un’esperienza che ha senz’altro dato una sensibilità particolare ad Angela Merkel. Le immagini tragiche dei rifugiati lasciati morire su una strada austriaca, degli annegati nel Mediterraneo, del bambino morto abbandonato sulla spiaggia, hanno suscitato in lei uno sdegno autentico.

 

L’affrettato intervento quando la crisi imperversava da tempo deve essere stato deciso anche in seguito all’occasione presentatasi, appunto, di potersi riscattare. E il riscatto consiste nel cancellare l’immagine della Germania arcigna, sul piano economico, con sullo sfondo, ormai lontano ma incancellabile, un terribile capitolo della Storia.

migranti al confine con l ungheria  5migranti al confine con l ungheria 5

 

Non manca un aspetto elettorale: appena Sigmar Gabriel, presidente socialdemocratico e vice cancelliere, ha visitato il campo profughi di Heidenau, dove si muovono con tracotanza gruppi neonazisti, la cancelliera ha subito imitato quello che sarà forse il suo avversario nel 2017.

 

È andata a Heidenau, non ha degnato di uno sguardo i neonazisti, e ha guadagnato popolarità, perché, almeno per ora, essere in favore dei rifugiati fa guadagnare elettori. Il populismo anti immigrati non imperversa in Germania. È cosi che in pochi giorni Angela Merkel ha riproposto l’impronta umanitaria smarrita da una parte d’Europa unita dall’economia ma ma non dalla morale.

 

 

5. LA FOTO-SHOCK DEL BIMBO PIEGA ANCHE CAMERON “ACCOGLIEREMO I RIFUGIATI”

Enrico Franceschini “la Repubblica

heidenau scontri contro immigrati  9heidenau scontri contro immigrati 9

 

Era sembrato il più restio fra i leader europei a farsi influenzare dalle immagini che hanno sconvolto il mondo: «Non cambia niente, la soluzione non è accogliere più immigrati», aveva detto David Cameron. Ma ieri, sommerso di accuse e proteste per l’atteggiamento del suo governo, il primo ministro britannico ha cambiato tono: «Sono profondamente commosso dalla morte di Aylan», ha detto.

 

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«Sono un padre profondamente scosso», ha aggiunto, forse alludendo alla propria sensibilità di fronte a una tragedia simile, avendo perso un bambino anche lui, uno dei suoi figli, quando aveva pochi anni di vita, per una grave malattia. E infine ha promesso che il Regno Unito si assumerà la «responsabilità morale» davanti alla crisi dei migranti. Qualche ora dopo Downing street ha reso noto che la Gran Bretagna accoglierà «migliaia di rifugiati» in più rispetto a quanto ha fatto fino ad ora: un repentino cambio di politica. Intanto le autorità turche hanno arrestato quattro presunti scafisti per la morte del bambino e per le altre vittime dell’affondamento di due barche: sono tutti siriani fra i 30 e i 40 anni, accusati di plurimo omicidio e “traffico di esseri umani”.

heidenau scontri contro immigrati  4heidenau scontri contro immigrati 4

 

Su Cameron e sul suo governo sono arrivate aspre critiche sia da tutti i maggiori giornali, inclusa la stampa filo-conservatrice, sia dall’opposizione laburista, sia da un gruppo di deputati Tories.

 

L’appello più emozionale è giunto dalla premier scozzese Nicola Sturgeon: «La scongiuro, mister Cameron, faccia qualcosa dopo quello che è accaduto». Ed è proprio questo il punto, come ha sottolineato ieri anche il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi: «Le immagini che vediamo stringono il cuore e strapazzano l’anima. Lo dico da padre prima che da premier. L’Europa non può perdere la faccia. Ma non basta commuoversi, bisogna muoversi».

il primo ministro inglese david cameronil primo ministro inglese david cameron

 

E un implicito “j’accuse” all’Europa arriva dal leader del paese in cui si è consumata la tragedia di Aylan: «I paesi europei che hanno trasformato il Mediterraneo, culla di una delle civiltà più antiche del mondo, in una tomba», ha dichiarato il presidente turco Recep Erdogan, «hanno una parte di colpa nella morte di ogni singolo rifugiato».

 

 

 

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