giorgetti mattarella

“NO ALL’ANTIMAFIA DELLE BANCHE” - ECCO LA STRATEGIA DELLA LEGA PER FERMARE L’ASSALTO DEL M5S ALLA COMMISSIONE D' INCHIESTA SUL SETTORE CREDITIZIO – IL SOTTOSEGRETARIO GIORGETTI IN LINEA CON I RICHIAMI DI MATTARELLA RICORDA CHE “LE BANCHE SI FANNO CARICO DI ACQUISTARE UNA PARTE CONSISTENTE DEL DEBITO PUBBLICO” – CASINI: "LE BANCHE NON SONO UN FENOMENO CRIMINALE"

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

GIANLUIGI PARAGONE

 

La durata della commissione e i suoi poteri, ecco cosa colpì il Colle appena analizzò la legge: «Riguarda le banche ma sembra l' Antimafia».

Non dev' essere perciò una semplice coincidenza se ieri l' ex presidente della Camera Casini ha usato lo stesso paragone: «Sarebbe inaccettabile se la commissione d' inchiesta sul settore creditizio si trasformasse in una sorta di Antimafia delle banche, perché le banche non sono un fenomeno criminale». Ma il sospetto resta, malgrado le rassicurazioni offerte dai grillini, che attendevano da tempo la firma del capo dello Stato sul «loro» provvedimento.

 

Per una volta le valutazioni pubbliche di Casini - che accomunano tutte le forze di opposizione - collimano con quelle riservate espresse dai dirigenti della Lega, preoccupati che il Parlamento si trasformi in una «tribuna per comizi» su un tema così delicato. E con il rischio che si scardini il sistema.

 

GIANLUIGI PARAGONE RENZI BOSCHI

Su questa tesi Giorgetti c' è da tempo. Aveva già avuto modo di spiegarlo a Salvini, ricordandogli peraltro che «le banche si fanno carico di acquistare una parte consistente del debito pubblico», e nell' attuale contesto economico «lo sforzo che dovranno sostenere sarà maggiore»: non si può chiedere sostegno a chi viene messo nel mirino. Il sottosegretario alla Presidenza è in linea con i richiami di Mattarella, che non a caso ha voluto accompagnare la promulgazione della legge con una lettera sui limiti a cui dovrà attenersi la commissione: non l' aveva fatto la volta precedente. E secondo Casini c' erano persino «gli estremi per rimandare indietro la legge, ma il presidente della Repubblica ha preferito un atteggiamento soft».

GIORGETTI MATTARELLA

 

In ogni caso il Quirinale ha chiesto e ottenuto garanzie dai presidenti delle Camere: tanto la Casellati quanto Fico hanno assicurato che useranno le loro prerogative «per vigilare sull' azione della Bicamerale». E si adopereranno nei limiti delle loro competenze per esortare il Parlamento a scegliere «una figura dal profilo autorevole» per la presidenza della commissione. Da quella scelta si capirà l' impostazione che i grillini intenderanno dare al lavoro istituzionale, e su questo Salvini vorrà chiarirsi con Di Maio. Ma giusto per prevenire qualsiasi tentazione, gli uomini del ministro dell' Interno hanno approntato delle contromisure, perché - come dice un rappresentante del governo - «non intendiamo consentire ai Cinquestelle di dare spettacolo con la loro demagogia sulle banche durante la campagna elettorale per le Europee».

 

di maio

L' obiettivo del Carroccio è fare in modo che la commissione apra i suoi lavori solo dopo la chiusura delle urne, così da non ridurre il Parlamento a una gabbia da talk show. A pensar male si farà anche peccato, ma andreottianamente i leghisti (e non solo loro) ragionano sul fatto che il Movimento potrebbe adoperare la commissione per rendere di nuovo fertile l' humus nel quale è cresciuto, e usare la protesta contro il sistema per rivitalizzarsi in una fase di estrema debolezza: «Così andrebbero a caccia del consenso ai nostri danni».

 

È la particolarità dell' alleanza giallo-verde: ogni provvedimento giova a un partito a detrimento dell' altro. Certo, anche Salvini cerca di sfruttare la commissione, per quanto il suo approccio sia più sfumato rispetto a Di Maio: ma il dibattito è utile a distogliere l' attenzione dal ritardo del governo sul decreto che dovrebbe rimborsare i risparmiatori truffati. E poi, in fondo, non è una novità usare le banche per tentare di rilanciarsi politicamente: nella scorsa legislatura fu la strada che provò Renzi. Il copione sembra riproporsi, con un limite: la Lega non vuole che la commissione si trasformi in una «Antimafia delle banche».

GIANLUIGI PARAGONE RENZI BOSCHIpierferdinando casini col fratello federico

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?