1. “E’ UNO SPETTACOLO DEMENZIALE. UNA COSA INAUDITA, MAI VISTA. C'È SOLO DA SPERARE CHE SALVINI E DI MAIO NON FACCIANO QUELLO CHE HANNO PROMESSO, PERCHÉ I DANNI PER IL PAESE SAREBBERO GRANDI. PER GOVERNARE IL PAESE CI VUOLE GENTE SERIA, NON I DILETTANTI”
2. MASSIMO CACCIARI RANDELLA I “DIOSCURI” E S’AGGRAPPA AL COLLE: “DOVE VOGLIONO ANDARE. SE SARANNO IN GRADO DI METTERE IN CAMPO POLITICHE TALI DA METTERE A RISCHIO LA NOSTRA STABILITÀ FINANZIARIA. PER FORTUNA C'È MATTARELLA, E NON SOLO LUI...”
3. DAL NOBEL DI GRILLO A ROCCO CASALINO L'ANTICO VIZIO M5S DI TAROCCARE LE CARTE

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1 - "CONTE? UN SIGNORE MAI VISTO IL PROBLEMA NON È IL CURRICULUM MA AVERE UN PRIMO MINISTRO TERZO"

Alberto Vitucci per “la Stampa”

 

MASSIMO CACCIARI MASSIMO CACCIARI

«Spettacolo demenziale. Una cosa inaudita, mai vista. C' è solo da sperare che Salvini e Di Maio non facciano quello che hanno promesso, perché i danni per il Paese sarebbero grandi. Vediamo se Mattarella potrà incidere sulla squadra dei ministri. Per governare il Paese ci vuole gente seria, non i dilettanti».

 

Il filosofo Massimo Cacciari commenta così il quadro politico che per la prima volta vedrà al governo insieme Lega e Cinque Stelle. Un «contratto» che prevede la scelta di un premier terzo, al momento il professor Giuseppe Conte. «Questa è la cosa più comica», attacca l' ex sindaco di Venezia, «per due partiti che hanno sempre combattuto i governi tecnici e i premier non eletti dal popolo».

 

SALVINI DI MAIO SALVINI DI MAIO

Questa operazione secondo lei non sta in piedi?

«Ma è evidente! Ci propongono come premier un signore che non abbiamo mai visto. Con un contratto demagogico, messo insieme così..., mancante di senso del pudore».

 

Dunque il suo giudizio è negativo.

«Il giudizio negativo è scontato. Ma adesso dobbiamo guardare a quello che succederà. Dove vogliono andare. Se saranno in grado di mettere in campo politiche tali da mettere a rischio la nostra stabilità finanziaria. Molte cose che hanno promesso sono irrealizzabili. Per fortuna c' è Mattarella, e non solo lui».

 

SALVINI DI MAIO SALVINI DI MAIO

I ministri li scelgono Lega e Cinque Stelle.

«Vediamo. Per dare un giudizio definitivo dobbiamo aspettare la nomina della squadra. Così capiremo il ruolo di Mattarella. E quanta forza ha il presidente nell' orientare i due ragazzi. Finora è stata una cosa davvero ridicola».

 

Però si va avanti.

«Per forza! Opposizioni credibili non ce ne sono. Da un lato un partito, il Pd, in stato ormai comatoso. Dall' altra Berlusconi... Vedete voi».

 

Quindi cosa dobbiamo attenderci?

«Dobbiamo disperatamente sperare che non facciano niente, che si accontentino di comunicare ai loro elettori qualche cosa marginale tipo gli 80 euro di Renzi. I nodi verranno al pettine presto. I 5S hanno promesso lo stop a molte grandi opere, in qualche caso ci sono anche penali da pagare. Questo è un nodo vero, Difficilmente risolvibile. Qui Lega e Cinque Stelle sono in rotta di collisione totale».

SALVINI DI MAIO PROVA COSTUME SALVINI DI MAIO PROVA COSTUME

 

C'è anche l' immigrazione.

«Se attueranno sull' immigrazione una politica di estrema destra perderanno valanghe di voti. Poi c' è anche il tema dell'Europa».

 

Di uscire dall' Europa non si parla più.

«Se saranno ragionevoli dovranno affrontare il nostro rapporto con l' Europa in termini di compatibilità. Finché parli in campagna elettorale è un conto. Ma non sei solo».

 

Si profila un grande partito populista alla Le Pen?

«No, assolutamente. I Cinquestelle non c' entrano niente con Le Pen. E la Lega da sola non ci va. Salvini ha rotto con Berlusconi alla vigilia di una stagione che poteva vederlo come leader incontrastato del centrodestra. Questa alleanza gli è costata intanto la leadership del centrodestra».

GIUSEPPE CONTE GIUSEPPE CONTE

 

Perché il quadro si modifichi ci dovrebbe essere la rinascita delle opposizioni a cominciare dal Pd.

