“ABBIAMO CHIESTO TROPPO AL POPOLO GRECO” – L’EX PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO DIJSSELBLOEM SI COSPARGE IL CAPO DI CENERE E AMMETTE CHE LA TROIKA HA ESAGERATO, MA POI NON RESISTE: “LE RIFORME SONO GIÀ ABBASTANZA DIFFICILI DA REALIZZARE IN UNA SOCIETÀ CON UN GOVERNO BEN FUNZIONANTE, MA OVVIAMENTE NON ERA IL CASO DELLA GRECIA” – DIJSSELBLOEM SI È RITIRATO DALLA POLITICA DOPO LA TRANVATA ALLE ELEZIONI

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Vittorio Da Rold per www.ilsole24ore.com

 

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«I Paesi della zona euro hanno chiesto troppo al popolo greco in cambio del salvataggio». I L'ammissione arriva dall'ex capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il seguace più intransigente del verbo di austerità dell'ex ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, in un'intervista rilasciata alla televisione olandese.

 

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«Sulle riforme, abbiamo chiesto molto, troppo, al popolo greco», ha affermato Dijsselbloem al programma di attualità Nieuwsuur in un momento di sincerità e prendendo in contropiede tutti i presenti in studio visto che era stato sempre considerato un “falco” e un acerrimo nemico di Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle Finanze greco poi costretto alle dimissioni su pressioni proprio dell'Euro-gruppo.

 

Il premier greco Alexis Tsipras aveva fatto nel luglio 2015 la koloutumba, la capriola in greco, e aveva abbandonato Varoufakis e la sua politica di minacce di uscita dall'euro sostituendolo con il più pacato e pragmatico Euclide Tsakalotos.

 

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«Le riforme sono già abbastanza difficili da realizzare in una società con un governo ben funzionante, ma ovviamente non era il caso della Grecia». Anche l'Fmi aveva a sua tempo fatto ammenda di aver sbagliato i calcoli del cosiddetto moltiplicatore e di aver sottovalutato gli effetti regressivi dei tagli fiscali e dell'austerità sulla crescita e sul reddito delle persone, pensionati e dipendenti in particolare.

 

La Grecia è emersa dal più grande piano di salvataggio della storia economica moderna il 20 agosto, dopo aver ricevuto 288 miliardi di euro in aiuti finanziari dal 2010, con l'Unione europea come maggiore finanziatore e un debito che ancora viaggia al 180% del Pil.

 

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Durante la crisi iniziata nel 2010, l'economia greca si è ridotta di un quarto, spingendo un terzo della popolazione in povertà e costringendo circa 500mila persone, in maggioranza giovani istruiti, a trasferirsi all'estero.

 

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«La Grecia non è ovviamente una storia di successo», ha ammesso Dijsselbloem distanziandosi così dal main stream che vede Atene fuori dalla crisi. «La loro crisi è stata così profonda, che non puoi certo definirlo un successo».

 

Il commissario europeo Pierre Moscovici aveva invece parlato di fine di un periodo di emergenza e di ritorno a una Grecia capace di stare in piedi con le proprie gambe

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Dijsselbloem ha presieduto l'Eurogruppo dei ministri delle finanze della zona euro dal 2013 fino all'inizio del 2018 e ha condotto decine di lunghe riunioni di emergenza durante le quali si sono svolti i salvataggi per la Grecia, Cipro e il settore bancario spagnolo spesso con decisioni molto controverse come il controllo finanziario dei conti correnti a Cipro, poi replicato anche in Grecia.

 

L'uomo politico olandese ha lasciato la politica nazionale dopo che il suo partito laburista è stato pesantemente sconfitto alle elezioni l'anno scorso, ed è pronto a pubblicare un libro sul tempo passato come capo dell'Eurogruppo. Dijsselbloem aveva provocato molto clamore quando in una precedente intervista aveva accusato i popoli del Sud Europa di sperperare i soldi in alcool e donne. Oggi si è finalmente ricreduto.

 

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