«Ma questo ancora non si vede. Il Pd sta dando anche dopo la sconfitta elettorale uno spettacolo indecente. Hanno rinviato ogni discussione sui temi, parlano di chi sarà il reggente. Non si può».

 

Spuntano polemiche sul curriculum di Conte e gli studi all' estero.

«Ma quello lo fanno in tanti dicono di avere studiato nelle università americane chissà. Il problema è un altro: è un metodo incredibile. Mai visto prima. Speriamo bene».

 

2 - DAL NOBEL DI GRILLO A CASALINO L'ANTICO VIZIO DI TAROCCARE LE CARTE

Pasquale Napolitano per “il Giornale”

 

rocco casalino 2 rocco casalino 2

Il professore Giuseppe Conte, premier scelto (e quasi trombato) per il governo M5s-Lega, è in ottima compagnia: tra i grillini il vizietto di taroccare i curricula appare una pratica abbastanza diffusa. È bastato un mese di frequentazioni con il mondo grillino a Conte, per imitare le gesta di un maestro della patacca: Rocco Casalino. Il caso più recente di curriculum «gonfiato» riguarda il responsabile comunicazione del M5s: l' ex concorrente del Gf vantava un master in Business administration alla Shenandoah University.

 

roberto fico prima dell auto blu roberto fico prima dell auto blu

Ma l' ateneo, su segnalazione di un imprenditore toscano, aveva smentito Casalino: «Nessun studente con quel nome e quel cognome ha frequentato la Shenandoah University e ha conseguito alcun titolo nell' anno indicato». Davanti all' imbarazzo, il comunicatore grillino si era difeso, sollevando, addirittura, il sospetto di una violazione dei dati personali. Risultato? Il master è sparito dal curriculum di Casalino. Ovviamente, dopo gli articoli della stampa. Il caso dell' ex gieffino è molto simile a quello di Conte.

 

Appena eletto alla guida di Montecitorio, si scoprirà invece che Roberto Fico, tra un gazebo e un vaffa day, ha conseguito un master in Knowledge management organizzato «dai politecnici di Palermo, Napoli e Milano». Il titolo sarà inserito sia nel curriculum di Fico, pubblicato su Rousseau, che nella biografia ufficiale.

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO

 

Ma c'è una stranezza, che subito rimbalzerà agli occhi di uno docente, Alfonso Fuggetta, del Politecnico di Milano: non esistono né un Politecnico di Napoli né un Politecnico di Palermo. Ed infine l' ufficio stampa del Politecnico di Milano chiarirà di non aver mai erogato un master in Knowledge management.

 

Ma i maestri della patacca hanno numerosi allievi nel M5s. C' è il caso di Emanuela Del Re, designata in campagna elettorale da M5s come ministro degli Esteri in caso di vittoria alle elezioni: l' aspirante ministro non avrebbe conseguito il dottorato di ricerca all' Istituto universitario europeo (Iue) di Fiesole che aveva inserito nel suo curriculum.

 

marta grande marta grande

E fece scalpore anche il caso di Marta Grande che all' epoca della campagna elettorale per le politiche del 2013, all' epoca venticinquenne, vantava una laurea conseguita in Lingue e commercio internazionale in Alabama, con master in Cina. Niente male per una debuttante della politica di 25 anni, che sarà poi eletta (e ricandidata con successo anche alle ultime politiche) nonostante il bel curriculum, sottoposto a vaglio, si rivelasse un po' gonfiato. Secondo i critici, la laurea americana era in realtà un corso di 63 ore e il master in Cina un soggiorno di studio a Pechino.

roberto fico prima dell auto blu roberto fico prima dell auto blu

 

Andando indietro negli anni, i sospetti, stavolta direttamente dei militanti grillini, sono ricaduti Giulia Moi, europarlamentare del M5s, che avrebbe partecipato a un ricerca scientifica su una molecola vegetale che combatte la leucemia. La deputata grillina ha respinto le accuse, difendendo il proprio lavoro.

 

In tema di misteri professionali, c'è la storia di Alessia D' Alessandro, candidata, non eletta, dal M5s nel collegio di Agropoli, in Campania, alle Politiche: presentata come un' economista consulente della Merkel si scoprirà che avrà incrociato una sola volta nella sua vita la cancelleria.

JOSEPH STIGLITZ JOSEPH STIGLITZ

 

Del resto chi, nel Movimento, potrebbe condannare i parlamentari pallonari quando lo stesso Beppe Grillo incappò in uno scivolone quando fece sapere che il programma economico M5s era stato scritto dal Nobel Joseph Stiglitz. Il Giornale lo beccò in castagna e il comico fu costretto a ridimensionare di molto la collaborazione. Lo stesso economista di fama mondiale chiese di essere lasciato fuori dalla campagna elettorale.

 

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